RAFFAELE, Giulio
RAFFAELE, Giulio. – Figlio dello zoologo ed embriologo Federico e di Maria Manche, nacque a Napoli il 19 luglio 1895.
Laureato in medicina a Roma, dal 1933 era libero docente in parassitologia medica; dedicò la sua intera carriera scientifica allo studio della biologia ed epidemiologia della malaria. Fu dapprima codirettore, insieme a Giuseppe Bastianelli, dell’Istituto di malariologia E. Marchiafava, costituitosi nel 1933 come consolidamento dalla Scuola superiore di malariologia; quindi direttore, dopo la morte di Bastianelli e fino alla soppressione dell’Istituto stesso nel 1967.
Nel 1936 effettuò per l’Istituto una missione in Africa orientale italiana (AOI) per organizzare la ricerca malariologica nelle regioni dell’Etiopia interessate dalla trasmissione della malattia e per orientare le misure di intervento sanitario antimalarico nelle zone di interesse agricolo e dove era diretto il flusso dell’immigrazione italiana. Raffaele tornò in AOI alla fine del 1939 per ispezionare le stazioni locali dell’Istituto di malariologia; nello stesso anno ricevette dall’Università di Roma il premio Ettore Marchiafava.
Nell’immediato secondo dopoguerra, a fronte della ripresa della trasmissione malarica in alcune zone del Lazio, l’alto commissariato per l’Igiene e la Sanità pubblica affidò all’Istituto di malariologia il compito di organizzare la lotta antimalarica nella provincia di Frosinone. Raffaele assunse la direzione delle operazioni sia in qualità di direttore dell’Istituto sia presiedendo per un triennio (a decorrere dal 1° gennaio 1946) il Comitato provinciale antimalarico in qualità di commissario straordinario per la malaria.
Divenuto socio nazionale dei Lincei nel 1972, morì a Roma il 9 marzo 1977.
I principali studi di Raffaele riguardarono la malaria degli uccelli e la ricerca sulle fasi di sviluppo preeritrocitario del parassita malarico. Agli inizi degli anni Trenta la malariologia si trovava di fronte a un fondamentale enigma: gli sporozoiti del parassita malarico inoculati dalle zanzare entravano direttamente nei globuli rossi, oppure, prima di intraprendere la fase eritrocitaria, dovevano subire qualche trasformazione in cellule diverse? Malgrado Fritz Schaudin, lo scopritore della spirocheta che causa la sifilide, avesse sostenuto nel 1902-03 di avere osservato gli sporozoiti penetrare direttamente nel globulo rosso dopo la loro inoculazione nell’uomo, nessuno era riuscito a replicare quell’osservazione. Nel 1936, studiando lo sviluppo di forma aviaria del parassita malarico, Plasmodium elongatum, Raffaele osservava che oltre al ciclo schizogonico endoeritrocitario, questi andava incontro a una trasformazione schizogonica extraeritrocitaria che interessava alcuni organi interni, tra cui fegato, milza e polmoni. Nel 1937 egli precisava che le cellule del sistema reticoloendoteliale erano infettate dagli sporozoiti, anche nel caso di Plasmodium relictum, un altro parassita malarico degli uccelli. Nello stesso anno condusse esperimenti su pazienti affetti da paralisi progressiva e sottoposti a malarioterapia con Plasmodium vivax, traendo indicazioni che lo stesso ciclo evolutivo osservato negli uccelli era presente anche nella malaria umana. Intuiva per primo che la presenza del nuovo ciclo avrebbe potuto spiegare le latenze e le recidive dell’infezione malarica fino a quel momento enigmatiche.
Nel 1938 Raffaele presentò le proprie scoperte al III Congresso internazionale di malariologia ad Amsterdam, senza riscuotere particolare attenzione, e suggerì di chiamare tale ciclo fase monogamica primaria apigmentata esoeritrocita. La fase di sviluppo sarebbe diventata tuttavia nota come ciclo esoeritrocitico (o ciclo E) e le successive ricerche, condotte da studiosi inglesi a partire dal 1948, avrebbero dimostrato su basi sperimentali che il ciclo esoeritrocitario della malaria ha luogo anche nei mammiferi, ma che le cellule interessate non sono quelle del sistema reticoloendoteliane, bensì gli epatociti. Per diversi anni Raffaele insistette nel rivendicare il ruolo svolto nel chiarimento di questo fondamentale enigma per la malariologia.
