PIAZZA, Giulio
PIAZZA, Giulio. – Nacque a Forlì il 13 marzo 1663 da Francesco e Francesca Savorelli. Apparteneva a un’importante famiglia nobile dell’area emiliano-romagnola, presente a Forlì e a Parma. Nel 1677 si trasferì a Roma e seguì gli studi letterari nel Collegio Clementino. Iniziò poi una carriera in Curia sotto la guida dello zio Camillo, autorevole prelato e assessore al S. Uffizio, divenendo, nel 1688, referendario del tribunale della Segnatura.
Nel 1689 fu inviato a Bruxelles come internunzio nei Paesi Bassi. Vi si trovava ancora quando, alla metà di agosto 1695, la città fu quasi completamente distrutta dal violento bombardamento delle truppe francesi, del quale Piazza ha lasciato un accurato resoconto. La nunziatura fu priva di eventi di particolare rilievo, a esclusione delle trattative per indurre il vescovo di Malines, Humbert-Guillaume de Precipiano, a ritirare un formulario antigiansenista che rischiava di spaccare la Chiesa delle Fiandre.
Il 27 luglio 1696 fu nominato chierico della Camera apostolica, massimo organismo finanziario e contabile della S. Sede, ma, dopo pochi mesi, rientrò nel giro degli impieghi diplomatici. Dal 1698 al 1702 fu nunzio a Lucerna, presso i Cantoni svizzeri, occupandosi, tra l’altro, del reclutamento di mercenari svizzeri per la S. Sede.
Nominato nunzio a Colonia nel dicembre 1702, raggiunse la città nel giugno 1703 e vi rimase fino all’ottobre 1706. Oltre a fungere da osservatore della S. Sede sulla situazione politica tedesca, Piazza dovette occuparsi dei progressi del giansenismo nei Paesi Bassi e in particolare della ‘missione d’Olanda’, da cui dipendeva il clero cattolico delle Province Unite. Dopo la rimozione, nel 1702, del vicario Pietro Codde, accusato di giansenismo, e i duri contrasti che avevano riguardato la nomina del suo successore, il nunzio a Bruxelles, Giovanni Battista Bussi, aveva promosso la nomina di Gerard Potkamp, che pure non si dimostrò sufficientemente ligio alle direttive romane. Alla morte di quest’ultimo, nel dicembre 1705, Clemente XI nominò dunque provvisoriamente Piazza, noto per le sue doti di mediatore, a reggere la missione d’Olanda, allo scopo di impedire a Codde di rivendicare la carica e di consentire un progressivo attenuamento della disputa.
Dopo un anno, nel novembre 1706 Piazza fu nominato nunzio in Polonia e la raggiunse immediatamente, senza verosimilmente passare per Roma. Quando Piazza assunse la nunziatura, la situazione polacca era politicamente molto complessa, a causa di una vera e propria guerra civile tra i due pretendenti al trono, Augusto II di Sassonia, riconosciuto dal pontefice e appoggiato dallo zar Pietro il Grande, e Stanislao Leszczyński, appoggiato da Carlo XII di Svezia. A causa dell’occupazione di buona parte del Paese da parte delle truppe svedesi, il nunzio si dovette fermare a Troppau, in Slesia, dove rimase dal novembre 1706 alla fine della sua missione, nel 1707. Solo nel 1709, a seguito della sconfitta degli svedesi nella battaglia di Poltava, Augusto II avrebbe, infatti, acquistato il pieno controllo della Polonia.
In queste condizioni, Piazza svolse prevalentemente una funzione informativa, inviando a Roma notizie sugli andamenti della guerra e sui rapporti con lo zar, che in questa fase era stato individuato dalla S. Sede come un possibile interlocutore politico. Di minore spessore fu l’attività propriamente religiosa del nunzio, che in sostanza si ridusse all’ordinaria amministrazione, con la concessione al clero locale di facoltà di assolvere, dispense matrimoniali, permessi di lettura di libri proibiti.
Rientrato a Roma, Piazza era considerato, come riferisce Francesco Valesio, tra i «consultori più intimi» di Clemente XI (Valesio, 1978, III, p. 123), soprattutto per la sua conoscenza della realtà tedesca e polacca. Fu dunque nominato segretario dei Memoriali, una delle cariche prelatizie più importanti, perché implicava la gestione di una parte cospicua del flusso di corrispondenza indirizzata al pontefice.
