TOGNI, Giulio
TOGNI, Giulio. – Nacque a Brescia il 31 gennaio 1869, primo di sette figli del camuno Giacomo e di Flaminia Gennaro.
Compiute le scuole elementari, frequentò i primi anni del corso di disegno geometrico della Scuola civica di pittura, arti e mestieri, un corso di studi che aspirava a essere una vera e propria scuola di disegno industriale. Nel 1884, a quindici anni, entrò a lavorare nel laboratorio di fontaniere, idraulico e costruttore di pompe d’acqua, fondato dal padre nel 1839 in corso Mercanzie (oggi Mameli). In piena cultura igienista e grazie anche alla sua collaborazione, l’attività si estese all’installazione di impianti sanitari in ceramica, sifoni, fognature e reti idriche. Quattro anni dopo, Giulio si distinse all’Esposizione di igiene tenuta a Brescia presentando una variante della macchina automatica per il bucato: un sistema di lavaggio a vapore inventato nei primi anni del secolo per uso industriale, ma la cui applicazione domestica si ebbe solo dopo il 1870 con la messa a punto del doppio fondo.
Sposatosi con Candida Ferrari, Togni ebbe due figli: Giacomo (Brescia, 14 settembre 1895-Gussago, 1° maggio 1951) e Bruna (Brescia, 5 giugno 1904-10 marzo 1936).
Alla morte del padre, nel 1893, divenne responsabile dell’azienda di famiglia e con i fratelli Leone (Brescia, 4 maggio 1878-21 marzo 1968) e Virgilio (Brescia, 31 agosto 1884-Gussago, 27 luglio 1972) la lanciò verso fortune inattese. Già l’anno seguente vinse la gara per la posa del nuovo acquedotto di Brescia, i cui lavori iniziarono nel 1897 e terminarono cinque anni dopo. Nel 1902 acquistò un’area a nord-ovest della linea ferroviaria e fece realizzare dal giovane ingegnere e architetto Egidio Dabbeni un nuovo stabilimento per produrre tubi per condotte forzate, la cui richiesta era in forte ascesa con il rapido sviluppo dell’industria idroelettrica. In questo nuovo impianto, dove dal 1904 si applicò un’innovativa tecnica tedesca di saldatura in sostituzione della tradizionale chiodatura, nel 1903 si realizzarono 2 km di condotte per cinque centrali idroelettriche, nel 1904 2 km per sette e nel 1905 6 km per dodici.
Nel 1906 la ditta, che il 23 agosto divenne Società anonima officine metallurgiche Togni con un capitale sociale di 1.500.000 lire, ottenne il secondo premio Brambilla. Il prestigioso riconoscimento dell’Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano le venne assegnato per aver realizzato «un grandioso stabilimento allo scopo di fabbricare tubi d’acciaio bullonati e saldati per impianti idraulici» e condotte forzate. Secondo la commissione giudicatrice, Togni era il primo industriale italiano che avesse «organizzato questo lavoro in guisa da vincere la concorrenza estera». Nel nuovo stabilimento dove erano impiegati 220 operai, mentre altri 150 venivano occupati nel montaggio sul posto delle condotte, era rimarchevole «l’impiego delle chiodatrici idrauliche fisse e mobili, e la saldatura autogena [...] dei margini delle lamiere già piegate e l’unione degli anelli sino a raggiungere tronchi di tubo in un solo pezzo della lunghezza di metri 12» (Concorso al premio Brambilla, 1907, p. 28).
Nello stesso anno, per evidenziare il raggiunto status sociale, acquisì prestigiosi immobili: palazzo Malvezzi a Brescia, che fece interamente ricostruire in stile rinascimentale da Dabbeni e divenne la sua dimora urbana; villa Averoldi a Gussago; il castello di Drugolo a Lonato del Garda. Il 23 marzo 1911 fu insignito del titolo di cavaliere del lavoro.
Nel 1909 la società ottenne la prima commessa estera per l’installazione di condotte forzate in Bolivia e tra il 1910 e il 1914 furono ben 154 gli impianti idroelettrici che acquistarono condotte per oltre 77 km e un diametro massimo di 2800 mm. All’Esposizione internazionale di Torino del 1911 le Officine metallurgiche Togni ottennero un più che lusinghiero giudizio: «Queste officine rappresentano un fattore importante nell’industria nazionale dei tubi, e coprono in totale un’area di ben 120.000 mq. Questo notevole stabilimento possiede un capitale di L. 2.500.000 interamente versato, occupa circa 1.700 operai, che producono circa 12.000 tonnellate di materiali finiti, di cui un migliaio va all’estero. Lo stabilimento fabbrica i suoi tubi in numerose officine, dei tubi saldati, dei tubi chiodati, delle costruzioni metalliche, reparto modellisti, reparto fucine, e finalmente una grande fonderia di ghisa della produzione giornaliera di 2.000 quintali. Da oltre un triennio le officine Togni si sono anche specializzate in lavori per la marina da guerra e mercantile, alberature, pennoni, picchi di carico, aste per bandiere, ecc.; collettori delle caldaie, gavitelli e boe di lamiera, ecc. Da notarsi le forniture di tuberie per condotte d’acqua, e specialmente il grande impianto di Grossotto in Valtellina, eseguito per conto del Comune di Milano; quello per la Società delle forze idrauliche del Moncenisio, per la Società elettrica ed elettrochimica del Caffaro, e numerose altre di non minore importanza» (Relazione della giuria, 1915, p. 871).
Nel 1913 Togni acquisì la concorrente genovese Società italiana di fonderie in ghisa e costruzioni meccaniche già f.lli Balleydier di Cogoleto, che entrò a far parte del gruppo, poi trasformato nel 1918 nella Società italiana tubi Togni, di cui era l’amministratore delegato, con un capitale versato di 10 milioni e presieduta dal finanziere Lodovico Mazzotti Biancinelli. Durante la Grande Guerra, pur continuando la produzione sostenuta di condotte forzate, integrò le proprie officine con un’acciaieria, la Siderurgica Togni, sorta nel 1916 e con la quale si dotò di un’unità produttiva in grado di fornire l’acciaio per la lavorazione meccanica. Per intercettare le commesse militari diede inoltre avvio a un proiettificio che fabbricò fino a 15.000 proiettili al giorno; dopo il conflitto lo trasformò in un reparto di produzione di bombole a gas compresso. La riconversione industriale non traumatica fu possibile sia perché il gruppo era stato solo parzialmente coinvolto dall’economia di guerra sia perché poteva contare su una robusta rete finanziaria rappresentata dalle due banche locali: la San Paolo e il Credito agrario bresciano, il cui presidente, Giorgio Porro Savoldi, sedeva nel consiglio di amministrazione della società fin dal 1911 e il cui figlio, Enrico, avrebbe sposato Bruna Togni nel 1928.
Con l’avvento del fascismo, