PODESTI, Giulio
PODESTI, Giulio. – Nacque a Roma il 10 luglio 1842, primogenito di Francesco, pittore, e di Clotilde Cagiati.
Dopo aver frequentato il collegio Nazareno, dove si diplomò nel 1859, venne indirizzato allo studio dell’architettura da Antonio Cipolla, suo principale maestro, compiendo esperienze anche presso Salvatore Bianchi. Ottenuto nel 1864 il secondo premio al concorso Poletti, all’Accademia di S. Luca, dove aveva frequentato le lezioni di Luigi Poletti, proseguì l’attività formativa nello studio Cipolla, coadiuvando il maestro nel progetto del manicomio di Imola.
Sin dagli esordi professionali, databili ai primissimi anni di Roma capitale, Podesti operò nel solco di un recupero di stilemi rinascimentali, come testimoniato dalla corretta impaginazione del prospetto di casa Querini in via di S. Andrea delle Fratte (1876) e dal progetto di concorso per il palazzo delle Esposizioni (1878): qui Podesti uscì sconfitto dal confronto con Pio Piacentini, ma le polemiche che seguirono il giudizio contribuirono alla notorietà del solido e prolifico professionista, quale poi si sarebbe rivelato divenendo figura di primissimo livello dell’ambiente architettonico romano nei due decenni a cavaliere dei secoli XIX e XX, attivo in tutti i punti nevralgici dello sviluppo tardottocentesco dell’Urbe (le vie Pia, Nazionale, Cavour, Arenula, corso Vittorio Emanuele; i quartieri Esquilino, Ludovisi, villa Patrizi e Castro Pretorio).
Nel 1881 Podesti curò i progetti dei contigui casamenti d’affitto Gatti e Cavalletti, ubicati sulla via XX Settembre, di fronte al ministero delle Finanze (Roma, Archivio storico capitolino, Titolo 54, prott. 14490/1881, 85268/1881), con scarni fronti connotati da stilemi sangalleschi. Tale indirizzo stilistico sarebbe stato declinato con più enfasi pochi anni dopo nei palazzi Caprara (1884) e Baracchini (1886), ancora sulla via XX Settembre, che insieme al vicino palazzo Querini in via Firenze (prot. 39095/1884) presentano caratteri che si sarebbero rivelati costanti nell’opera di Podesti: uso del bugnato isodomo nel basamento con finestre centinate, presenza di balconi balaustrati sorretti da mensole, ricchezza decorativa e sapiente accostamento di materiali policromi nel settore atrio-scalone.
L’ampia gamma di riferimenti neorinascimentali, accostati e liberamente impaginati negli esterni, era cifra stilistica già consolidata a metà degli anni Ottanta e ricorrente nell’opera di Podesti, che si sarebbe differenziato dalla più rigorosa unità stilistica perseguita dal coetaneo Gaetano Koch, con il quale aveva collaborato nella realizzazione dei palazzi prospicienti piazza Vittorio Emanuele (1883-85).
Tali caratteri sarebbero emersi con maggior vigore nelle fabbriche ad ampia valenza urbana, come palazzo Bassi in corso Vittorio Emanuele, con la soluzione d’angolo connotata da serliane (prot. 7155/ 1886), la facciata di palazzo Marignoli al Corso, con l’elegante risalto centrale della loggia tripartita al piano nobile (prot. 32654/1888) o il più tardo palazzo Tabet, con il fronte curvo su piazza Fiammetta definito all’ultimo piano da paraste binate (prot. 109164/1904).
Dopo aver partecipato, nel 1882, al primo concorso per il monumento a Vittorio Emanuele II, l’anno seguente Podesti prese parte al concorso per il Policlinico romano, bandito dal ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli, risultando vincitore a pari merito con il milanese Giovanni Giachi.
La lunga e tormentata vicenda della realizzazione del nosocomio (Di Marco - White, 2006), inizialmente previsto nella zona di porta Maggiore e in seguito ubicato al Castro Pretorio, si sbloccò nel 1887, quando Podesti, anche a seguito di una fitta corrispondenza con l’allora presidente del Consiglio Agostino Depretis, ottenne l’affidamento del progetto, redatto in forma definitiva il 23 dicembre 1888 e presentato alla I Esposizione di architettura moderna a Torino nel 1890. I lavori si articolarono in più fasi. La prima (1889-96) fu diretta da Podesti, coadiuvato da un nutrito staff di architetti e tecnici, tra i quali spiccavano il nipote Edgardo Negri, suo allievo e collaboratore negli anni seguenti, Luigi Rolland e Cesare Salvatori, attivi nello studio ubicato in palazzo Doria Pamphilj, residenza dell’architetto sino ai primi anni del Novecento. Fu rimosso dalla direzione dei lavori il 20 dicembre 1896.
