PRINETTI, Giulio
Uomo politico, nato a Milano l'8 novembre 1851, morto a Roma il 9 giugno 1908. Laureatosi ingegnere al politecnico di Milano, entrò assai per tempo nella vita politica, e vi portò tutta l'esuberanza del suo temperamento battagliero, dapprima come consigliere comunale della sua città nativa, poi come deputato al parlamento (ottobre 1882), dove fu inviato dagli elettori di Lecco, che gli rimasero sempre fedeli. Alla camera sedette all'estrema destra e parve talvolta un eccentrico solitario; ma quando intervenne nelle discussioni parlamentari su questioni finanziarie, sui lavori pubblici, e specialmente su quelle di politica estera, fece prova di una soda preparazione su quegli argomenti. Nel secondo ministero Rudinì (14 luglio 1897) ottenne il portafoglio dei lavori pubblici, e fu energico amministratore, colpendo gli abusi negli appalti, richiamando le società ferroviarie all'esatto adempimento dei loro doveri. Si dimise quando il presidente del consiglio s'avvicinò al Zanardelli e insieme col Sonnino e col Pelloux combatté accanitamente l'ostruzionismo dell'estrema sinistra. Il 1 febbraio 1901, le sue tendenze parvero temperarsi e modificarsi, poiché accettò di entrare, come ministro degli Esteri, in un gabinetto Zanardelli-Giolitti. Quantunque negli anni precedenti fosse stato avversario della Triplice Alleanza, fu lui a rinnovarla; ma si adoperò per un'intesa cordiale con la Francia e il risultato massimo della sua opera come ministro degli Esteri furono appunto gli accordi stretti con la Francia (accordi Prinetti-Barrère, novembre 1902); per essi non solo vennero precisati gl'impegni risultanti dagli accordi Visconti Venosta-Barrère del dicembre 1900 relativi alle sfere d'influenza nell'Africa del Nord (della Francia nel Marocco e dell'Italia nella Tripolitania e Cirenaica) ma soprattutto venne stabilito l'impegno della reciproca neutralità qualora uno dei due stati fosse stato assalito da una o più potenze o fosse stato costretto a rispondere con la guerra ad una provocazione diretta. Il 29 gennaio 1903, mentr'era ancora in carica, fu colpito da paralisi, da cui sperò riaversi; il 19 aprile fu costretto a ritirarsi dal ministero.