ONESTI, Giulio Giorgio Gustavo
ONESTI, Giulio Giorgio Gustavo. – Nacque a Torino il 4 gennaio 1912, da Lino, ingegnere, funzionario nel ministero dei Trasporti, e da Giuseppina Maria Coppa, originari di Incisa Scapaccino, nell’Astigiano.
Per motivi legati agli impegni professionali del padre, il 24 febbraio 1917 tutta la famiglia, con gli altri due figli, Giovanna e Giorgio, si trasferì a Roma. Nella capitale, Onesti frequentò il ginnasio-liceo Mamiani. Conseguita nel 1931 la maturità classica, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza all’Università La Sapienza, laureandosi nel 1936. Negli stessi anni si applicò con assiduità all’attività sportiva, mostrando particolare inclinazione nel canottaggio e frequentando le strutture organizzative del dopolavoro ferroviario e dei Gruppi universitari fascisti (GUF).
Dei suoi impegni agonistici esistono varie testimonianze, tra cui le cronache del Littoriale: due in particolare, la prima del 9 aprile 1932, vigilia di una manifestazione remiera sul Tevere, in cui si citava la sua partecipazione, la seconda del 16 marzo 1933, per la presentazione della Coppa Schreider, in gara con un equipaggio del Reale Circolo Aniene.
Conseguita la laurea, si iscrisse alla Pontificia Università lateranense, istituto da cui, al termine degli studi in diritto canonico, è consentita l’iscrizione ai tribunali religiosi. Il 17 marzo 1939, discutendo la tesi Tertulliano e la sua dottrina sul matrimonio, conseguì la qualifica di doctor renuntiatus. Gli impegni dirigenziali assunti nel periodo immediatamente successivo nell’ambito dell’Opera nazionale dopolavoro (OND) – organismo costituito nel 1925 dal governo fascista per promuovere la pratica sportiva negli ambienti di lavoro – uniti alla successiva chiamata alle armi, lo distolsero dalla professione forense. La sua iscrizione all’albo dei procuratori legali di Roma fu registrata solo a conflitto bellico concluso, il 4 aprile 1945.
Durante la guerra, il 1° gennaio 1940, fu nominato tenente, inquadrato nel 61° Gruppo del raggruppamento artiglieria e impiegato sul fronte iugoslavo. Nell’aprile 1941, in conseguenza di una ferita, fu ricoverato all’ospedale militare di Roma. Dimesso dopo quattro mesi, si avvalse di una licenza di convalescenza per poi essere definitivamente congedato il 15 maggio 1943. Dopo il congedo e durante l’occupazione tedesca della capitale visse per circa un anno in clandestinità.
È possibile che, mettendo a frutto le conoscenze maturate negli anni dell’Università lateranense, abbia vissuto tale periodo godendo della extraterritorialità del Laterano. L’ipotesi è avvalorata dal fatto che nello stesso complesso aveva trovato accoglienza Pietro Nenni, vecchio amico del padre. Èinvece da escludere la sua presenza tra le file combattenti partigiane, ignorata nei documenti scritti come nelle testimonianze orali.
Fu Nenni, dopo l’ingresso in Roma delle truppe alleate (giugno 1944), a segnalare il nome di Onesti per la nomina alla reggenza del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI). Il 22 giugno 1944 la nomina fu formalizzata da un decreto della presidenza del Consiglio, con l’incarico di provvedere alla liquidazione dell’ente, limitandosi all’amministrazione ordinaria, esclusa l’assunzione di ogni nuovo impegno (Roma, Archivio CONI). La decisione era in linea con altre adottate allo scopo di cancellare istituzioni ed enti di Stato costituiti sotto il regime. Stesso mandato aveva, per esempio, ricevuto Enrico Mattei, con la nomina a commissario liquidatore dell’Azienda generale Italia petroli (AGIP). Come Mattei, Onesti ignorò il mandato. In un’Italia inquieta, ancora in guerra, lacerata nelle coscienze, con un territorio spaccato in due, il 23 giugno, giorno successivo all’atto governativo, Onesti si presentò ai cancelli dello stadio Nazionale di Roma, all’epoca sede del CONI e delle federazioni sportive, con al braccio la fascia del Comitato di liberazione nazionale (CLN).