L’evoluzione dei rapporti tra la S. Sede e l’Impero portò poi Clemente XI a valersi delle sue competenze e delle sue relazioni internazionali nell’estate 1708, quando il contrasto sul riconoscimento di Carlo d’Asburgo come re di Spagna sfociò nell’occupazione da parte delle truppe imperiali della cittadina di Comacchio. La reazione del pontefice portò a un vero e proprio conflitto militare e all’invasione delle regioni settentrionali dello Stato pontificio, nell’autunno del 1708. Con la ripresa delle trattative, alla metà di dicembre Piazza fu inviato a Vienna per mitigare le condizioni di armistizio richieste dall’imperatore, che prevedevano il riconoscimento di Carlo sullo stesso piano di Filippo V, il disarmo dell’esercito pontificio e l’avvio di trattative separate per definire l’alto dominio feudale sulla città di Comacchio e sul Ducato di Parma. La missione non conseguì però risultati decisivi e l’armistizio firmato a Roma il 15 gennaio 1709 non fu caratterizzato da significative novità rispetto alle richieste iniziali.
Il 21 luglio 1710 Piazza fu nominato vescovo di Faenza, ma rimase a Roma presso il pontefice. Nominato cardinale il 18 maggio 1712, nel luglio 1714 fu inviato come legato di Ferrara e solo allora prese possesso del vescovato. Il suo governo episcopale non fu incolore. Oltre a promuovere l’ammodernamento del palazzo vescovile e della cattedrale, avviò nel settembre 1718 una visita pastorale della diocesi e, nell’ottobre 1723, celebrò un sinodo.
Al contrario di altri cardinali, Piazza fu inviato a risiedere nella diocesi non in conseguenza della perdita del favore del pontefice, ma allo scopo di disporre nella turbolenta area delle Legazioni emiliane di una personalità di sicuro affidamento. Cumulando, tra il 1714 e il 1718, la carica religiosa di vescovo di Ferrara e quella politica di cardinale legato di Ferrara, egli assunse un ruolo centrale in una serie di delicati snodi amministrativi, come la gestione della crisi agricola conseguente all’epidemia bovina del 1713 e le complesse questioni di regimazione della acque, oggetto di costanti controversie tra i centri urbani dell’Emilia e della Romagna.
Nel conclave del 1724 fu inizialmente indicato dal cardinale Annibale Albani, capo della fazione dei cardinali di Clemente XI, in una rosa di possibili papabili. La sua candidatura fu appoggiata anche dal cardinale Juan Álvaro Cienfuegos, a nome dell’Impero, ma non sostenuta con reale convinzione da Albani, che gli preferiva il domenicano Vincenzo Maria Orsini. Mentre ancora si trattava sulla sua candidatura, Piazza si ammalò, abbandonò il conclave e il suo nome fu accantonato. Morì a Faenza il 23 aprile 1726.
Fonti e Bibl.: Prose e rime degli Accademici Filoponi in morte del cardinale G. P. vescovo di Faenza e protettore di loro Accademia, Faenza 1727; Documents relatifs à la juridiction des nonces et internonces des Pays-Bas pendant le régime espagnol (1596-1706), a cura di J. Lefèvre, Bruxelles-Roma 1942, ad ind.; F. Valesio, Diario di Roma, a cura di G. Scano, III-IV, Milano 1978, ad ind.; Acta Nuntiaturae Polonae, XLI, Iulius Piazza, I-III, a cura di G. Kopiec, Roma 1991-1998.
A. Strocchi, Serie cronologica storico-critica de’ vescovi faentini, Faenza 1841, pp. 228-231; A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, V, Ferrara 18482, pp. 180-182; Iscrizioni della città di Forlì e suo territorio dall’anno 1180 al 1800, Forlì 1849, pp. 111 s.; L. von Pastor, Storia dei papi nel periodo dell’assolutismo, XV, Roma 1933, ad ind.; H. Kramer, Habsburg und Rom in den Jahren 1708-1709, Innsbruck 1936, ad ind.; Ch. Terlinden, Les rapports de l’internonce P. sur le bombardement de Bruxelles en 1695, in Cahiers bruxellois, III (1958), pp. 85-106; A. Caracciolo, Domenico Passionei, tra Roma e la repubblica delle lettere, Roma 1968, pp. 95, 96, 243; M. Feldkamp, Die Erforschung der Kölner Nuntiatur: Geschichte und Ausblick, in Archivum historiae pontificiae, XXVIII (1990), pp. 274 s.; L. Ceyssens, Innocent XII et le jansénisme, in Riforme, religione e politica durante il pontificato di Innocenzo XII, a cura di B. Pellegrino, Galatina 1994, pp. 317 s.; C. Weber, Legati e governatori dello Stato pontificio (1550-1809), Roma 1994, p. 254; U. Fink, Die Luzerner Nuntiatur 1586-1873. Zur Behördengeschichte und Quellen-kunde der päpstlichen Diplomatie in der Schweiz, Roma 1997, ad indicem.