DE MARCHI, Giulio
Nacque a Canneto Pavese (Pavia) il 6 ag. 1890 da Luigi e da Rosa Porro. Iniziati gli studi medi a Pavia, li portò a termine a Padova, ove la sua famiglia si era trasferita nel 1903 in seguito alla nomina del padre a professore ordinario di geografia fisica presso la locale università. Conseguita nell'ateneo padovano la laurea in ingegneria civile nel 1912, il D. entrò nel corpo del genio civile l'anno successivo, in qualità di funzionario dell'ufficio idrografico del magistrato delle Acque di Venezia. Nel 1918 si fece promotore dell'estensione del servizio idrografico a tutto il territorio italiano, preparando una serie di norme sull'istallazione degli idrometri e sulle stazioni per la misura delle portate dei corsi d'acqua. Istituito nel 1920 il Servizio idrografico italiano, ne fu direttore fino al 1931.
Iniziò la carriera universitaria nel 1922, avendo vinto la cattedra di idraulica presso la facoltà di ingegneria dell'università di Pisa e rimase nella città toscana fino al 1928; alla fine dello stesso anno fu chiamato a Milano alla cattedra di idraulica del politecnico, che occupò fino al 1960.
Morì a Milano il 15 marzo 1972.
L'opera del D. si volse al rinnovamento e al progresso dell'idraulica italiana. Tra i suoi meriti ricordiamo quello di aver dato dignità di scienza all'idraulica (che prima di lui risentiva di una carenza di rigore scientifico e di strumenti matematici per la risoluzione dei problemi) e quello di aver associato all'indagine teorica la sperimentazione pratica, grazie alla creazione di una serie di laboratori. Oltre a quello allestito presso l'università di Pisa, che puo essere considerato il primo vero laboratorio italiano, il D., nel periodo milanese, ne istituì presso l'istituto di idraulica del politecnico uno moderno, cui fece seguito il Centro lombardo costruzioni idrauliche (patrocinato dal Consiglio nazionale delle ricerche) e il Laboratorio grandi modelli. Presso questi ultimi due laboratori il D. realizzò una serie di grandi modelli di fiumi, tra cui l'incile del Ticino (per lo studio della regolazione del livello del lago Maggiore) e il tratto montano del fiume Adda (al fine di studiare gli effetti dell'onda di piena conseguente al crollo di una diga) e riprodusse, sempre in scala ridotta, le principali opere di idraulica fatte in Italia e all'estero, con particolare riferimento alle centrali idroelettriche, per verificarne le più importanti caratteristiche.
L'attività scientifica del D. è raccolta in oltre centoquaranta pubblicazioni, che interessano svariate questioni di idraulica e di costruzioni idrauliche. Già fin dagli anni passati al magistrato delle Acque, egli aveva condotto una serie di esperienze nel laboratorio dell'Istituto idrotecnico di Stra (Venezia) - tra cui la dimostrazione che nei tubi circolari la velocità critica inferiore, che è quella al di sotto della quale non c'è moto turbolento, è indipendente dalla scabrezza, e la determinazione della relazione esistente tra numero di Reynolds e indice di scabrezza - che furono raccolte nella memoria Teoria e realtà di alcuni fenomeni idraulici e in particolare dei movimenti turbolenti (in Il NuovoCiniento, XII [1916], pp. 267-83; XIII [1917], pp. 108-41);tale memoria è importante anche perché con essa il D. fece conoscere, primo in Italia, Popera On the dynamical theory of incompressible viscous fluids and the determination of the criterion, pubblicata nel 1894 a Londra dall'ingegnere inglese (I. Reynolds, mettendone in evidenza le importanti applicazioni in idraulica. Al periodo pisano appartengono le Esperienze sulla contrazione delle vene liquide (in Annali dei Lavori pubblici, LXIII [agosto 1925], pp. 689-731), con le quali dimostrò che il coefficiente di contrazione in pratica non poteva essere inferiore a (1,5 (mentre la teoria prevedeva, per liquidi perfetti, la possibilità di arrivare a valori più bassi) e le Esperienze sulle dighe tracimanti, LXVI [luglio 1928], pp. 581-620), con la determinazione del profilo della parete a valle più idoneo a impedire la formazione di depressioni.