A tale data risultava ultimata buona parte del piano, la cui impostazione originaria prevedeva un asse di edifici in sequenza sul fronte principale di viale del Policlinico, articolato nei reparti medico e chirurgico, simmetrici rispetto al palazzo dell’amministrazione, con un asse mediano perpendicolare a questo dove in successione si sviluppavano l’edificio bagni e cucine, la cappella, in seguito decorata da Giulio Rolland, la centrale termica e la ciminiera. Dal 1897 al 1903 la progettazione passò al genio civile, sezione diretta dall’ingegnere Annibale Biglieri, che curò la realizzazione della seconda fila di padiglioni, disposti a pettine e sfalsati rispetto al fronte principale delle cliniche, disattendendo però il progetto di Podesti, che nella zona posteriore su viale della Regina aveva previsto un impianto semicircolare di padiglioni disposti a raggiera, con calibrata alternanza tra pieni e vuoti, enfatizzata dalla sistemazione a verde e unificata dal sistema di leggeri percorsi a ballatoio in ghisa.
Una serie di interventi, concentrati tra la fine degli anni Trenta e gli anni Ottanta del XX secolo, hanno poi snaturato il carattere precipuo del complesso ospedaliero, dove il progettista seppe fondere classicità e monumentalità degli edifici neorinascimentali con il tema funzionale e ingegneristico, dai ballatoi in ghisa all’adozione di solai Hennebique, dalla rete di gallerie sotterranee realizzate attraverso ingenti opere di rinterro alla conseguente delicata opera di fondazione degli edifici.
Assorbito dal problematico cantiere del Policlinico, nei primi anni Novanta dell’Ottocento Giulio Podesti dovette distillare le altre commesse professionali, non rinunciando alla richiesta dell’imprenditore alberghiero César Ritz, che nel 1893 lo incaricò di progettare il Grand Hotel, sul sedime della settecentesca fabbrica del Calancà, di cui vennero utilizzate le sostruzioni per l’imponente edificio di derivazione sangallesca.
Direttamente collegata al prestigioso impegno per il nosocomio romano fu la realizzazione del villino per il medico chirurgo Francesco Durante, direttore del Policlinico, affidatagli nel 1889 e ultimata nel 1892. Ubicato in piazza della Croce Rossa, l’edificio rappresentò la prima prova di Podesti nella nascente tipologia del villino isolato, che avrebbe affrontato più volte nel corso del successivo quindicennio.
La compatta massa volumetrica, preceduta da un portico trabeato sorretto da quattro colonne in marmo rosa, si articola all’interno con la sequenza assiale di vestibolo-atrio a doppia altezza-scalone a tre rampe, ambienti impreziositi da affreschi di Enrico Coleman, Giuseppe Sciuti, Giuseppe Ferrari e Salvatore Frangiamore e da rivestimenti in marmoridea, caratterizzanti anche gli interni del palazzo dell’amministrazione nel vicino policlinico.
Lo schema compatto venne ripetuto dieci anni più tardi nei villini Rattazzi, in via Boncompagni, e Montefiore, in via Lucullo (Roma, Archivio storico capitolino, Titolo 54, prot. 74396/1900), che aprirono la feconda attività di Giulio Podesti nel completamento del quartiere Ludovisi, dove figurò spesso come progettista dello studio tecnico A. Giustini, a fianco di Carlo Pincherle e Giovanni Sleiter. Nel villino Corbi in via Sallustiana (prot. 8046/ 1905) il blocco parallelepipedo è caratterizzato dall’ariosa loggia colonnata al piano attico, mentre nei vicini villini Bencini e Rossellini in via Quintino Sella (prot. 32383/1902) una maggiore libertà compositiva connota sia gli impianti, sia le soluzioni in facciata, con modulazioni sintattiche vicine al barocco. Tendenza a un disinvolto riuso degli stili storici confermata nel palazzetto Boggio su lungotevere Vallati-via Arenula (prot. 29734/1908), che risente di influenze liberty, o nella prima versione del progetto per il villino Cavallini in via Principessa Clotilde (prot. 37497/1909), con torretta neoromanica poi semplificata.
