GENOINO, Giulio
Agitatore e giurista napoletano, nato verso il 1567 da famiglia oriunda di Cava dei Tirreni, ebbe cittadinanza e casa a Napoli. Prese gli ordini minori, e, laureato in legge, entrò certo prima del 1595 nel Collegio dei dottori a Napoli. Coltissimo ma d'una erudizione farraginosa, dedicò tutta la sua vita all'attuazione d'una utopia politico-sociale: la parità dei nobili e dei popolani nel governo della città di Napoli, che egli riteneva un diritto, conculcato da Federico d'Aragona, ma consacrato da un privilegio di Carlo V e non più poi rimesso in vigore per l'usurpazione dei nobili. Allorché il duca d'Ossuna nominò il G. successivamente proeletto (2 maggio-17 luglio 1619 e 7 aprile-28 maggio 1620) ed eletto (28 maggio 1620) della piazza del Popolo, il G. scrisse un manifesto del "fedelissimo popolo napoletano" e una supplica al re Filippo III, in cui esponeva le sue idee, ma, richiamato l'Ossuna, il G. dovette esulare in Spagna (5 giugno 1620). Condannato in contumacia dai tribunali napoletani, il G. fu messo in carcere a Madrid; ottenne la revisione del processo a Napoli, ma essa gli fu sfavorevole. Condotto in carcere al castello del Pignone sulla costa marocchina (21 ottobre 1622), ne fu liberato (1634) dietro pagamento di 4 mila ducati alla corte di Madrid. Dopo breve permanenza a Madrid, fu a Roma, e, ritornato a Napoli, dovette scrivere un'Apologia all'ab. Torrese per riavere il suo posto al Collegio dei dottori, si scagliò di nuovo contro i nobili in una scrittura sulla dogana delle farine e fu rinchiuso a Castelnuovo (2 ottobre 1639 aprile 1640). La rivolta di Masaniello, di cui fu ascoltatissimo consigliere, gli diede un'altra occasione di realizzare il suo sogno; ma quando Masaniello impazzì, il Genoino si accordò col viceré d'Arcos, a patto che la parità tra nobili e popolani fosse mantenuta nel governo della città. Tuttavia, non accetto agli Spagnoli, odiato dalle correnti estremiste del popolo, il G. s'imbarcò il 4 settembre 1647 ed ebbe l'ordine a Cagliari di sbarcare a Malaga (23 dicembre), ma morì ai primi di gennaio 1648 prima di giungere a Porto Mahón.
Bibl.: M. Schipa, Masaniello, Bari 1925.