Al periodo milanese appartengono le sue esperienze sugli sfioratori longitudinali (cfr. Saggio di teoria del funzionamento degli stramazzi laterali, o sfioratori longitudinali, in L'Energia elettrica, XIII [1934], 11, pp 849-60), mediante le quali accertò che in un canale, nel quale l'acqua, oltre che scorrere longitudinalmente, può tracimare da una parete laterale opportunamente ribassata, il livello dell'acqua si innalza nel senso del moto se la corrente è lenta e si abbassa se è veloce (sul problema si erano cimentati, prima di lui, diversi ricercatori italiani e stranieri, senza riuscire a giustificare il diverso comportamento del livello dell'acqua), nonché le esperienze sui misuratori a risalto per la determinazione della portata nei canali con dislivelli limitati (cfr. Dispositivo per la misura della portata dei canali con minime perdite di quota, ibid., XIV[1936], 1, pp. 6-15; XV [1937], 3, pp. 189-214) e quelle fatte per rilevare in sito i parametri caratteristici (coeff. di scabrezza, indice di scabrezza, coeff. di Chézy, ecc.) delle grandi opere idrauliche, concluse con l'importante relazione Correnti uniformi entro grandi condotte e grandi canali (ibid., XIV [1936], 8, pp. 421-54). Fondamentali sono anche le opere didattiche Idraulica, basi scientifiche e applicazioni tecniche (Milano 1929 e 1939) e Nozioni di idraulica, con particolare riguardo alle bonifiche e alle irrigazioni (Bologna 1948), che rappresentano ancora oggi una fonte di utili informazioni per gli studiosi di idraulica.
Nel campo idrologico, oltre a quanto già detto in precedenza, sono di rilievo i suoi studi sul regime idraulico dei laghi di Garda, Como e Iseo (1931) e un'indagine sulle risorse idroelettriche italiane, condotta sotto la sua guida dal Servizio idrografico, conclusa con la relazione Direttive e finalità della statistica delle risorse idrauliche per forza motrice (Roma 1928).
Di particolare importanza è infine la partecipazione del D., in qualità di presidente, alla Commissione interministeriale per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo, insediata a Roma alla fine del 1966, dopo le disastrose alluvioni che colpirono in modo particolare alcune regioni del Nord Italia e la Toscana. Gli atti della Commissione, suddivisi in cinque volumi di oltre 2.800pagine complessive, più un'appendice con le cartografle dei litorali in erosione, rappresentano un'opera memorabile, anche se rimasta sulla carta, per l'accuratezza delle rilevazioni, interessanti tutto il territorio italiano, e la bontà delle soluzioni proposte. Il primo volume, pubblicato a Roma nel 1970, contiene la relazione conclusiva del D. nella quale, dopo un cenno alla suddivisione dei compiti ed una breve cronistoria dell'attività della Commissione, sono descritte le opere studiate per ridurre al minimo le probabilità del verificarsi di disastri di origine idrogeologica. 1 lavori proposti erano distribuiti nell'arco di un trentennio e prevedevano una spesa di quasi 9.000 miliardi di lire.
I rimanenti volumi della relazione furono pubblicati a Roma nel 1974, due anni dopo la morte del De Marchi.
Il D. fu membro del Consiglio superiore dei Lavori pubblici dal 1931 al '58, membro del Consiglio nazionale, delle ricerche dal 1928 al '65, socio dell'Accademia dei Lincei dal 1948, presidente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere nel 1952 e dal '61 al '66, direttore fino al 1960 del Centro lombardo di ricerche idrauliche, presidente del Comitato glaciologico italiano dal 1954 al 1967.
Fonti e Bibl.: Necrol., in L'Energia elettrica, L (1972), 6, pp. 403-06; G. D., Roma 1973 (comm. tenuta all'Acc. naz. dei Lincei da G. Supino nella seduta ordinaria del 9 dic. 1972), Biografie e bibliografie degli accademici dei Lincei, Roma 1976, sub voce.