Alla densa professione Giulio Podesti seppe unire una discreta attività culturale, con incarichi in commissioni ministeriali derivati in buona parte da assidui contatti con il ministero della Pubblica Istruzione.
Fondatore del Circolo tecnico d’ingegneri, architetti e agronomi (1871), aderì alla successiva trasformazione dell’istituzione in Società degli ingegneri e architetti italiani (1885); fece anche parte del consiglio direttivo del Museo artistico industriale. Nel 1889 venne ammesso come socio ordinario all’Accademia di S. Luca (Roma, Accademia nazionale di S. Luca, Archivio storico, vol. 153, n. 1950), dove fu attivo in commissioni didattiche e amministrative. Fu tra i soci fondatori, nel 1890, dell’Associazione artistica cultori dell’architettura in Roma, prendendo parte a varie commissioni, dalla revisione delle specifiche professionali al restauro della basilica di S. Saba. Membro della commissione del ministero della Pubblica Istruzione per i restauri della basilica di S. Francesco ad Assisi (1905), Podesti fu membro delle giurie nei concorsi per il monumento a Francesco Petrarca ad Arezzo (1906), per l’ospedale di Palermo e per il manicomio provinciale di Potenza (1906), contribuendo all’assegnazione del primo premio a Marcello Piacentini e Giuseppe Quaroni. Piacentini nei primi anni del Novecento frequentò lo studio di Podesti, come testimonia anche l’impianto a padiglioni e gallerie di comunicazione che caratterizza il progetto per Potenza, chiaramente ispirato al policlinico romano.
Morì il 12 gennaio 1909 nella sua casa romana, in via della Dogana Vecchia 29.
Altre opere. Casa Rava, borgo Angelico (1875); casa Ferri, via Leonina (1875); casa Tomassini, via Panisperna (1877); rimesse Ferri, vicolo S. Nicola da Tolentino (1880); palazzetto Pierret, salita S. Sebastianello (1882); adattamento di palazzo Corsini a sede dell’Accademia dei Lincei (1883-85); palazzi Menzocchi, via Fontanella Borghese (1887); galleria Margherita con teatrino sala Orfeo, via A. Depretis (1887-88, demolita); Grande Albergo, Frascati (1888); caffè Aragno e negozio Gilardini in palazzo Marignoli, via del Corso (post 1888); galleria in piazza Colonna (post 1888, progetto non realizzato); Piccola Borsa, poi sala concerti Umberto I, via della Mercede (1889, modificata); palazzo Manfrin, via Nazionale (1889-1903); albergo Regina, via Veneto (post 1895, modificato); villino Montefiore, via Trionfale (1902-05); palazzo Rossellini, via Ludovisi-via Emilia (1903); frontone sud del traforo al Quirinale (1903-07, con Pio Piacentini); palazzo Saccomanni, via Cavour (1906); villino Montefiore, via Allegri (1907, demolito); casa Montandon Greco, via Capo d’Africa (1909, con Edgardo Negri); tombe Sarrocchi e Pontecorvo al Verano (s.d.).
Fonti e Bibl.: Per l’attività professionale a Roma, oltre ai documenti citati, si rimanda agli indici informatizzati dei fondi Titolo 54, Titolo 62, Ispettorato edilizio, conservati in Roma, Archivio storico capitolino; P. Quaglia, Quattro chiacchiere intorno ai progetti del monumento da erigersi in Roma a Vittorio Emanuele, Roma 1882, pp. 34 s.; Il Policlinico Umberto I. Progetto eseguito dall’architetto G. P., Roma 1894; Ricordo della costruzione del Policlinico Umberto I. Anno MDCCCCII, a cura dell’Ufficio speciale del genio civile, Roma 1905; B. Biagetti, L’architetto G. P., in Rivista marchigiana illustrata, IV (1907), 3, pp. 91-94; C. Cianferoni, Cimitero del Verano in Roma, Torino 1915, tavv. 32, 55. Necrologi: M. Piacentini, In memoria di G. P., in La Tribuna, 15 gennaio 1909, p. 5; P. Piacentini, Commemorazione del socio architetto G. P., in AACAR. Annuario MCMVIII-MCMIX, Roma 1910, pp. 131-133; Cenni cronologici degli accademici defunti. G. P., in R. Accademia di S. Luca. Annuario MCMIX-MCMXI, Roma 1911, p. 175.
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