MINERVINI, Giulio.
– Nacque a Napoli il 9 ag. 1819, terzo di otto fratelli, da Raffaele e da Luisa Avellino, sorella del giurista Francesco Maria, la figura più eminente nell’antichistica napoletana del tempo.
Il M. si laureò in diritto seguendo l’esempio dello zio materno, di cui divenne discepolo e continuatore. Per cinque anni praticò l’attività forense, che lasciò nel 1837 per intraprendere quella letteraria e antiquaria. In quell’anno pubblicò a Napoli le Meditazioni filosofiche, in cui, con stile leopardiano, manifestò forte spirito religioso, svelando l’adesione al romanticismo. Al 1840 risale la prima fatica antiquaria, la memoria sul Mito di Ercole e Jole illustrato cogli antichi scrittori e co’ commenti in dilucidazione di una pittura pompejana letta all’Accademia Ercolanese (poi edita nelle Memorie della R. Accademia Ercolanese di archeologia, V [1846], pp. 157-246). A 21 anni era già socio corrispondente di quell’Accademia.
Nel 1841 il Bullettino dell’Instituto di corrispondenza archeologica pubblicò per la prima volta un suo articolo, sulle monete della gens Marcia. Nel 1842 iniziò la collaborazione con il Bullettino archeologico napoletano, appena fondato da Avellino come organo del R. Museo Borbonico. Intorno alla metà degli anni Quaranta la produzione scientifica del M. si fece più serrata. Nel 1845 pubblicò a Napoli l’edizione della lapide napoletana di Tettia Casta. Nel 1846 riunì nell’opuscolo Descrizione di alcuni vasi fittili antichi della Collezione Jatta (Napoli) vari scritti sulle ceramiche figurate di Ruvo comparsi nel Bullettino archeologico napoletano. Consapevole delle polemiche suscitate dalla disposizione estetico-filologica delle collezioni del R. Museo Borbonico, voluta da M. Arditi e da Avellino, dichiarò di attenersi a un’organizzazione topografica della materia.
Succeduto nel 1851 nella carica di segretario perpetuo dell’Accademia Pontaniana ad Avellino, morto l’anno precedente, negli anni successivi intensificò l’attività scientifica. Ne sono testimonianza i contributi di numismatica illirico-adriatica (Intorno alle medaglie dell’antica Dalvon, IV [1852], pp. 267-281), d’epigrafia latina e osca e d’illustrazione delle pitture vascolari nelle Memorie della R. Accademia Ercolanese, alcune monografie di carattere storico-artistico e numismatico (Monumenti antichi inediti posseduti da Raffaele Barone, Napoli 1852; Saggio di osservazioni numismatiche, ibid. 1856) e soprattutto la nuova serie del Bullettino archeologico napolitano, la cui pubblicazione il M. riprese nel 1852 insieme con il gesuita R. Garrucci. Espulso questi dal Regno nel 1853 per sospetti di propaganda liberale, ne curò poi da solo l’edizione fino al 1860, monopolizzando di fatto la pubblicazione degli studi e delle scoperte nel Regno delle Due Sicilie. Il nuovo Bullettino segnò un progresso metodologico rispetto all’edizione di Avellino, allargando l’orizzonte degli interessi all’Etruria, alle altre terre italiche e all’archeologia cristiana. Alle descrizioni di oggetti e dipinti in stile letterario, ricercato ed elegante si associarono nuovi strumenti illustrativi, quali la cromolitografia e la fotografia (Fotografia in Pompei, in Bullettino archeologico napolitano, II [1853], dicembre, p. 81).
Carattere maggiormente divulgativo ebbero gli scritti di varia antiquaria per le annate 1856 e 1857 della rivista Museo Borbonico, destinata a un più vasto pubblico di gente colta. Nel 1857 collaborò poi a Il Giambattista Vico, fondato dall’amico G. Fiorelli.
L’organicità del M. alla cultura ufficiale borbonica toccò proprio in quegli anni l’acme. Entro il 1854 il M. era socio ordinario della R. Accademia Ercolanese, socio d’onore della R. Academia de arqueología di Madrid e corrispondente della R. Accademia di belle arti della Società R. Borbonica, dell’Instituto di corrispondenza archeologica (Roma), del quale fu poi anche membro onorario della direzione, della Pontificia Accademia romana di archeologia, della R. Accademia delle scienze di Torino, dell’Académie des inscriptions et belles-lettres di Francia, della K. Akademie der Wissenschaften e la Archäologische Gesellschaft di Berlino.