Tra le altre ricerche malariologiche di Raffaele si possono segnalare alcuni contributi alla tassonomia delle zanzare vettrici di malaria e sull’andamento clinico e il controllo delle infezioni malariche indotte nell’uomo per il trattamento della paralisi progressiva. Dal 1956 al 1961 è degna di nota una serie di esperimenti effettuati insieme al giovanissimo Mario Coluzzi sugli effetti di eradicazione della malaria del DDT usato nelle campagne, per appurare se l’insetticida selezionava vettori geneticamente resistenti. Ne conclusero che in Italia lo spruzzamento dell’insetticida non selezionava genotipi resistenti e che la resistenza nelle zanzare era piuttosto dovuta allo sviluppo di un comportamento protettivo contro il DDT. Tale comportamento risultava variabile in relazione all’ambiente e la variabilità spiegava i risultati contrastanti osservati in diverse zone italiane dove l’insetticida era stato spruzzato con modalità simili.
Opere. Chiavi dicotomiche degli anofelini italiani, in Rivista di malariologia, XI (1932), pp. 507-509; Sul comportamento degli sporozoiti nel sangue dell’ospite. I. Nota, ibid., XIII (1934), pp. 395-403; II. Nota, ibid., pp. 705 s.; Il doppio ciclo schizogonico di Plasmodium elongatum, ibid., XV (1936), pp. 309-317; Ancora sul ciclo schizogonico di Plasmodium elongatum, ibid., XVI (1937), pp. 79-83; Sullo sviluppo iniziale dei parassiti malarici nell’ospite vertebrato, ibid., pp. 185-198; Missione dell’Istituto di malariologia nell’Africa orientale italiana, ibid., pp. 325-387 (con G. Lega - A. Canalis); Ispezione eseguita ai centri di studi dell’Istituto di Malariologia “Ettore Marchiafava” in Africa Orientale Italiana (Novembre-Dicembre 1939-XVIII), ibid., XXI (1942), pp. 53-76; L’infezione malarica e le nuove ricerche sulla biologia del parassita, ibid., XXIII (1944), pp. 73-86, 105-118; Relazione sulla malaria nella provincia di Frosinone negli anni 1945-1948. L’epidemia malarica di Cassino, ibid., XXVIII (1949), pp. 61-106 (con A. Coluzzi); Dati nosografici sull’infezione sperimentale da Plasmodium falciparum, ibid., XXX (1951), pp. 217-227; Esperienze sulla resistenza al DDT delle specie di anofeli di varie regioni d’Italia, ibid., XXXV (1956), pp. 177-198 (con M. Coluzzi); Ricerche sul problema della resistenza degli anofeli agli insetticidi. Nota I. Alcune osservazioni sulla modalità di attuazione del metodo di Busvine e Nash, ibid., XXXVI (1957), pp. 157-166 (con M. Coluzzi); Ricerche sul problema della resistenza degli anofeli agli insetticidi. Nota II. Su alcune variazioni della sensibilità degli anofeli al DDT, ibid., pp. 167-176 (con M. Coluzzi); Ricerche sul problema della resistenza degli anofeli agli insetticidi. Nota III. Indagine sulla sensibilità al DDT degli anofeli di varie regioni di Italia dopo 10 anni di trattamento con insetticidi, ibid., pp. 177-202 (con M. Coluzzi); Ricerche sul problema della resistenza degli anofeli agli insetticidi. Nota IV. Ulteriori considerazioni sulla sensibilità degli anofeli italiani al DDT in relazione ai risultati ottenuti con diversi metodi, ibid., XXXVII (1958), pp. 193-198 (con M. Coluzzi).
Fonti e Bibl.: A. Ascenzi, L’opera fondamentale di G. R. La scoperta del ciclo esoeritrocitico del parassita malarico, Roma 1978.