CASSERI (Casserio), Giulio Cesare
Nacque probabilmente nel 1552 (ma la data è controversa) a Piacenza, da cui gli venne il soprannome di Giulio Piacentino, o semplicemente dottor Piasentino (Piasentin, Placentinus).
Suo padre Luca e sua madre Margherita erano assai poveri, per cui il C. trascorse l'infanzia in grandi angustie insieme con tre fratelli, Teodoro (divenuto poi mercante di panni), Girardo e Cesare, morti in giovane età. Mortogli il padre (la madre invece sopravvisse allo stesso C.), egli si recò a Padova per studiare medicina. probabilmente al servizio di qualche ricco studente piacentino, date le sue precarie condizioni economiche. Qui entrò, in qualità di "cliens et domesticus famulus", alle dipendenze di G. Fabrici d'Acquapendente, anatomista già di gran fama, che si serviva di lui per la dissezione dei cadaveri da mostrare agli studenti nel teatro anatomico. Appresi così gli elementi dell'anatomia, il C. poté compiere in breve tempo tali progressi da sembrare voler eguagliare il maestro. Laureatosi nel 1580, dopo aver studiato anche sotto G. Mercuriali, concorse nel 1584 al posto di chirurgo presso l'ospedale di S. Francesco, ma gli venne preferito un certo Tiberio Bolognese. I suoi rapporti col Fabrici si fecero difficili, soprattutto nel 1598, quando non poté più far parte delle commissioni esaminatrici per i diplomi in chirurgia, al posto del Fabrici stesso. Ma il C. prese ad esercitare in privato la professione chirurgica, specializzandosi nella cura di ferite e piaghe; raggiunse così una posizione economica abbastanza sicura e chiamò presso di sé la madre e il fratello Teodoro.
L'indipendenza economica gli permise di approfondire i suoi studi anatomici, anche attraverso lezioni private e dissezioni, almeno fino al 1586, quando esse vennero proibite. Sentendo la necessità di veder illustrate le sue indagini, si rivolse nel 1593 al pittore tedesco Joseph Murer per i disegni relativi. Ma il successo e l'abilità del C. parevano dar ombra al Fabrici; sotto la rivalità, che si protrasse per lungo tempo, tra i due anatomici, si può intravedere il contrasto, allora assai vivo, tra insegnamento pubblico e privato. Quando nel 1595 il Fabrici non poté continuare le lezioni anatomiche per motivi di salute, il C. fu invitato a tenerle su sollecitazione degli studenti, e pare con un certo successo, se il vecchio Fabrici si affrettò a riprendere le sue lezioni. Ma gli studenti, soprattutto i tedeschi, erano tutti per il giovane anatomista, al quale procuravano in buon numero i cadaveri da sezionare, difficilmente reperibili, per le lezioni pubbliche. Egli raccolse allora molti dati, confluiti poi nelle sue opere, praticando anche anatomia comparata. Il livore del Fabrici, che aveva fatto nuovamente proibire le dissezioni private fino al 1604, aumentò nel 1600quando, contemporaneamente al suo De visione, voce, auditu, fu pubblicato De vocis auditusque organis historia anatomica del Casseri. Entrambe le opere sono divise in tre parti - la prima anatomica, la seconda fisiologica, la terza filosofica - ma si ritiene che quella del C. superi in valore quella del Fabrici; questi afferma, ad esempio, d'aver scoperto nel 1599 il muscolo rilassatore del timpano, già noto al C. da almeno sei anni. Mentre il C. menziona sempre i precedenti scopritori, Fabrici non li ricorda mai. Anche per la pubblicazione di un nuovo atlante anatomico, che sostituisse il trattato ormai superato del Mondino, i due anatomici si trovarono in concorrenza. Il C. fece eseguire al Murer e a Edoardo Fialetti le tavole necessarie, incise dal veneto Francesco Vallesi. Ma nonostante le sollecitazioni di T. M. Turquet, professore di anatomia a Parigi, che il C. aveva conosciuto a Padova, l'opera uscì postuma (come del resto quella del Fabrici) per l'opposizione della nazione germanica, che non voleva indispettire maggiormente il Fabrici. Quando nel 1603questi non poté più tenere neppure quelle poche lezioni pubbliche fatte gli anni precedenti, esse furono abolite per l'opposizione del titolare alla candidatura del C., che continuò tuttavia fino al 1608le sue lezioni private.Nel 1607 gli morì l'amato fratello Teodoro; aveva nel frattempo avuto una figlia naturale, Margherita, della cui educazione si occupò lungamente e a cui avrebbe voluto lasciare la sua eredità, divenuta cospicua per le ingenti ricchezze accumulate con la professione medica; quando ella si sposò nel 1608 con un discepolo del C., i coniugi andarono ad abitare con lui.
