GIULIO I papa
Fu eletto il 6 febbraio 337 a successore di papa Marco, e ben presto ebbe ad occuparsi delle controversie suscitate in Oriente dagli ariani-eusebiani, che avevano segnato nel concilio di Tiro (335) la condanna di Atanasio (v.; e v. arianesimo). Atanasio e gli altri vescovi perseguitati (Marcello di Ancira, Paolo di Costantinopoli, Asclepa di Gaza, Lucio di Adrianopoli) si recarono a Roma ove G. indisse un concilio che li riabilitò (341). G. diede notizia del suo operato agli orientali, astenutisi dal concilio, in una lettera che rivendicava i diritti della Sede romana. Per assecondare le premure dell'imperatore Costante, desideroso di condurre la concordia nella Chiesa, G. radunò a Sardica (343) un nuovo concilio, al quale inviò i suoi legati. Il concilio fallì al suo scopo, causa l'ostinazione degli ariani; regolò però la procedura degli appelli, condannò i vescovi più turbolenti e preparò la via al ritorno di Atanasio in Alessandria. Il Lib. Pontificalis attribuisce a G. la prescrizione che nessun chierico dovesse portare al pubblico tribunale il giudizio delle sue cause, ma solo a quello della Chiesa, e l'ordinamento dell'ufficio dei notai. A lui pure va il merito dell'erezione di una basilica presso il Foro Traiano (i Ss. Apostoli) e di un'altra nel Trastevere (S. Maria, basilica Giulia) e dell'organizzazione di tre cimiteri: quello di S. Valentino sulla via Flaminia, di un secondo sull'Aurelia e del terzo sulla Portuense (S. Felice). Morì il 12 aprile 352, e fu sepolto nel suo cimitero sull'Aurelia.
Bibl.: L. Duchesne, Lib. Pontif., Parigi 1886, pp. cclxi, 205; id., Storia della Chiesa antica, II, Roma 1911, p. 116 segg.; Hefele-Leclerq, Histoire des Conciles, I, Parigi 1907, pp. 699 segg., 737 segg.; H. Grisar, Roma alla fine del mondo antico, Roma 1908, p. 256; P. Batiffol, La paix constantinienne et le catholicisme, Parigi 1914, p. 408 segg. (v. anche arianesimo).