NEPOTE, Giulio (Julius Nepos)
Imperatore romano del sec. V. Nipote di un conte Marcellino, che aveva avuto parte considerevole nella torbida vita dell'impero occidentale, ereditò dallo zio un potere personale nella Dalmazia, e in questa terra, ch'era stata per tutto il secolo base d'azione della politica bizantina verso l'Occidente, rappresentò gl'interessi e le vedute della corte orientale, che si atteggiava a custode della romanità di fronte alla barbarie imperversante nell'altra parte dell'impero. Leone imperatore, che, non avendo riconosciuto nell'Occidente Glicerio, creatura del barbaro Gundobaldo, rimaneva di diritto sovrano di tutto l'impero, scriveva il 1° giugno 473 a lui "magistro militum Dalmatiae" (Cod. Iust., VI, 61, 5); e poco appresso, datagli in moglie una nipote dell'Augusta Verina, lo nominava, col titolo di patrizio, capo di una spedizione nell'Occidente, che fu tuttavia condotta, verosimilmente, da N. con f0rza propria. A Ravenna un cliente dell'imperatore lo proclamò Cesare, ch'era grado all'impero. Glicerio non osò resistere e, fatto prigioniero nel porto di Roma, fu mandato come vescovo a Salona nella Dalmazia.
N. fu proclamato imperatore (24 giugno 474), forse senz'attendere il consenso della corte bizantina, la quale, essendo già morto Leone (18 gennaio 474), non sembra averlo riconosciuto ufficialmente. Il nuovo imperatore, che Apollinare Sidonio chiama "sommo Augusto per l'armi come per i costumi", parve iniziare una più energica resistenza ai barbari; a Ecdicio, che difendeva contro i Visigoti l'Alvernia, mandò il titolo di patrizio, e minacciò guerra al potente regno barbarico. Ma l'insuccesso di Ecdicio, fors'anche l'opposizione delle popolazioni dell'Italia superiore, lo indussero a trattare di pace: il concilio della Liguria deliberò l'invio di S. Epifanio vescovo di Pavia, il quale negoziò col re barbaro Eurico, quasi con un sovrano pari all'imperatore, e gli riconobbe il possesso dell'Alvernia. Oreste, che N. aveva creato suo patrizio, ebbe allora il comando delle milizie della Gallia; ma, uscito da Roma, si arrestò a Ravenna, dichiarandosi contro l'imperatore, forse in nome della romanità offesa dalla debolezza di questi; e poco dopo creò imperatore il figlio Romolo Augustolo (31 ottobre 475). N. già dal 28 agosto era fuggito nella Dalmazia, dove conservò il titolo d'imperatore, dando speranze di tentare, dopo la deposizione dell'Augustolo e la proclamazione a re di Odoacre, la riconquista d'Italia, ma in verità attendendo a rafforzare il suo dominio nella regione. Forse quelle speranze deluse indussero due suoi conti a ucciderlo presso Salona (480).
Bibl.: G. Romano, Le invasioni barbariche in Italia, Milano s. a.; R. Cessi, Regnum ed Imperium in Italia, Bologna 1919; O. Seeck, Geschichte des Untergangs der antiken Welt, VI, Stoccarda 1920; G. B. Picotti, Il patricius, in Arch. stor. ital., ser. 7ª, IX (1928).