DOGLIONI (Doglione, Doionus), Giulio
Ignoriamo la data della sua nascita, che dovette avvenire - sembra - all'inizio del secondo decennio del sec. XVI a Belluno, come unanimemente le fonti tramandano.
Nulla di preciso sappiamo della sua famiglia, difficilmente identificabile fra le numerose casate omonime presenti nella città in questo periodo. Abbiamo notizia di una fan-iiglia Doglioni come una di quelle componenti il Consiglio dei nobili all'atto della sua chiusura nel 27 nov. 1423, ma non si può dire se sia la stessa cui apparteneva il Doglioni. È noto tuttavia il nome del padre che un documento attendibile identifica con un Andrea, per distinguere il D. da un omonimo figlio di Gerolamo e notalo. Ebbe forse un fratello, ma di molti anni più giovane di lui, se con un suo fratello può essere identificato un certo Giorgio Benigno Doglioni, minor conventuale, nato il 3 luglio 1540 da Andrea e da una certa Catterina, di cui dà notizia il Miari; ma anche questa ipotesi sembra doversi escludere, data la forte differenza di età fra i due.
Nulla si sa della sua prima formazione culturale. A certo tuttavia che studiò all'ateneo patavino. Incontriamo infatti il suo nome per la prima volta nelle fonti di archivio concernenti la storia di questa università, che lo presentano tra il 1545 e il 1547 dapprima studente e poi dottore alla facoltà delle arti e di medicina. Uno di questi documenti ricorda il D. tra gli "explicatores libri tertii Avicennae" nel 1545, quando era ancora studente, e ciò non stupisce perché era consentito a studenti dell'ultimo anno di leggere in qualche cattedra di minore importanza. Ciò spiega perché i maggiori storici dello Studio patavino, come il Riccoboni, il Facciolati, il Tommasini, lo inseriscano tra i lettori dell'ateneo. Nell'anno successivo egli non era ancora laureato dato che un documento lo ricorda in data 29 genn. 1546 come "testimone scholare" al dottorato in chirurgia di Battista Talmazio da Padova. La laurea in medicina giunse un anno dopo, nel 1547, come attesta un'altra fonte di archivio, che permette altresì di conoscere la sua paternità.
Da questo momento in poi le notizie sulla vita del D. si fanno più numerose e avvincenti, ma purtroppo poco controllabili, perché legate unicamente alla testimonianza di un suo insigne concittadino, Pierio Valeriano (Giovanni Pietro Dalle Fosse). Nel suo De litteratorum infelicitate lo scrittore, paragonandola con quella di un altro medico bellunese, Andrea Alpago, contemporaneo del D., narra la triste storia del giovane medico che, dopo essere stato professore di medicina a Padova, si recò in Oriente per seguire il console veneto ad Aleppo e qui rimase per due anni esercitando la sua professione presso il consolato. In seguito, essendo scoppiata una epidemia di peste, venne chiamato a Tripoli di Siria, ma durante il viaggio, sempre secondo la narrazione del Valeriani, aggredito da predoni, derubato, colpito in varie parti del corpo, fu lasciato quasi in fin di vita nel deserto, senza vesti né denaro, mentre tutti i suoi compagni perirono miseramente. Ritrovato per puro caso, soccorso e riportato ad Aleppo, venne curato sì che poté riprendersi e continuare per altri tre anni la sua attività. Dopo avere raccolto una buona quantità di denaro, tale da assicurare un'agiata condizione in patria e quando già meditava di far ritorno a Belluno, durante un'epidemia di peste morì, in giovane età, non avendo ancora, come afferma il Miari, compiuto l'ottavo lustro. Secondo la testimonianza del Valeriani la morte del D. avvenne in Oriente - forse ad Aleppo - nel 1552.
La Lucchetta in un attento studio sul D. ha analizzato la testimonianza del Valeriani, sottoponendola a verifica documentaria e ne ha concluso la sostanziale attendibilità, almeno per ciò che riguarda il periodo precedente la partenza per l'Oriente, partenza che va senz'altro posta dopo la laurea e cioè dopo il 1547. Prima di quella data il D. si trovava, come si è visto, ancora a Padova come studente di medicina, e lo stesso Valeriani ne dà ulteriore conferma in un'ode facente parte della raccolta Hexametri, odae et epigrammata, in cui ricorda con gratitudine le cure a lui già vecchio prodigate dal giovane studente, che lo guarì in tre giorni da un violento attacco di podagra.
