GIULIO III papa
Giovan Maria de' Ciocchi del Monte (famiglia originaria di Monte San Savino), nato a Roma nel 1487, successe l'8 febbraio 1550 a Paolo III, del quale era stato amico. Rappresentante nel conclave della reazione dei cardinali italiani e moderati contro le pressioni della Francia e della Spagna come dei riformatori intransigenti, ebbe da papa due compiti: ricondurre gli affari religiosi verso una più giusta discussione e impedire in Italia alterazioni dannose. Ebbe intelletto aperto ed era preparato agli affari per un lungo esercizio di essi; poiché era stato sotto Paolo III della Commissione per la Riforma e a Trento uno dei presidenti del Concilio. Ma gli nocque la troppa parzialità per la famiglia (gravissimo lo scandalo della creazione a cardinale, 30 maggio 1550, di Innocenzo del Monte, un trovatello da lui protetto e fatto adottare dal fratello); ed ebbero spesso gravi conseguenze un'eccessiva irascibilità e il suo carattere non fermo, che troppo spesso piegò alle pressioni degl'imperiali. Iniziò il pontificato con una politica di conciliazione, ma ben presto non poté sottrarsi a guerre e a contrasti. Per Parma e Piacenza, dove, ribelle al nonno, s'era insediato negli ultimi giorni di vita di Paolo III il nipote Ottavio Farnese, G., amico alla famiglia, non poté impedire che il giovane duca si alleasse ad Enrico II di Francia e, peggio ancora, fu trascinato contro di lui, in un'aspra guerra, da Carlo V. Sperò il papa, forse, un componimento fin da principio, ma non solo Ottavio non volle saperne di cambiar Parma con Camerino (che già gli era appartenuta anni prima e che era stata ceduta allo Stato della Chiesa in cambio della creazione del ducato di Parma e Piacenza per i Farnesi), ma la guerra si allargò notevolmente nell'Italia settentrionale, divenendo generale tra il re di Francia e l'imperatore. Ottavio seppe resistere e tenne a lungo in scacco le truppe papali: onde G. s'indusse presto a un accordo che lasciò Parma al Farnese (1552); ma la guerra fu poi portata a Siena, con grosse complicazioni anche per lo stato pontificio, e non riuscì mai al papa di poter porvi termine con le ripetute legazioni inviate per la pace.
In materia religiosa G. riconvocò, è vero, il concilio nuovamente a Trento (con bolla 14 novembre 1550), ma dopo quattro sessioni e aspri contrasti tanto con gl'imperiali quanto coi Francesi, fu necessario sospendere le riunioni nell'aprile 1552. Non tutte le accuse fatte a G. sono fondate. La sua attività per la prosecuzione della riforma religiosa è stata continua e proficua. Né può essere incolpato della sospensione del Concilio o perché la conciliazione avvenuta con l'Inghilterra nel 1554 ebbe corta vita. Morì il 23 marzo 1555.
Bibl.: L. v. Pastor, Storia dei papi, trad. ital., VI, Roma 1927; S. Ehses, Concilium tridentinum, Actorum pars I et II, in voll. 4 e 5, Friburgo in B. 1904-1911; L. Chiesi, Giulio III e la guerra di Parma e della Mirandola, in Atti e e Mem. R. Dep. Stor. Patr. per le prov. moden., Modena 1892.