KRAL, Giulio
Nato a Trieste il 26 luglio 1901, da Vittorio e Aurelia Gatti, svolse gli studi universitari presso il Politecnico di Milano, dove si laureò in ingegneria civile nel 1923, discutendo una tesi in scienza delle costruzioni con Arturo Danusso. Dopo un periodo di perfezionamento all'istituto di fisica dell'Università di Vienna - dove risentì particolarmente dell'influenza di F. Kottler -, nel 1924 si laureò anche in matematica presso l'Università di Roma, sotto la guida di Tullio Levi-Civita. Fu poi assistente alla cattedra di meccanica razionale di tale università, dove tenne anche, per supplenza, dal 1928, il corso di fisica matematica e, per incarico, dal 1930, quello di meccanica superiore. Dal 1925, il K. aveva anche iniziato a lavorare presso la società Ferrobeton, prima come ingegnere progettista e, poi, dal 1933, come consulente tecnico. Nel 1931 vinse i concorsi a cattedra in meccanica razionale e in scienza delle costruzioni; insegnamento quest'ultimo che impartì negli anni seguenti presso la facoltà di architettura dell'Università di Napoli. È del 1939 il trasferimento a Roma, sulla cattedra di applicazioni dell'analisi dell'INDAM (Istituto nazionale di alta matematica), dietro invito di Francesco Severi. Nel 1963, il K. passò poi alla cattedra di meccanica razionale della Università di Roma e, nel 1968, a quella di istituzioni di fisica matematica della stessa università.
Singolare figura nel quadro della fisica matematica italiana del Novecento, il K. unì costantemente nella sua vita scientifica le ricerche in campo matematico alla attività di ingegnere.
Da un punto di vista strettamente matematico, la produzione del K. ha inizio nella seconda metà degli anni Venti del Novecento con alcune ricerche nel solco della scuola fisico-matematica italiana. Ciò riguarda, in modo particolare, lo studio delle equazioni integrali di Fredholm in connessione a problemi di carattere vibratorio (Sulla deformazione infinitesima del campo di integrazione nelle equazioni di Fredholm, in Rendiconti della R. Acc. dei Lincei, classe di scienze fisiche, s. 6, IV [1926], pp. 429-435; Sulle funzioni di Green relative a campi pluriconnessi, ibid., V [1927], pp. 967-972), e la questione del calcolo di limiti superiori dell'energia delle forze elastiche; ambito in cui il K. migliorò ed estese alcuni risultati ottenuti in precedenza da Levi-Civita (Limiti superiori del cimento dinamico, ibid., VII [1928], pp. 223-228; Limitazioni locali del cimento dinamico, ibid., IX [1929], pp. 382-386).
Tuttavia, il suo contributo più rilevante in campo matematico ebbe luogo durante gli anni Trenta, con varie ricerche nel campo della teoria degli invarianti adiabatici. Considerati inizialmente - soprattutto da Paul Ehrenfest - nelle prime embrionali formulazioni della meccanica quantistica, tali grandezze erano successivamente state oggetto di alcuni studi di carattere sistematico, soprattutto da parte di J.M. Burgers e Levi-Civita. In questo contesto, le ricerche del K. contengono alcune estensioni dei risultati di natura esistenziale ottenuti da Levi-Civita (Qualche complemento alla teoria degli invarianti adiabatici secondo T. Levi-Civita, ibid., XIII [1931], pp. 852-856), nonché varie loro applicazioni in ambito astronomico. In particolare, si deve al K. lo studio del moto di un sistema di corpi giroscopici soggetti all'influenza delle maree (Influenze adiabatiche delle maree nel moto kepleriano di due corpi celesti giroscopici, ibid., XIV [1931], pp. 270-276) da cui egli trasse alcune conseguenze sul comportamento asintotico dei sistemi planetari (Mete lontane del moto di un sistema planetario, ibid., XV [1932], pp. 664-669). Su tali questioni tornò a occuparsi successivamente, in particolare in relazione alla questione della configurazione tipica delle galassie (Sulla formazione delle Galassie, in Rendiconti della R. Accademia d'Italia, s. 7, II [1941], pp. 221-228).
Parallelamente a quelle in campo matematico, le ricerche del K. in campo ingegneristico riguardarono varie questioni di scienza delle costruzioni, ambito in cui egli contribuì fortemente alla considerazione di criteri di natura dinamica nello studio della stabilità di una struttura. In questa direzione, il K. si occupò con particolare riguardo della questione della stabilità e della dinamica dei ponti (Problemi della dinamica dei ponti, in Commentationes Pontificiae Academiae scientiarum, III [1939], pp. 5-25), anche in relazione alla azione perturbatrice del vento.
Risale inoltre alla seconda metà degli anni Trenta la stesura, in collaborazione con il suo allievo Renato Einaudi, del trattato Meccanica tecnica delle vibrazioni (Bologna 1940; rist., Roma 1970). Il K. pubblicò anche Stabilità e vibrazioni. Questioni di stabilità dell'equilibrio elastico (Roma 1968), che raccoglie ricerche da lui svolte in relazione a particolari questioni sorte nell'ambito delle attività della Ferrobeton.
Tra le sue più rilevanti realizzazioni pratiche in campo ingegneristico, spesso connesse a notevoli innovazioni di carattere tecnico, si ricordano: il ponte Maria Cristina sul torrente Calore, il ponte Africa a Roma, il ponte di Castellaz sulla Autostrada del Sole, il ponte di Mezzo a Pisa, il ponte sul Sammaro a Salerno e quello sul Nilo Azzurro a Safartak. Si deve al K. la realizzazione dei bacini di carenaggio nei porti di Napoli e Genova e dell'elettrodotto aereo sullo stretto di Messina.
Il K. morì a Roma il 29 ag. 1971.
Socio dell'Accademia delle scienze di Torino e dell'Accademia nazionale dei Lincei, fu insignito della medaglia d'oro dell'Accademia nazionale dei XL per le matematiche.
Fonti e Bibl.: C. Cattaneo, G. K., in Celebrazioni Lincee, n. 80, Roma 1974; R. Einaudi, G. K., in Boll. della Unione matematica italiana, s. 4, IV (1971), 6, pp. 290-293; A boundary condition with fading memory in electromagnetism, Convegno in onore di G. K., Bologna 1995.