FERRARIO (Ferrarius, de Ferrariis), Giulio Emilio
Nacque nel 1451 o '52, nella città o nel territorio di Novara. Quasi nulla si sa della famiglia d'origine; meno ancora si sa dei suoi studi e delle sue frequentazioni culturali fino alla piena maturità, quando ormai godeva nell'alribiente unianistico milanese di una discreta notorietà.
Fu allievo di G. Merula (come egli stesso scrisse), ma questo discepolato va quasi certamente posto nell'ultimo periodo lombardo del Merula, dal 1483 in avanti, quando il F. era ormai più che trentenne e - se si presta fede al suo epitafflo - insegnava già, forse privatamente, da qualche anno. Nel 1490, grazie all'appoggio dell'influente medico e astrologo A. Varesi da Rosate (e fors'anche a quello del suo praeceptor alessandrino), il F. ottenne la cattedra milanese di retorica che era stata di G. Paveri Fontana, morto il 5 agosto di quell'anno, con il salario di 187,16 fiorini. Quasi a dimostrazione della sua idoneità a ricoprire l'incarico, il 15 settembre dello stesso 1490 usciva a Milano, per i tipi di U. Scinzenzeler, una nuova edizione di Ausonio (Gesamtkatalog der Wiegendmcke 3091; Indice generale degli incunaboli delle Bibl. d'Italia 1098), curata dal Ferrario.
Rispetto all'editio princeps veneziana di Bartolomeo Girardino del 1472, l'unica aggiunta sostanziale era costituita dall'Ordo (o Catalogus) urbiumnobilium, in un testo, però, incompleto e turbato nell'ordine. Non si trattava di una scoperta del F., come egli stesso onestamente avvertiva nell'epistola prefatoria al Varesi: "adiecimusque ex catalogo illustrium urbium nonnulla excerpta epigrammata, quae Georgius Merula polyhistor, praeceptor noster et primarius dicendi artifex, in bibliotheca divi Eustorgii primus indagavit".
Il cosiddetto Eustorgianus diAusonio - scoperto dal Merula, utilizzato dal F. e poi, almeno in apparenza, scomparso - sembrava destinato a rimanere un enigma per gli studiosi della tradizione manoscritta del poeta bordolese. Fu R. Sabbadini il primo a notare che il testo dell'Ordo stampato dal F. presentava fortissime analogie da un lato con il cosiddetto codex Tilianus (Leiden, Bibl. der Rijksuniversiteit, Voss. Lat. Q.107, del XV secolo), e dall'altro con le citazioni dall'opera ausoniana che Benzo d'Alessandria aveva largamente disseminato nella sua Cronica, databile con buona certezza al secondo decennio dei sec. XIV; e poiché Benzo dichiara esplicitamente di aver trovato il Cathalogus urbium nobilium "in archivo ecclesie Veronensis, in quo erant libri innumeri et vetustissimi", ecco che si poneva immediatamente il problema dei rapporti tra il vetustissimo Veronensis, l'Eustorgianus, l'edizione del F. e il Tilianus. Questo aggrovigliato nodo filologico - su cui esiste tutta una letteratura - è stato di recente sciolto con gordiana decisione da M. D. Reeve: un riesame dei fatti porta a concludere che il fantomatico Eustorgianus diAusonio altro non è che il codice della Cronica di Benzo (Milano, Bibl. Ambrosiana, B.24 inf., del sec. XIV), che compare appunto in un inventario della Biblioteca di S. Eustorgio compilato nel 1494; da Benzo quindi derivano gli excerpta epigrammata che il Merula trasmise al F., nell'ordine (meglio sarebbe dire nel disordine) in cui li aveva trovati nell'opera dei suo conterraneo; e quanto al Tilianus, la sua parentela con il testo del F. si spiega facilmente se si ammette che l'Ordo, aggiunto nel manoscritto da una mano più tarda rispetto a quella del copista principale, sia stato copiato proprio dall'edizione del Ferrario.
