CURIONI, Giulio
Nacque il 17 maggio 1796, a Milano proprio durante l'assedio del Castello - presso cui abitava la sua famiglia - e al culmine dei movimenti che segnarono il passaggio dalla dominazione austriaca alla Repubblica cisalpina. Il padre Giuseppe, di nobile famiglia oriunda di Asso in Valassina, rimasto vedovo e con quattro figli, si era risposato con Giovanna Venini, anch'essa nobile, e da queste seconde nozze nacquero il C. e altri sette figli.
Terminati gli studi classici nel liceo S. Alessandro in Milano, come tutti i giovani di illustre... casato, fu indotto a compiere gli studi giuridici presso l'università pavese, ove si laureò nel 1815. Fece anche pratica presso il giureconsulto Valesi per due anni. Intanto, ancora studente in legge, seguiva la sua forte inclinazione per le scienze naturali - oltre che per le lingue straniere - frequentando i corsi di noti scienziati come B. Panizza, P. Configliacchi, V. Brugnatelli e Sc. Breislack, che lo stimò, lo ebbe amico e lo portò ad una buona comprensione dei fenomeni geologici. Fu allievo ed amico anche di altri illustri geologi di quel tempo. Del resto già da ragazzo il C., villeggianda ad Asso, seguiva nelle sue escursioni sui monti della Lombardia l'abate C. Amoretti, buon geolgo e naturalista.
Entrato per qualche tempo - benché a malincuore - nella carriera amministrativa presso la delegazione di Como, fu lieto quando, ancor molto giovane, ottenne la nomina di ufficiale aggiunto nell'Ispettorato delle polveri e dei nitri in Milano; questo impiego gli permetteva di compiere escursioni nelle vallate delle Alpi centrali per ricerche di minerali richieste dall'Ispettorato o dal governo. Avendo, ben approfondito. le sue conoscenze in campo metallurgico, egli riuscì, come pochi altri, ad utilizzare le osservazioni geologiche per l'applicazione industriale dei minerali e delle rocce che osservava a fondo e che studiava - uno, dei primi in Europa - secondo nuovi concetti di stratigrafia, di giacitura e di genesi.
Dalle sue pubblicazioni si comprende come egli amasse in.particolare dedicarsi alla ricerca eille possibilità di sfruttamento dei carboni, degli scisti bituminosi, delle rocce da cemento idraulico e dei minerali di ferro; studiò e, scoprì i giacimenti di siderite della Val Camonica, della Val Seriana, della Val di Scalve, della Val Trompia e dei monti che bordano a occidente il lago di Como. Da queste indagini nacque la necessità di uno studio per la modificazione dei forni ad alta fusione del Bergamasco, del Bresciano e del Trentino.
Con l'esperienza di centinaia di escursioni sui monti compresi tra il lago Maggiore e il lago di Garda, egli divenne il miglior conoscitore della geologia delle Alpi lombarde; la sua forte fibra gli permise di continuare le sue predilette osservazioni in montagna fino in tarda età.
Morì a Milano, il 21 sett. 1878.
Durante la sua lunga carriera, divenne membro di numerose società e Accademie. Intensa fu la sua attività in seno all'Istituto lombardo di scienze e lettere, di cui fu a lungo segretario, al Museo civico di Milano e - dopo l'unità d'Italia - in seno al Consiglio superiore delle miniere e del Comitato geologico nazionale; per i suoi meriti, specialmente in campo industriale, fu nominato commendatore dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro e grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia. Di sentimenti patriottici, amico di C. Cattanco, egli partecipò ai moti del 1848.
Uno dei temi preferiti dal C. fu lo studio delle formazioni triassiche lombarde, tema che lo portava a combattere la corrente dominante dei geologi tedeschi e francesi. L. Elia de Beaumont aveva sentenziato che la catena lombarda era costituita, in maggioranza di terreni. del Giurassico, e non più antichi e nessuno osava controbattere tale affermazione. Ma il C., con lunghe e minuziose ricerche, dimostrò che non solo il Triassico esistevain quella regione, ma era ben sviluppato in tutti i suoi piani; portò le prove che appartenevano addirittura a quel periodo le maestose formazioni delle Grigne, del Resegope, della Presolana, dei "calcari di Esino", delle formazioni di Gorno e di Dossena e degli scisti di Perledo e di Besano, così ricchi di fossili da permettere una dettagliata stratigrafia di quel periodo. Egli scoperse nel 1865, in Val Camonica, persino una lente di terreni del ben più antico Carbonifero. Comunque non fu.mai polemico, ma, privo com'era di idee preconcette, fu anzi pronto ad ammettere, le opinioni altrui, qualora ben documentate: lo dimostra anche la stima e l'amicizia che per lui nutrì lo Stoppani, con il quale ebbe parecchie divergenze scientifiche.