Nel 1860 la fine del Regno delle Due Sicilie fece sentire i suoi contraccolpi anche nell’ambiente dell’antichistica partenopea, ma il M. non rimase estraneo al nuovo contesto italiano. Nel 1860 fu nominato ispettore del Museo nazionale di Napoli (l’ex Museo Borbonico) per la sezione epigrafia e numismatica e curò la catalogazione e l’esposizione dei materiali cumani donati al Museo nel 1861 dal principe Eugenio di Savoia Carignano. A seguito del decreto del 31 maggio 1861 con il quale P.E. Imbriani, direttore della Pubblica Istruzione nella Luogotenenza di Napoli, procedette alla chiusura della Società di archeologia, scienze e belle arti, il M. insieme con Fiorelli minacciò le proprie dimissioni. La Società fu ricostituita il 24 settembre dal ministro della Pubblica Istruzione, F. De Sanctis. Alla fine dell’anno il M. ricevette l’offerta della cattedra di letteratura greca nell’Università napoletana, che rifiutò per conservare il posto di ispettore.
Del 1861 fu una sporadica incursione nella letteratura dialettale (Il Vangelo di s. Matteo volgarizzato in dialetto napoletano, Londra 1861) ma soprattutto l’inaugurazione, nel maggio, della nuova serie del Bullettino archeologico, ora fregiato dell’aggettivo italiano. La pubblicazione però non riuscì a imporsi come periodico archeologico nazionale, anche per la concorrenza del Giornale degli scavi di Pompei edito da Fiorelli, e durò un solo anno. Il M. lamentò le difficoltà e il mancato sostegno pubblico: ne seguì un’aspra polemica con De Sanctis, colpevole, a giudizio del M., del «niuno appoggio accordato dal Governo» (Coppola, 1939) alla rivista.
In quei primi anni Sessanta si dedicò al Museo nazionale napoletano, pubblicandone le pitture pompeiane (Indicazione degl’intonachi dipinti del Museo nazionale di Napoli, Napoli 1863; Gl’intonachi dipinti del Museo nazionale di Napoli descritti ed illustrati, ibid. 1865) e avviando la Herculanensium Voluminum quae supersunt Collectio Altera (I, ibid. 1862 con sua prefazione), progetto di cui ebbe la direzione fino all’aprile 1863 e che lo portò in rapporto con D. Comparetti.
Dopo aver perduto la corsa per la direzione della soprintendenza di Napoli, conclusasi con la nomina di Fiorelli, nel 1864 lasciò il posto d’ispettore. Particolare lustro diede al M. la traduzione in italiano, in qualità di corrispondente dell’Istituto imperiale di Francia e «con l’assentimento dell’autore», della Storia di Giulio Cesare (Firenze) scritta da Napoleone III. Nel 1867 fu nominato bibliotecario della Biblioteca universitaria di Napoli, dove rimase fino al 1886 e di cui scrisse la storia (La Biblioteca Universitaria di Napoli. Relazione, Napoli 1873), non riuscendo nel 1874 a succedere a F. Trinchera come direttore del Grande Archivio, divenuto l’anno successivo Archivio di Stato di Napoli.
Socio corrispondente del R. Istituto lombardo di scienze lettere e arti di Milano, della Numismatic Society di Londra e cavaliere del R. Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, vice-presidente della Commissione conservatrice dei monumenti di Terra di Lavoro istituita nel 1869, nel 1875 fu eletto nel consiglio direttivo della neonata Società napoletana di storia patria e socio nazionale dell’Accademia dei Lincei.
Negli anni 1872-74 fu, inoltre, membro della Giunta consultiva d’archeologia in seno al ministero della Pubblica Istruzione; nel 1877 fu tra gli organizzatori della III Esposizione nazionale d’arte, che vide il trionfo di soggetti neopompeiani e orientalisti.