Il problema costituito dalla testimonianza del Valeriani è che, come sembra, il De litteratorum infelicitate sarebbe stato composto, secondo alcuni storici, molto prima dell'epoca cui si riferiscono gli avvenimenti narrati dallo scrittore bellunese, e cioè intorno al 1529, e ciò farebbe pensare piuttosto ad un caso di omonimia fra lo sfortunato medico perito in Oriente e il giovane professore di medicina, di cui numerose fonti d'archivio e molti storici parlano. L'obiezione non è tuttavia determinante poiché, se è vero che la composizione di quest'opera del Valeriani può farsi risalire al 1529, è altresi accertato che quella non fu la stesura definitiva, ché anzi lo scritto venne variamente rimaneggiato ed arricchito. Così è possibile ipotizzare che l'episodio relativo al D. fosse stato inserito molto più tardi, visto che il Valeriani visse fino al 1558 e si trascinò dietro la revisione di quest'opera, che fu pubblicata postuma, fino alla sua morte. Perciò, visto che le disavventure del D. in Oriente vanno collocate nel quinquennio posteriore alla sua laurea, e dunque fra il 1547 e il 1552, è del tutto possibile che il Valeriani ne abbia potuto avere notizia: notizia, come si è visto, non generica, ma trasmessa, data la dovizia di particolari, da fonte assai informata ed attendibile.
Tra gli storici che hanno ricordato il medico bellunese solo pochi fanno cenno a quest'ultima parte della vita del D., e chi, come il Papadopoli vi fa riferimento, dipende indirettamente dal Valeriani. Quest'ultimo storico, unico, segnala un'opera del D. dal titolo Commentariorum de lithosi seu morbo calculi, libro di cui non sembra esser rimasta traccia. Analogamente non si sono reperiti quei trattati di medicina che il Valeriani gli attribuisce, seppure incompleti ("qui lucubrationibus in medicina pluribus inchoatis, nullis tamen absolutis, tunc nobis ereptus sit ..."). Un solo manoscritto, stranamente sfuggito alla Lucchetta, è segnalato tanto dal Mazzatinti che dal Kristeller nella Biblioteca comunale di Belluno. Si tratta di un'orazione dal titolo Oratione di Giulio Doglione, physico nobile bellunese al illustrissimo General Proveditore Tiepolo, e reca la data, il 1547, e il nome Stefano (Tiepolo), in una nota di mano recente.
Fonti e Bibl.: Padova, Bibl. universitaria, Archivio antico dell'università, Rotuli degli artisti e dei medici, vol. 242, f. 18; vol. 651, f. 173v; vol. 328, Atti del S. Collegio dei filosofi e dei medici, f. 78bv; vol. 329, Idem, f. 2; Acta graduum academicorum ab anno 1538 ad annum 1550, a cura di E. Martellozzo Forin, Padova 1971, p. 287, n. 3363; P. Valeriani, Hexametri, Odae et Epigrammata, Venetiis 1550, pp. 113v-114r; A. Riccoboni, De Gymnasio Patavino, Patavii 1598, p. 26; I. P. Valeriani, De litteratorum infelicitate libri duo, Venetiis 1620, pp. 35 s.; I. Ph. Tomasini, Gymnasium Patavinum, Utini 1654, p. 327; N. C. Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini, Venetiis 1726, I, p. 307; I. I. Mangeti, Bibliotheca scriptorum medicorum veterum et recentiorum, Genevae 1731, II, p. 186; L. Moreri, Le grand dictionnaire historique, Paris 1745, VII, p. 182b; N. F. J. Eloy, Dizionario storico della medicina, Napoli 1752, II, p. 289; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, Patavii 1757, II, p. 376; L. Doglioni, Ragionamento ... sopra la controversia di Giambattista Casale con Giovanni Barozzi per l'occasione del vescovado di Belluno, in Nuova Raccolta di opuscoli scientifici e filologici, XXXVI (1781), pp. 49 s.; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Modena 1790, VI, pp. 474 s.; S. Ticozzi, Storia dei letterati e degli artisti del dipartimento della Piave, Belluno 1813, pp. 74 ss.; G. Navasa, Breve ragguaglio degli illustri Bellunesi e sull'antichità della regia città di Belluno, Ceneda 1828, p. 28; F. Miari, Cronache bellunesi inedite, Belluno 1865, p. 202; Id., Dizionario storico artistico letterario bellunese, Belluno s.d., pp. 66 s.; Id., Cronache bellunesi, Belluno 1865, p. 202; I. Rossi, Ricordo delle due province di Treviso e Belluno, Belluno 1886, p. 156; A. Buzzati, Bibliografia bellunese, Venezia 1890, sub voce; L. Alpago Novello, rec. a P. Donazzolo, I viaggiatori veneti minori, in Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore, X (1938), p. 1010; F. Lucchetta, Cenni biografici su G. D. medico in Oriente (sec. XVI), in Quaderni per la storia dell'università di Padova, I (1968), pp. 111-119; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, III, p. 130, n. 31; P. O. Kristeller, Iter Italicum, II, p. 494.