Un'altra asserzione del C., all'inizio fonte di amarezze e poi di soddisfazioni, fu quella della presenza di tracce di un grande glacialismo, durante l'Era quaternaria, dalla Valtellina alla pianura padana: argomento aspramente avversato da grandi nomi d'Oltralpe e ammesso poi in tutta la sua imponenza quando il celebre Studer si decise a controllare di persona le osservazioni sul terreno, messe ormai in evidenza non solo dal C., ma da numerosi altri giovani.
L'interesse alle possibilità applicative delle scienze geologiche è presente nella maggior parte della produzione scientifica del C.: questa verte sulla stima quantitativa e sulle possibilità di estrazione - in Lombardia - delle torbe, delle ligniti e degli scisti bituminosi; sulle proprietà e sfruttamento di marmi e di pietre da cemento, con l'indicazione della possibilità di apertura di nuove cave o la ripresa di antiche cave abbandonate; sulla natura delle rocce da cui scaturiscono acque minerali; ma soprattutto splla presenza e potenzialità di giacimenti di siderite e di altri minerali per l'estrazione di ottimo ferro in talune valli lombarde.
Poderosa, esauriente e ancora in parte attuale è la sua opera in due volumi sulla Geologia applicata delle provincie lombarde (Milano 1877), accompagnata da. una carta geologica- dettagliata e ancor utile - da lui rilevata in quarant'anni di faticoso lavoro in montagna. Nei due volumi egli mise in luce tutti gli elementi, utili alle industrie estrattive, senza entrare in., merito alle teorie speculative e astratte allora di moda: così egli fu tacciato, dagli studiosi teorici, di aver ripudiato il concetto dell'attualismo di Lyell e di non aver a sufficienza tenuto conto delle osservazioni di Elia de Beaumont, di L. von Buch, di B. Studer: accuse infondate, perché in uno studio già ponderoso e di carattere spiccatamente pratico non trovano posto le diatribe su disquisizioni puramente scientifiche non ancora consolidate. Utilissima fu invece la minuziosa descrizione dei giacimenti dei minerali metallici, dei. silicati utili, dei combustibili e delle pietre usate nell'edilizia. Ancor più importante è forse il capitolo in cui il C. enumera i giacimenti "che si incontrano sporadicamente nelle rocce, quantunque di nessuna importanza industriale, e ciò allo scopo di dissipare le illusioni in cui cadono molti, vogliosi di dedicarsi alle industrie metallurgiche".
Delle serie di campioni illustrativi delle formazioni geologiche della Lombardia da lui raccolte nel corso degli anni, il C. fece dono al Museo del Comitato geologico di Roma e ad alcuni musei o scuole minerarie della Lombardia.