Negli ultimi anni di vita il M. si riavvicinò ai materiali archeologici ed epigrafici, ormai considerati strumenti di ricostruzione storica, e tornò alla divulgazione. Nel 1879 nell’Archivio storico per le province napoletane pubblicò la notizia degli scavi condotti da M. Spinelli nella necropoli di Suessula e insieme con G. Iannelli, fondatore del Museo di Capua, organizzò nella reggia di Caserta una mostra con materiali da Suessula e Capua redigendone la guida (Guida illustrativa alla Mostra archeologica in Caserta, Napoli). Nel 1880 pubblicò a Napoli una guida archeologica della città (Sguardo sugli antichi monumenti della città e della provincia di Napoli); nel 1883 illustrò i graffiti scoperti l’anno prima nel traforo della collina di Posillipo per l’impianto della tramvia (Nuove scoperte in Napoli, Roma). In quegli anni riemerse l’antica passione letteraria, testimoniata per altro dall’amicizia di A. Ranieri. Nel 1880 pubblicò a Napoli il componimento in versi La fanciulla catanese, «per una serata di beneficenza a favore dei danneggiati del Po e dell’Etna», organizzata dal comitato promotore della Scuola di arte rappresentativa fondata dal M. nel 1873.
Il M. morì a Roma il 18 dic. 1891.
Fonti e Bibl.: Lettere di A. Ranieri al M. sono conservate nella Biblioteca nazionale di Napoli, Mss., XVIII.50; G. Fiorelli, Appunti autobiografici, a cura di A. Avena, Roma 1935, pp. 35, 46; F. De Sanctis, Epistolario (1861-1862), a cura di G. Talamo, Torino 1969, pp. 148, 266, 315, 368; R. Chillemi, Archeologia capuana nelle lettere di Iannelli a M., in Archivio storico di Terra di Lavoro, VI (1978-79), pp. 107-133; Le «Memorie di un archeologo» di Felice Bernabei, a cura di M. Bernabei - F. Delfino, Roma 1990, p. 100; S. Cerasuolo, Due protagonisti e un comprimario dell’antichistica italiana del secolo XIX. I carteggi Comparetti - Fiorelli - Barnabei, Messina 2003, pp. 18, 22, 36, 39 s., 46 s., 49, 51, 87, 91, 95, 111, 119; E. Puglia, Una lettera inedita di Theodor Gomperz a G. M., in Studi di egittologia e di papirologia, II (2005), pp. 129-132; T. Cirillo, Lettere dall’Accademia: G. M. a Domenico Comparetti, in Tra papirologia e archeologia ercolanesi, I carteggi Comparetti - De Petra, a cura di S. Cerasuolo, Messina 2005, pp. 123-145; P. Martorana, Notizie biografiche e bibliografiche degli scrittori del dialetto napolitano, Napoli 1874, p. 306; A. Miola, G. M., in Atti della Accademia Pontaniana, XXIII (1893); B. Croce, Appunti per la storia della cultura in Italia nella seconda metà del secolo XIX, I, La vita letteraria a Napoli dal 1860 al 1900, in La Critica, VII (1909), p. 343; II, Annotazioni alla «Vita letteraria a Napoli dal 1860 al 1900. Parte I», ibid., VIII (1910), p. 217; A. Maiuri, Gli studi di antichità a Napoli nel Sette e Ottocento, in Rendiconti della R. Accademia di archeologia, lettere e belle arti di Napoli, n.s., XVII (1937), pp. 48, 56 s.; N. Coppola, Scorci e figure del Risorgimento italiano, in Rassegna storica del Risorgimento, XXVI (1939), pp. 1306 s.; M. Gigante, Il catalogo dei papiri ercolanesi: contributo alla storia della filologia classica, in Cronache ercolanesi, X (1980), pp. 5-7; L.A. Scatozza Höricht, G. M., in La cultura classica a Napoli nell’Ottocento, a cura di M. Gigante, II, Napoli 1987, pp. 847-863; V. Trombetta, Bullettino archeologico napolitano - Bullettino archeologico italiano, ibid., III, ibid. 1991, pp. 347-421; M. Picone, La pittura dell’Ottocento nell’Italia meridionale dal 1848 alla fine del secolo, in La pittura in Italia, II, L’Ottocento, Milano 1991, p. 511; M. Barbanera, L’archeologia degli Italiani, Roma 1998, pp. 13 s., 20, 30 s., 45 s., 58, 195, 210, 212 s.
M. Munzi