GABRIELLI, Giulio
Nacque a Roma nel 1601, figlio del nobile Antonio e di Prudenzia Lancellotti. Fu avviato giovanissimo alla carriera ecclesiastica. Cominciò gli studi di grammatica e filosofia nel Seminario romano e li completò, dopo la morte del padre nel 1620, presso la C0mpagnia di Gesù.
Nel 1622, ancora studente, ottenne l'incarico di pronunciare l'orazione per la ricorrenza della Pentecoste di fronte a Gregorio XV: è l'unica opera scritta del G. e andò alle stampe col titolo De Sancti Spiritus adventu (Romae 1622).
Terminati gli studi di filosofia e diritto, venne nominato referendario utriusque Signaturae e chierico di Camera (ne fu poi decano). Fino all'età di quarant'anni il G., che era stato ordinato soltanto diacono, visse in Curia, acquistando fama di "uomo capace di negotii" ed entrando nelle grazie della famiglia Barberini, tanto che Urbano VIII, il 16 dic. 1641, lo creò cardinale del titolo di S. Maria Nuova. Il 10 febbr. 1642 fu nominato vescovo di Ascoli Piceno con apposita dispensa papale non essendo ancora sacerdote.
Il 27 apr. 1642 fu infine consacrato vescovo dal cardinale Antonio Barberini. Subito dopo Urbano VIII lo nominò legato di Urbino. Il G. conservò l'incarico per un triennio, totalmente assorbito dai problemi militari della guerra di Castro. Era minacciato a ovest dalle truppe granducali e a est da un temuto sbarco dei Veneziani, respinti, però, il 4 sett. 1643, davanti a Senigallia. Dopo la conclusione della pace nel 1644, prese possesso, nel 1645, della diocesi di Ascoli, che fu sua per ventisei anni. Risolto con un compromesso uno scontro con M. Gallio, governatore dal 1648, circa la giurisdizione sul commercio dei grani, si dedicò a questioni per lo più ecclesiastiche e amministrative.
In tutti i conclavi cui partecipò, a partire da quello del 1644, durante il quale si era ammalato di malaria, il G. parteggiò per la fazione ispano-imperiale. Soggiornava spesso a Roma, per poter mantenere le sue relazioni in Curia e seguire da vicino le vicende del governo della Chiesa e proprio a motivo di questi interessi espresse il desiderio di avere una sede vescovile più vicina, sicché Clemente IX il 30 genn. 1668 lo nominò vescovo di Sabina, consentendogli però di conservare l'amministrazione della diocesi di Ascoli. Ma dopo un mese appena egli decise di rinunciare a ogni diritto su Ascoli, eccettuato un vitalizio, per assumere in commenda l'amministrazione della diocesi di Rieti, il 12 marzo.
Alla fine dell'anno successivo, nel nuovo conclave, anche il G. venne annoverato fra i papabili. L'elezione dell'anziano Clemente X, Emilio Altieri, di cui era cugino, moltiplicò le voci che proprio a lui sarebbe spettato il ruolo di "cardinal padrone". Tuttavia, tali speranze furono troncate dall'ascesa del più giovane cardinale Antonio Paluzzi Altieri.
Ottenne nondimeno l'importante legazione di Romagna, insieme con i governi di Fermo e di Capranica nel 1670. Raggiunse Ravenna solo all'inizio di maggio del 1671, quando vi operava già da tempo, fornito di un'ampia delega, il suo vicelegato mons. Carlo Anguissola.
Il G. rallentò con ogni pretesto l'estrazione del grano dalla Romagna, fermando anche le tratte provenienti dalle altre legazioni in transito per la sua, con l'intento di mantenere alta la quantità di cereale circolante nel suo territorio e stabile il prezzo. Sebbene ripresa più volte anche da Roma, la creazione di questa riserva di grano gli fu utile nel 1672, in occasione del terremoto di Rimini, per sovvenire ai bisogni della popolazione. Parimenti opportuni furono i restauri da lui fatti eseguire sugli argini del Po di Primaro, mentre si rivelarono inefficaci i suoi provvedimenti per contrastare le frequenti incursioni barbaresche lungo la costa.
Allo scadere del primo triennio di legazione il G. espresse il desiderio di passare a Ferrara, ma nel 1673 gli venne rinnovato il mandato in Romagna, unitamente ai governi di Fermo e Capranica. Nel luglio del 1676, giuntagli la notizia della morte di Clemente X, tornò a Roma per il conclave, ormai settantacinquenne e tuttavia considerato ancora una volta papabile o destinato a un posto importante. Invece, di nuovo, non ottenne quanto sperava e perse anche la legazione.
Stabilitosi a Roma nell'estate del 1677, ebbe un attacco di malaria e morì la notte tra il 31 agosto e il 1° settembre. Il giorno successivo venne sepolto, secondo le sue disposizioni, nella cappella gentilizia dei Gabrielli in S. Maria sopra Minerva.
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