Fu l’inizio di un periodo segnato, da una parte, dalla decisa volontà di Onesti di mettere in atto ogni iniziativa utile a creare le premesse per una ripresa dell’attività sportiva sotto l’egida del CONI – chiamando al proprio fianco, tra gli altri, personaggi da tempo impegnati nella dirigenza sportiva come Bruno Zauli, Mario Saini, Marcello Garroni, Giordano Bruno Fabjan, di attestata milizia fascista e conosciuti, prima della guerra, nell’ambito dei GUF e dell’OND – dall’altra, dalla necessità di opporsi all’ostilità dei molti che vedevano, nell’organismo alla cui ricostruzione era impegnato, poco o nulla di diverso dall’apparato di cui era stato nominato liquidatore.
Su insistenza di Nenni, il 21 ottobre 1944 la presidenza del Consiglio emanò un secondo decreto, con cui Onesti fu nominato commissario straordinario del CONI, con tutti i poteri spettanti al presidente e agli altri organi deliberativi, sia individuali sia collegiali, del Comitato stesso (Roma, Archivio CONI). Ma all’indomani del 25 aprile 1945, alle pressioni di natura politica, alla crisi organizzativa generale, alle difficoltà economiche dell’apparato sportivo e ad acuire le divisioni tra Nord e Sud si aggiunse un ulteriore ostacolo: la nomina a commissario conservatore per il CONI assegnata dal Comitato di liberazione nazionale dell’Alta Italia (CLNAI) operante a Milano ad Alessandro Frigerio, a cui il 30 maggio un decreto del presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi affidò l’incarico di vicecommissario del CONI, con il compito particolare di curare nel Piemonte, nella Lombardia, nel Veneto, nella Liguria e nell’Emilia la conservazione del patrimonio e il recupero dei beni e di ogni altra attività di pertinenza dell’ente (Roma, Archivio CONI).
Intanto per lo sport nazionale si verificò un evento di portata epocale, che sarebbe risultato decisivo per le sue sorti future: l’affidamento al CONI della gestione del concorso pronostici e delle scommesse sulle manifestazioni sportive. Il 4 gennaio 1946, su richiesta di Onesti, il ministero degli Interni autorizzò il CONI a gestire il concorso pronostici sul campionato di calcio. Nel periodo iniziale, la gestione fu affidata alla privata Sport Italia società a responsabilità limitata (SISAL). Il 5 maggio venne giocata la prima schedina, con il pronostico su 12 partite e con un incasso di 1.032.000 lire. Fu il primo passo decisivo che di lì a due anni, il 7 luglio 1948, avrebbe condotto il CONI alla gestione diretta del concorso pronostici Totocalcio, garantendo all’organismo sportivo nazionale, per oltre 50 anni, totale autonomia finanziaria.
Sul piano formale la diatriba tra i due fronti fu composta, sia pure provvisoriamente, il 27 luglio 1946, quando nella riunione – tenuta a Milano nella sede del Club Tennis– dei rappresentanti delle federazioni sportive con i due membri italiani del Comitato olimpico internazionale (CIO) Carlo Montù e Alberto Bonacossa, Onesti fu eletto a votazione segreta alla presidenza del CONI con 23 preferenze; sette consensi raccolse Aldo Mairano, presidente della Federazione pallacanestro.
Le vicepresidenze furono assegnate a Carlo Anselmi e a Ottorino Barassi, esponenti rispettivamente delle federazioni della scherma e del calcio. Due le decisioni di maggior rilievo emerse dalla riunione: la scelta di Roma a sede definitiva dell’ente olimpico e la nomina a segretario generale di Zauli, capoufficio stampa del CONI nel 1939, fondatore nel 1940 della Biblioteca dello sport e figura rilevante tra i quadri dirigenziali dell’atletica nazionale e internazionale.
L’elezione divenne definitiva solo l’anno successivo, prima il 27 maggio 1947, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto governativo con cui si modificava la precedente legge regolatrice del CONI (n. 416 del 16 febbraio 1942), e poi il 10 agosto, quando il Consiglio nazionale, riunito a Roma, lo confermò all’unanimità con 25 preferenze. Prima della regolarizzazione della nomina, comunque, Onesti era rimasto tutt’altro che inerte sul fronte organizzativo. Tra gli impegni prioritari – secondo una linea che ne avrebbe segnato la condotta per oltre 30 anni – fu la difesa, con lucida intransigenza, dell’autonomia del CONI da qualsiasi ingerenza partitica.
