GOLDONI, Giulio
Nacque a Venezia nel 1683 da Carlo Alessandro e Caterina Pasini di Padova (ma per una lacuna documentaria alcuni biografi hanno fissato la nascita nel 1684).
Il padre era notaio dell'ufficio dei Cinque savi alla mercanzia, incarico lucroso che gli permetteva di mantenere un tenore di vita elevato. Il G. trascorse così un'infanzia agiata tra Venezia e una villa di Roncade, che la famiglia aveva preso in fitto da Carlo (II) Cibo Malaspina. Tuttavia, alla morte del padre (1703) il patrimonio risultò gravemente compromesso. Il G., che in quell'anno si era unito in matrimonio con la veneziana Margherita Salvioni (o Saioni), figlia di primo letto della terza moglie del padre, dopo aver visto sfumare la possibilità di subentrare a lui nell'ufficio dovette trascorrere alcuni anni in grandi ristrettezze con la moglie e la cognata Maria. La coppia ebbe sei figli: Carlo Antonio (nato nel 1704 e morto subito dopo); i gemelli Carlo Antonio e Paolo (nati verosimilmente nel 1705 e morti il 21 genn. 1706); Carlo, nato nel 1707; Giovanni Paolo, nato il 1° ott. 1709 e morto dopo un mese; infine Giovanni Paolo (o Giampaolo), dato alla luce il 10 genn. 1712.
Per motivi ignoti, probabilmente per dissidi con la consorte e la cognata che viveva con loro nonché per la sempre difficile situazione finanziaria, il G. lasciò allora Venezia e si recò a Roma. Si inserì nei circoli dei veneziani residenti nella capitale pontificia e intraprese gli studi di medicina. Tuttavia al termine di essi non si immatricolò nel Collegio medico di Roma; il 12 nov. 1716 lo si trova iscritto alla corporazione dei medici e speziali di Firenze come venditore di balsami e unguenti. Nel 1718 si trasferì a Perugia, dove iniziò a esercitare la professione con buon successo e dove fece infine trasferire la famiglia, rimasta fino ad allora a Venezia.
Tornato in patria, alcuni anni dopo, si stabilì a Chioggia, dove continuò a esercitare la medicina. Ma in seguito la professione lo portò a Modena (dove si occupò anche di sistemare la situazione patrimoniale lasciata dal padre), Udine, Gorizia, Pavia (dove conobbe Pietro Goldoni Vidoni, destinato a diventare uno dei principali protettori del figlio Carlo) e ancora a Chioggia. Infine approdò a Bagnacavallo, nella legazione di Ferrara, dove nel 1729 divenne medico condotto aggiunto, con lo stipendio di 12 scudi romani al mese, venendo presto raggiunto dalla moglie e dallo stesso Carlo.
Il G. giocò un ruolo rilevante nella biografia del figlio. Cresciuto egli stesso nel gusto delle lettere e del teatro (suo padre aveva tra l'altro fatto allestire un teatro privato nella villa di Roncade), fece costruire nella casa veneziana un teatrino di burattini, che il figlio avrebbe ricordato nelle Memorie, non senza un'ampia parte di artificio letterario, come prima sollecitazione alla sua vocazione teatrale. Tali intrattenimenti proseguirono anche a Perugia. Carlo accompagnò inoltre il padre presso il conte Francesco Antonio Lantieri nel castello di Vipacco, dove pure si cimentò con il teatro dei burattini. Nel 1726 il G. fece stampare a sue spese dal tipografo udinese G.B. Fongarino trentotto sonetti del figlio, di argomento sacro. Tuttavia gli impose anche di intraprendere gli studi di medicina e in seguito, dati i mediocri risultati del giovane, ottenne per lui grazie a Pietro Goldoni Vidoni un posto nell'antico e prestigioso collegio Ghislieri di Pavia, perché seguisse in quella università gli studi di diritto. Solo dopo anni, e non senza conflitti, rinunciò ai suoi progetti per il primogenito. Più volte ricordato nelle Memorie di Carlo, dov'è descritto come uomo mite e indulgente, secondo alcuni critici il G. ispirò il personaggio del dottor Onesti in La finta malata, nonché il Medico olandese. Manca, in effetti, nel teatro goldoniano la satira della medicina, che pure rappresenta un topos della letteratura teatrale di età moderna. Tuttavia nelle pagine goldoniane la figura del G. appare sfumata, sospesa tra l'affetto filiale e la simpatia e la distanza di un destino non condiviso.
Il G. morì a Bagnacavallo, dopo una breve malattia, il 21 genn. 1731. Fu sepolto nella locale chiesa di S. Girolamo, dove nel 1884 il Comune pose una lapide in sua memoria.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Medici e speziali, reg. 17, c. 173; Bagnacavallo, Archivio comunale, Sedute del Consiglio, reg. IX, vol. IV, 1729, c. 7r; Ibid., Archivio della parrocchia di S. Michele Arcangelo, Atti di morte, vol. II, cc. n.n.; C. Goldoni, Memorie, Firenze 1907, I, pp. 27, 29, 31 e passim. Il G. è citato in quasi tutte le biografie del figlio. Ricordiamo D. Vaccolini, Di G. G. padre di Carlo. Memoria necrologica, in Giornale arcadico, LV (1832), pp. 356 s.; V. Joppi, Carlo Goldoni in Udine, in Pagine friulane, II (1889), pp. 4, 15 s.; E. Biondi, Babbo G., in Il Rinnovamento (Ravenna), IV (1907), 7, pp. 17-21; A. Lazzari, Il padre di Goldoni, in Rivista d'Italia, X (1907), 2, pp. 257-272; C. Borghi, Memorie sulla vita di Carlo Goldoni, in Modena a Carlo Goldoni nel secondo centenario dalla sua nascita, Modena 1907, p. 18 e passim; A.G. Spinelli - E.P. Vicini, Cenni sulla famiglia di Carlo Goldoni, ibid., pp. 153-155; G. Corti, Una notizia inedita sul padre del Goldoni, in Lettere italiane, IX (1957), 3, pp. 294 s.; G. Natali, Il Settecento, Milano 1960, pp. 863-866; E. Santoro, Vagabondaggi di Carlo Goldoni sul Po, in Archivio storico lombardo, LXXXIX (1962), pp. 109-111; P.L. Chudoba, Notizie inedite sulla famiglia di Carlo Goldoni, in Studi goldoniani, 1970, n. 2, pp. 216 s., 220; N. Mangini, I Goldoni a Chioggia, ibid., 1973, n. 3, pp. 129, 132, 134-138, 140, 146 s.; F. Angelini, Vita di Goldoni, Roma-Bari 1993, pp. 19-22, 26, 28 s., 46.