Nel 1609 i riformatori dello Studio padovano separarono l'insegnamento della chirurgia da quello dell'anatomia, lasciando il secondo a Fabrici e nominando il C. per il primo, destinandolo in questo modo alla successione. Ma anche dopo la rinuncia définitiva del Fabrici all'insegnamento, nel 1613, il C. continuò a compiere dissezioni privatamente o in un teatro fatto costruire a sue spese nel palazzo del capitanio. Per rendere più facile il reperimento dei cadaveri, egli rimise in vigore l'uso di seppellirli onorevolmente dopo le dissezioni. Troppo affezionato alla sua città di adozione, che gli tributava onori e riconoscimenti (fu creato anche cavaliere di S. Marco), rifiutò le vantaggiose offerte del duca di Savoia e di quello di Parma perché si trasferisse presso le loro università. Nell'anno 1614-15 tenne ancora un corso di anatomia, ma le dissezioni furono poche per mancanza di cadaveri; non poté. condurre a termine l'incarico di chirurgia (affidatogli fino al 1622 con l'aumento di 300 fiorini l'anno) perché ai primi di marzo del 1616 si ammalò gravemente e morì l'8 marzo.
Negli ultimi tempi, oltre che dell'insegnamento, si era occupato anche di questioni attinenti la vita della facoltà (ad es. del privilegio del dottorato in privato per la nazione germanica). Proprio poco prima di morire aveva insegnato per la prima volta nel teatro anatomico dell'università, occupandosi delle vene, dei muscoli, delle, ossa ecc. Avrebbe desiderato essere sepolto nella basilica del Santo, ma non essendo stato accolto questo suo desiderio, venne inumato senza alcuna pompa nella chiesa degli eremitani.
Giudicate variamente dai critici, le opere del C. furono per lo più misconosciute, nonostante le aperte lodi dì Douglass, dello Haller e di Portal, soprattutto per le illustrazioni delle Tabulae e per l'anatomia comparata. Poiché a suo dire tutte le conoscenze umane hanno la loro sede nei sensi, da cui le sensazioni giungono al cervello, anche la sua descrizione anatomica procede dall'esterno all'interno, e si occupa soprattutto degli organi dei sensi. De vocis auditusque organis historia anatomica, Ferrariae 1600-1601(Venetiis 1607, Francofurti 1622), è dedicata al duca di Panna Ranuccio Famese e dovette costare molti anni di studio al C., che si decise a pubblicarla solo per le insistenze di amici ed allievi. Si compone di due trattati. entrambi divisi in tre libri. Nel primo trattato, De laringe vocis organo, il C. studia l'anatomia della laringe (è la parte più interessante) e l'importanza degli organi della fonazione. L'analisi dei muscoli della laringe segna un notevole progresso rispetto agli studi di Vesalio e Fuchs, e in certi casi apre la strada a Morgagni. Numerose tavole confrontano gli organi del suono dell'uomo e di diversi animali, dai mammiferi agli, insetti. Riguardo al suono, il C. afferma nel secondo libro che si tratta di un flusso proveniente dalla materia sonante, con interposizione di aria, acqua e fuoco. La voce si genera nella glottide in seguito all'aria espirata, come insegna il confronto con gli animali e con gli strumenti musicali. Il secondo trattato De auris auditus organi historia anatomica tratta dell'anatomia dell'organo dell'udito, del fenomeno dell'audizione e della funzione dei vari componenti l'organo uditivo. Anche qui il primo libro è arricchito da numerose tavole di anatomia comparata. Tra le novità della trattazione anatomica possiamo ricordare la dimostrazione che i pesci hanno solo l'orecchio interno, la scoperta di alcuni muscoli auricolari estrinseci, il confronto tra l'osso temporale del bambino e dell'adulto, l'osservazione attenta del timpano, dei muscoli, degli ossicini, ecc. Rivestono minor interesse in quest'opera le parti (libro Il del primo trattato e libro II e III del secondo) in cui il C. tratta di fisica del suono, aderendo alle sconsiderate teorie fisiche dell'epoca, intrise di considerazioni filosofiche, e, in definitiva, confessando come per lui il suono restasse sempre un fenomeno poco chiaro, qualcosa come un fluido misterioso. Più interessanti sono invece le osservazioni chirurgiche, come quelle sulla broncheotomia, dal C. detta laringotomia.