Nel 1946 conseguì anche un indiscutibile successo sul piano politico-diplomatico internazionale: la partecipazione italiana, unica tra le nazioni uscite sconfitte dalla guerra, ai Campionati europei di atletica di Oslo (22-25 agosto 1946), confermata nel 1948 da quella ai Giochi olimpici invernali di St. Moritz (30 gennaio - 8 febbraio) e agli estivi di Londra (29 luglio - 14 agosto). La piena ripresa dei contatti internazionali, l’autorevolezza dei membri italiani del CIO, di cui fu organizzata una sessione il 19-20 maggio 1949, furono alla base di un risultato di forti proporzioni: la designazione di Cortina d’Ampezzo a sede dei Giochi invernali del 1956, cui avrebbe fatto seguito uno ancor più rilevante il 16 giugno 1955, quando la candidatura di Roma, presentata a Parigi da Onesti, da Zauli e dal sindaco Salvatore Rebecchini, prevalse su quella di Losanna (35 voti contro 24) per l’assegnazione delle Olimpiadi del 1960.
Nel 1950, mettendo a frutto l’assiduità di rapporti, che tempi ed eventi avrebbero progressivamente rafforzato, nata tra Onesti e Giulio Andreotti, per firma di Zauli e del sottosegretario Carlo Vischia il CONI sottoscrisse con il dicastero della Pubblica Istruzione un accordo in base al quale, insieme con l’istituzione dei Gruppi sportivi scolastici nella scuola media secondaria, si metteva mano a un’imponente operazione mirata alla realizzazione di un campo-scuola in ogni capoluogo di provincia. Avvio per una decisa crescita dell’attività sportiva di base in chiave organizzativa e agonistica, le due iniziative ebbero il merito di confermare quanto i valori pedagogici dello sport fossero strumento indispensabile per la formazione integrale delle classi giovanili.
Il 22 dicembre 1955 Onesti sposò la ventisettenne Gabriella Rinchiusi, di famiglia originaria di Terni. Dall’unione il 6 gennaio 1958 nacque Massimo. La moglie morì nel 1994, il figlio nel 2010.
Contemporaneamente alla crescita della promozione sportiva tra le fasce giovanili e al sostegno tecnico e finanziario delle federazioni, negli anni Cinquanta il Comitato olimpico fu particolarmente impegnato nella preparazione dei due eventi internazionali alla cui organizzazione era stato designato. I Giochi invernali del 1956, allestiti nello scenario dolomitico di Cortina d’Ampezzo e archiviati con generale consenso, furono una prova generale delle Olimpiadi di Roma, che fecero confluire nella capitale italiana, dal 25 agosto all’11 settembre 1960, 5913 atleti in rappresentanza di 84 nazioni.
Esaltata dalla suggestione dei luoghi, dalla qualità organizzativa, dalla ricchezza dei risultati agonistici – compresi quelli degli atleti di casa, riassumibili nella conquista di 36 medaglie – e dall’inedito impatto mediatico (per la prima volta l’evento olimpico fruì della diffusione televisiva internazionale con 102 ore di diretta e 21 nazioni collegate), i Giochi di Roma furono un successo di vistose proporzioni, e passarono alla storia come ‘l’ultima Olimpiade dal volto umano’.
Del credito riscosso con il successo di Roma ’60, quattro anni dopo, in occasione dei Giochi di Tokyo, Onesti raccolse un personale riconoscimento, venendo eletto, con forte maggioranza di suffragi, membro del CIO. L’ingresso nel consesso olimpico mondiale gli consentì di toccare con mano l’arcaicità di un apparato legato ai principi del dilettantismo più esasperato e per nulla aperto a concedere spazi e rappresentatività ai Comitati nazionali olimpici (CNO), vero e proprio centro motore dell’attività promozionale, tecnica e organizzativa dello sport internazionale. Dal momento del suo inserimento nel CIO, gradualmente e spesso in aperto contrasto con il presidente dell’organismo, lo statunitense Avery Brundage, Onesti si fece promotore di una forte azione riformatrice della realtà olimpica, approdando, il 1° ottobre 1968 a Città del Messico, alla presidenza dell’assemblea dei CNO.
In campo nazionale, la seconda metà degli anni Sessanta fu stagione tra le più significative della sua presidenza. Tre le iniziative rilevanti: la presentazione del Libro bianco dello sport (27 ottobre 1966), l’istituzione della Scuola centrale dello sport (inaugurata il 22 dicembre 1966 nel complesso romano dell’Acquacetosa ora intitolato al suo nome) e quella dei Giochi della gioventù, annunciata il 3 settembre 1968 alla vigilia dei Giochi olimpici di Città del Messico.