L'insegnamento milanese del F. durò almeno un decennio, e il suo salario - che fu comunque sempre, a quanto pare, più basso di quello degli altri suoi colleghi - sali alle 290 lire 12 soldi e 6 denari testimoniate nei rotoli per il 1497-98 (Gabotto-Badini Confalonieri, p. 210; ma, contra, Sottili, p. 542) e per il 1499-1500. Nel marzo del 1500, come esecutore testamentario del dottore in entrambi i diritti e cavaliere gerosolimitano Giovanni Simone Ferrari (certamente suo congiunto), morto il 18 di quel mese, consegnò al monastero di S. Francesco di Milano trentaquattro volumi di diritto civile e canonico, affinché i frati celebrassero "quotannis ... annuale unum" per l'anima del defunto. Dopo di allora, per un decennio, nessuna notizia. Nel febbraio del 1510 fece testamento, lasciando anch'egli la sua non piccola biblioteca al convento di S. Francesco. con l'aggiunta di un "sedimen ... lacens in terra Calpignani dioecesis Novariensis" del valore di 200lire imperiali; in cambio, i frati sarebbero stati tenuti a celebrare "anniversaria duo omni anno usque in perpetuum".
Morì a Milano il 29 luglio 1513, e fu sepolto, come desiderava, in S. Francesco; già nell'agosto successivo la vedova, Angela da Desio, e il cognato, prete Girolamo, provvedevano a consegnare i suoi libri a due professi del convento.
Dopo l'Ausonio del 1490, non risulta che il F. abbia dato altro alle stampe. Un epigramma del vercellese Pietro Leoni lo loda come editore ovvero commentatore di Plinio, Ermogene e Cicerone (ProMilone, Verrine, Catilinarie e Filippiche), ma di questi lavori già il Sassi non riusciva a trovare traccia; rimasero forse manoscritti, se pure non si tratta della menzione amplificata di corsi tenuti dal Ferrario.
Fonti e Bibl.: G. A. Sassi, Ristoria literario-typographica Mediolanensis..., Mediolani 1745, coll. XXXIX, XLIV, CCI s., CCCXXII-CCCXXV, CCCCXCIX s.; Ph. Argelati, Bibl. script. Mediol., II, 2, Mediolani 1745, coll. 211-15.; V. Forcella, Iscr. delle chiese e degli altri edifici di Milano..., III, Milano 1890, p. 113, n. 153; F. Gabotto-A. Badini Confalonieri, Vita di G. Merula, Alessandria 1893, pp. 164 nota 4, 170, 173 nota 3, 209 s.; L. Beltrami, La libreria di un letterato milanese al principio del sec. XVI, Milano 1924 (da usare con cautela); G. Vinay, L'umanesimo subalpino nel sec. XV (Studi e ricerche), Torino 1935, p. 228; C. Santoro, Contributi alla storia dell'amministrazione sforzesca, in Arch. stor. lombardo, LXVI (1939), p. 1941; E. Garin, La cultura milanese nella seconda metà del XV secolo, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, p. 589; S. Prete, Ric. sulla storia del testo di Ausonio, Roma 1960, p. 85, 87; G. Billanovich, Il Petrarca e i retori latini minori, in Italia medioevale e umanistica, V (1962), p. 144 nota 3; R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, a cura di E. Garin, Firenze 1967, p. 157, 207; Id., Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV. Nuove ricerche..., ibid., p. 148; M. Ferrari, Spigolature bobbiesi, III, in Italia medioevale e umanistica, XVI (1973), p. 33; M. D. Reeve, Some manuscripts of Ausonius, in Prometheus, III (1977), pp. 112-114; T. Rogledi Manni, La tipografia a Milano nel XV secolo, Firenze 1980, p. 112, n. 117; A. Sottili, L'Univ. di Pavia nella politica culturale sforzesca, in Gli Sforza a Milano e in Lombardia..., Milano 1982, p. 542; R. Ricciardi, Cotta, Giovanni Stefano, in Diz. biografico degli Ital., XXX, Roma 1984, p. 460; P. O. Kristeller, Iter Italicum, IV, p. 43b; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, III, Leipzig 1928, coll. 205-208, nn. 3091-3092; Indice generale degli incunaboli delle Bibl. d'Italia, I, Roma 1943, p. 144, nn. 1098-1110; Catalogus translationum et commentariorum. Medieval and Renaissance Latin translations and commentaries, IV, Washington 1980, p. 198 (l'edizione di Ausonio del F. è assegnata tout court al Merula).