Un'altra opera sugli organi dei sensi è Pentestheseion, hoc est de quinque sensibus liber, organorum fabricam, actionem et usum continens, Venetiis 1609 (1627 e Francofurti 1609, 1610, 1612, 1622, 1632). 2 divisa in cinque libri, uno per ciascuno dei sensi (ma il IV libro è una ristampa del De vocis auditusque organis historia). Il tatto è considerato il senso fondamentale, da cui derivano gli altri, perché la pelle è una membrana di struttura differente, onde viene privilegiata quella teoria sensoriale cui s'è accennato. Vi si trovano riferimenti alla fisica aristotelica, ma il C. sa staccarsene quando l'esperienza gli dimostra qualche palese contraddizione. Non mancano affermazioni poi smentite dagli studi successivi, come quella che la mucosa nasale sia la continuazione della dura madre encefalica; comunque la descrizione dello scheletro nasale supera quelle precedenti, e l'illustrazione è sempre precisa e concreta. In appendice vi è un breve trattato sulle lagrime, di scarso rilievo scientifico. Numerose furono le ristampe di questo trattato di estesiologia, considerato a lungo fra i più completi e chiari, anche per le molte tavole che accompagnano il testo.
Indubbiamente il risultato più durevole degli studi del C. sono le Tabulae anatomicae LXXVIII cum supplemento XX tabularum D. Bucretii, Venetiis 1627(Francofurti 1632, Amsterdami 1645;vi sono inoltre due traduzioni tedesche, col, titolo Anatomische Tafeln, Frankfurt 1656 e 1707, considerate pessime). Egli vi si dedicò per tutta la vita: ad esse pensava già nel 1593 e nel 1600erano già quasi tutte pronte, come afferma nell'introduzione a De vocis auditusque organis historia, ma la loro preparazione dovette richiedere ancora diversi anni. In una lettera del 1613 al Senato veneto, cui si rivolge per la nomina alla cattedra di anatomia a Padova, il C. afferma di avere in casa 150 tavole in rame, che lasciò morendo al nipote Luca. Questi le passò ad Adriaan van der Spiegel, noto coi nome di Spigelio e successore del C. alla cattedra di chirurgia a Padova, ma anch'egli morì nel 1625prima di averle potute pubblicare. Il suo discepolo Daniel Rindfleisch, noto con lo pseudonimo di D. Bucretius, pubblicò alcune lezioni dello Spigelio, intitolate De humani corporis fabrica, con le tavole del C. in funzione di atlante anatomico, aggiungendovi però molte sue osservazioni non sempre esatte ed alcune tavole tolte per lo più da Vesalio; comunque è certo che molte tavole sono andate perdute. Dalle tavole pubblicate si può rilevare che il C. conobbe tra i primi con molta precisione i muscoli del dorso, quelli addominali e degli arti superiori, tra cui il muscolo piccolo rotondo e quello perforato detto del Casseri; questi ebbero una perfetta illustrazione, sebbene già noti ad altri anatomisti come Falloppia e Vesalio. Tra i muscoli della mano scoprì per primo quelli lombricali, come tra quelli del piede il capo trasverso del muscolo adduttore dell'alluce. Particolarmente ben fatte appaiono le tavole di splancriologia, quelle relative agli organi genitali (per primo il C. disegnò i muscoli della vescica) e diverse altre, che furono imitate e ricopiate anche all'estero.
Resta ancora da accennare ad altre tavole, pubblicate col titolo Tabulae de formato foetu insieme all'omonimo opuscolo di Spigelio, una prima volta a Padova nel 1626con sole nove tavole, nuovamente nel 1632 e infine ad Amsterdam nel 1645. Queste tavole, alle quali forse se ne dovevano aggiungere altre, offrono chiara illustrazione dell'utero al termine della gestazione, della positura del feto, della placenta e dei vasi relativi, oltre agli organi genitali della neonata, fra cui si rileva la prima rappresentazione dell'imene. Una conoscenza scientifica assai approfondita, un linguaggio semplice ma preciso (da cui emerge la consuetudine con gli scrittori greci e latini), il riconoscimento dei contributi dei predecessori sono le caratteristiche più evidenti dell'opera del C., la cui importanza per la storia dell'anatomia non si può certo giudicare marginale, benché la sua fama sia legata soprattutto alle Tabulae.
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