Opere: Cerini sulla giacitura delle ligniti di Brentonico e sulla miniera di ferro di Besagno, in Il Politecnico, I (1838), pp. 217-225; Antica cava indigena di marmo cipollino nuovamente scoperta e geologicamente illustrata, ibid., II (1839), pp. 97-108; Cenni geologici sui terreni terziari e specialmente su un banco di argilla conchigliacea marina recentemente osservato nella provincia di Bergamo, ibid., pp. 403-431; Di alcuni fatti geologici interessanti le industrie che si osservano presso Menaggio sul Lago di Como, lungo la linea di confine tra le rocce cristalline e le sedimentarie, ibid., III (1840) pp. 497-509; Su la giacitura, l'escavazione ed il trattamento dei minerali di ferro in Lombardia., ibid., V (1842), pp. 401-416; Sui terreni di sedimento inferiore dell'Italia settentrionale, in Mem. d. I. R. Ist. lomb. di sc. e lett., II (1845), pp. 185-209; Cenni sopra un nuovo Saurio fossile dei monti di Perledo sul Lario e sul terreno che lo racchiude, 1 tav., in Giorn. d. I. R. Ist. lomb. di scienze e lett., XVI (1847) pp. 157-170; Buntsandsteinfossilien in den Bergamasker Gebirgen, in Ber. ü. d. Mitt. von Freunden der Naturwiss., VI (1849)., pp. 1-20; Alcune osservazioni fatte sulla distribuzione dei massi erratici in occasione delle inondazioni nella provincia di Brescia nell'ag. 1850, in Giorn. d. I. R. Ist. lomb. di scienze e lett., s. 2, II (1850) pp. 194-206; Esame di un esemplare di torba trovatosi presso Soresina, ibid., V (1853), p. 514; Nota geologica sugli scisti bituminosi di Tignale sul lago di Garda, ibid., VI (1854), pp. 257-263; Sulla successione normale dei diversi membri dei terreno Triassico nellaLombardia, ibid., VII (1855), pp. 204-236, 3tavv.; Come la geologia possa concorrere più direttamente ai progressi delle industrie, ibid., IX (1856), pp. 176-184; Appendice alla memoria sulla successione normale dei diversi membri del terreno Triassico della Lombardia, in Mem. d. I. R. Ist. lombardo di scienze e lett., s. 2, VII (1859), pp. 121-139, 1 tav.; Sulla industria del ferro in Lombardia, Milano 1860; Intorno al bolide caduto nel territorio di Trenzano il 12 novembre 1856: ricerche analitiche, in Atti d. R. Ist. lomb. di scienze e lett., I (1860), pp. 457-464; Osservazioni siti terreni da cui scaturisce la fonte minerale di Pacasuglio in Val Camonica: notizie storiche e topografiche, ibid., II (1860), p. 158; Osservazioni circa i minerali di Lombardia esposti alla mostra italiana a Firenze nel 1861, Milano 1861; Intorno agli scisti bituminosi della Valle di Setarolo, in Atti d. R. Ist. lomb. di scienze e lett., III (1862), pp. 12-14; Sui giacimenti metalliferi bituminosi nei terreni Triasici di Besano, in Mem. d. I. R. Ist. lomb. di scienze e lett., s. 2, IX (1863), pp. 241-268, 3 tavv.; Sui cementi idraulici in Lombardia ed indicazioni di nuovi giacimenti di queste sostanze, in Rend. d. R. Ist. lombardo di scienze e lettere, I (1864)., pp. 325-343; Rapporto sulle calci fabbricate dalla ditta Piccinelli di Scanzo, ibid., II (1865), pp. 216-226; Di alcuni vegetali dell'epoca carbonifera nei monti di Val Camonica, ibid., pp. 214-216; Uber die Stellung der Esinokalke in der Lombardei, in Verhandl. k. k. Geol. R. Anst., XV (1865), pp. 109-112; Sul conglomerato dell'Adda, in Rend. d. R. Ist. lombardo di sc. e lett., s. 2, II (1869), p. 741; Osservazioni geologiche sulla Val Trompia, in Mem. d. R. Istituto lombardo di scienze e lett., s. 3, II (1870), pp. 41-100, 1 tav.; Ricerche geologiche sull'epoca dell'emersione delle rocce sienitiche (tonalite) della catena di monti dell'Adamello nella provincia di Brescia, ibid., s. 3, III (1873), pp. 341-360; Geologia applicata delle provincie lombarde, I-II, Milano 1877; Nota sull'indirizzo del suo lavoro: Geologia applicata delle provincie lombarde, in Rend. d. R. Ist. lomb. di scienze e lett., s. 2, X (1877), pp. 504-515.
Fonti e Bibl.: Necr. in La Perseveranza, Milano, 23 sett. 1878; in Boll. d. R. Comit. geol. it., IX (1878), pp. 436-438; in Rend. d. R. Ist. lomb. di scienze e lett., s. 2, XII (1879), pp. 729-743; Bibl. geol. d'Italia, C.N.R., II, Lombardia, a cura di A. Desio, Napoli 1957, pp. 71-74.