Con il primo atto si sottolineavano doveri, carenze e disattenzioni del mondo politico e governativo nei confronti dei problemi vitali dell’attività sportiva. Con il secondo, si dette il via alla creazione di un corpo altamente qualificato di tecnici e dirigenti, i maestri dello sport, attraverso corsi formativi di durata triennale. Con il terzo prese vita una manifestazione riguardante giovani dai 12 ai 16 anni impegnati in sette discipline: atletica, nuoto, ginnastica, pallacanestro, pallavolo, ciclismo e sci. Già la prima edizione fu un successo di proporzioni sorprendenti. Alla finale nazionale, il 29 maggio 1969, ospitata nello stadio dei Marmi al Foro Italico a Roma, presero parte 4118 giovani, selezione dei 2.400.000 iscritti alle fasi locali e comunali, con 5700 comuni coinvolti.
Il 18 febbraio 1971 Onesti pose nuovamente all’attenzione delle forze politiche il quadro dello sport nazionale, illustrando nel Libro verde dello sport le cose fatte, gli obiettivi, e ciò che l’ente olimpico non avrebbe mai potuto e dovuto fare, in quanto competenza altrui. Ancora nel 1974, con la pubblicazione Sport e Regione, e l’anno successivo con il Libro azzurro, ripropose la necessità di interventi governativi a favore dell’attività di base e dell’impiantistica sportiva.
Nel luglio 1972 fu protagonista di un’operazione diplomatica di forte rilievo internazionale. Su invito del governo della Repubblica popolare cinese, primo membro del CIO, si recò in visita ufficiale a Pechino, raggiungendo due risultati: rafforzò la propria autorevolezza personale nei confronti del consesso mondiale e riaprì i rapporti con una realtà, quella dello sport cinese, assente dai Giochi olimpici dall’edizione di Helsinki del 1952 ed esclusa dal CIO dal 1956. Nel 1973, su iniziativa di lord Michael Morris Killanin, succeduto nel 1972 a Brundage al vertice del CIO, Onesti ricevette l’incarico di coordinatore della Solidarietà olimpica, un progetto volto a sostenere l’attività sportiva dei paesi depressi. Nel maggio 1975, dai delegati di 132 paesi fu confermato all’unanimità alla presidenza dell’Assemblea permanente dei Comitati olimpici nazionalidei per il quadriennio 1975-79, ricevendo inoltre la Coppa olimpica, la seconda conferita all’Italia dal CIO dopo quella attribuita nel 1934 all’OND.
Nel suo ruolo presidenziale, dalla nomina del 1946 e per oltre un ventennio, Onesti era riuscito sempre a governare lo sport italiano, senza grande opposizione, né interna all’apparato né politica. Il primo conflitto di una certa rilevanza giunse nel 1973, in occasione del 37° Consiglio nazionale elettivo. I presidenti federali Renzo Nostini (scherma) e Claudio Coccia (pallacanestro) contestarono apertamente il suo operato, denunciandone il carattere monocratico. Furono le punte avanzate di uno stato di insofferenza condiviso, sia pure in modo meno palese, da altri presidenti federali, tra cui Primo Nebiolo, cui non facevano difetto né capacità e ambizioni personali né la forte autorevolezza derivante dal rappresentare l’atletica, disciplina olimpica per eccellenza. Lo scrutinio sottolineò il contrasto: 7 voti su 31 andarono a Nostini.
Nella successiva tornata elettorale, il 29 aprile 1977, Onesti fu confermato alla presidenza del CONI, ma l’anno successivo, accogliendo un ricorso presentato da Nostini, due sentenze, quella del Tribunale amministrativo regionale del Lazio (13 marzo 1978) e l’analoga decisione emessa dal Consiglio di Stato (7 luglio 1978), annullarono l’elezione, ritenendo illegittima, in base alla legge del parastato, la proroga della presidenza per oltre due mandati. Dopo 33 anni al vertice dello sport nazionale, nella stessa giornata del 7 luglio Onesti rassegnò le dimissioni.
Negli anni successivi, quale membro del CIO, continuò a frequentare regolarmente le riunioni della Giunta esecutiva e del Consiglio nazionale del CONI, così come prese parte attiva nei consessi internazionali quale presidente dell’assemblea dei Comitati nazionali, coordinatore della Solidarietà olimpica e, dal 31 ottobre 1980, presidente della Commissione culturale del CIO. L’ultima sua presenza ufficiale fu del 27 ottobre 1981, nel Consiglio nazionale del CONI.
Morì a Roma l’11 dicembre 1981.
Alla sua memoria, con la legge 86/2003, fu istituito il ‘vitalizio Onesti’, a sostegno di ex atleti indigenti.
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