Scrittore cristiano, siciliano, vissuto verso la metà del 4º secolo. Pagano, appartenente all'ordine senatorio, autore di un trattato di astrologia (Matheseos libri VIII) a tendenze neoplatonizzanti e assai utile per ricostruire le dottrine astrologiche nella tarda classicità; si sarebbe convertito fra il 337 e il 346 e avrebbe scritto un'opera De errore profanarum religionum, nella quale la polemica antipagana (soprattutto rivolta contro i culti orientali), pur essendo condotta sui motivi dell'apologetica tradizionale, è ravvivata da un tono di ardente passionalità che culmina in frequenti appelli agli imperatori cristiani (Costante e Costanzo) perché estinguano con ogni mezzo il paganesimo. L'attribuzione dei due scritti a un unico autore e cioè a F. M., risultato di una indagine comparativa, è oggi universalmente accettata dagli studiosi.