DRAGONETTI, Giulio
Figlio del marchese Luigi e di Laura De Torres, nacque a L'Aquila l'11 giugno 1818.
Dopo aver compiuto studi classici in casa col padre e con l'istitutore Bonanno De Sanctis - educatore di molti intellettuali abruzzesi - fu mandato a Roma. Qui, dal 1835 al 1839, frequentò i corsi di lettere e scienze presso l'Archiginnasio della Sapienza, conseguendo i gradi accademici di matematica. In questi stessi anni si mise in mostra come scrittore elegante con la Vita e opere di D. Morichini (Aquila 1838) e si legò d'amicizia con molti intellettuali provenienti da varie parti d'Italia, in modo particolare con il poeta Angelo Maria Ricci, con il quale mantenne rapporti per tutta la vita.
L'8 sett. 1841 il padre fu coinvolto nell'insurrezione scoppiata a L'Aquila e perciò condannato al domicilio coatto presso il convento di Montecassino. Il D. fu affidato, insieme con i suoi fratelli, agli zii materni Ferdinando e Bartolo De Torres. In questo periodo provvide all'educazione dei fratelli minori e si recò più volte a Napoli per chiedere alla corte la libertà per il padre. Esaudita la sua richiesta, nel 1846 si trasferì insieme con lui a Roma nel palazzo De Torres. Nel generale clima di entusiasmo creato dall'elezione di papa Pio IX - che all'Aquila era stato ospite della famiglia De Torres e che ricevette in udienza privata padre e figlio - il D. si diede alla politica militante manifestando sulle orme paterne idee liberali moderate ispirate a C. Balbo e a M. d'Azeglio.
Quando, il 29 genn. 1848, Ferdinando II concesse la costituzione al Regno, il D. tornò all'Aquila per prendere parte alla vita politica della città. Qui'fu chiamato a far parte di un comitato per la difesa della libertà costituzionale, che si riuniva in casa di Fabio Cannella con lo scopo di stimolare e sostenere l'attività dei rappresentanti aquilani nel governo.
Il fallimento dei moti del 1848 si ripercosse sulla famiglia Dragonetti. Egli, infatti, insieme con il fratello Giovanni fu costretto all'esilio in Francia. Raggiunto dopo tre anni dal padre a Tolosa, si trasferì insieme con lui a Parigi.
È questo un periodo importante della vita del Dragonetti. Nella capitale francese, infatti, si legò d'amicizia con molti intellettuali europei, in quel tempo ivi residenti o di passaggio, e in modo particolare col Lamartine. Sempre in questi anni collaborò al Courrier franco-italien e pubblicò dei saggi di traduzione della Storia della Rivoluzione francese di T. Carlyle.
Insieme con il padre compì numerosi viaggi: si recò in Belgio e in Inghilterra, poi, ripassando per la Francia, tornò in Italia; qui visitò Nizza, Genova, Torino, Firenze e Livorno. In tutte queste città la condizione di esule creò intorno a lui ed al padre un'atmosfera di stima e di simpatia.
Nel 1860 rientrò nel Regno e, essendo stato indetto il plebiscito, il prodittatore G.G. Pallavicino lo mandò in ottobre a L'Aquila insieme al suo compagno di esilio Giovanni Battista Muzi per propagandare la causa unitaria. Il D., nominato anche colonnello della guardia nazionale, dovette riorganizzare la milizia cittadina e difendere la città dagli attacchi delle truppe borboniche comandate dal Lagrange. Riuscì nell'impresa assicurandosi l'appoggio della cittadinanza e delle autorità locali.
Subito dopo l'annessione fu per breve tempo direttore provinciale dell'ufficio Demanio e tasse.
Nel 1863 sposò la contessa bolognese Almina Rusconi. Da questo momento in poi non si mosse più dalla sua città, dove ricoprì una serie di incarichi: consigliere comunale, presidente della Croce rossa, membro del Consiglio scolastico provinciale.
In questi anni si dedicò allo studio della storia e della cultura abruzzese collaborando anche con le riviste Rassegna nazionale, Rivista di Firenze e Risorgimento. Pubblicò una serie di documenti dell'archivio della sua famiglia, tra cui alcune lettere autografe del Tasso e il carteggio del padre; riordinò inoltre la pinacoteca di famiglia compilandone accurati cataloghi e facendola diventare meta di illustri visitatori tra cui i tedeschi P. Baumgarten e M. Sdraleck.
Nel 1875 fu tra i fondatori e primo presidente della Cassa di sconto dell'Aquila. Nello stesso anno, con l'intento di dare maggiore impulso allo studio della storia locale, fondò la Società di storia patria dell'Abruzzo di cui fu presidente.
Morì a L'Aquila il 13 marzo 1896.
Opere: La questione di Oriente e l'Italia. Discorso, Napoli 1861; Alcune lettere inedite di Niccolò Tommaseo e del marchese L. Dragonetti …, Firenze 1875; Il commendator Fabio Cannella senatore del Regno. Ricordo storico, Teramo 1886; Lettera del marchese G. Dragonetti all'illustre prof. E. Casti, in Rivista abruzzese, I (1886), pp. 319-23; Spigolature nel carteggio letterario e politico del march. L. Dragonetti, Firenze 1886; L. Dragonetti, Le prigioni dei tre Abruzzi nel 1831 ... Relazione, a cura del D., in Riv. abruzzese, I (1886), pp. 433-441; II (1887), pp. 25-33; Quattro lettere inedite d'illustri abruzzesi del secolo XVIII, in Boll. della Soc. di storia patria "A. L. Antinori" negli Abruzzi, V (1893)., pp. 109-118; Svolgimento della Società di storia patria negli Abruzzi da' 5 sett. 1888 a' 29 ag. 1894, ibid., VII (1895), pp. 5-8.
Fonti e Bibl.: A. De Gubernatis, Dict. intern. des écrivains du jour, I, Florence 1888, p. 857; C. Pietropaoli, Il marchese G. D. Elogio funebre, in Riv. abruzzese di scienze, lettere ed arti, XI (1896), pp. 179-185; V. Moscardi, Elogio stor. dell'illustre e benemerito patrizio G. marchese D., in Boll. della Soc. di storia patria "A. L. Antinori" negli Abruzzi, VIII (1896), pp. 173-189; Alla sua memoria, Roma 1896 (comprende scritti di V. Moscardi, C. Pietropaoli, ecc.); E. Del Re, Giudizio di due dotti tedeschi sull'Abruzzo, Aquila 1896; Diz. del Risorg. nazionale, II, p. 959.