BECELLI, Giulio Cesare
Nato a Verona nel 1686, fu prima gesuita, e poi padre di famiglia; visse miseramente, facendo il tipografo e insegnando. Riavuti nel 1740 i beni che gli erano stati confiscati, poté tranquillamente coltivare gli studî sino alla morte (1750). Critico innovatore nel trattato Della novella poesia, cioè del vero genere e particolari bellezze della poesia italiana (Verona 1732), che occupa un luogo notabile nella storia del preromanticismo, come quello che scopre una letteratura italiana autonoma dalla greca e dalla latina, e nell'Esame della retorica antica ed uso della moderna (Verona 1735-39), finisce con l'anticipare il più rigido purismo cesariano nei cinque dialoghi Se oggidì scrivendo si debba usare la lingua italiana del buon secolo (Verona 1737), sostenendo che fuor del Trecento non c'è salute! Versatile ingegno, scrisse opuscoli in italiano e in latino, tradusse dai classici latini e, dal latino, senza ignorare il greco, le Storie di Erodoto; tradusse dall'inglese gli Aforismi del Locke sull'educazione, trattando anche dell'educazione della donna, dal Locke omessa. Autore d'un languido poema giocoso di dodici canti in ottava rima, Il Gonnella (Verona 1739), il Becelli coltivò anche il teatro; e, oltre una misera tragedia, Oreste vendicatore (1728), scrisse, dopo il '40, sette commedie in versi, prediligendo come soggetto la vita, le vicende, le dispute dei letterati: citiamo Li falsi letterati, satira di giornalisti, di polemisti, di eruditi; Li poeti comici, in cui il B. espone le sue teorie comiche, non dissimili da quelle del suo maestro e amico S. Maffei, che voleva il teatro purificato dalle oscene farse; L'Ariostista e il Tassista, nella cui prefazione il B. confessa d'essersi proposto l'imitazione d'Aristofane.
Bibl.: N. Tommaseo, in De Tipaldo, Biografia d. illustri ital. d. sec. XVIII, VII, p. 481; E. Bertana, Un precursore del romanticismo, in Giornale stor. d. letter. italiana, XXVI (1895), p. 114; G. Gagliardi, Un commediografo veronese del secolo XVIII, in Ateneo Veneto, 1902; G. Toffanin, L'eredità d. Rinascim. in Arcadia, Bologna s. a., cap. xiii.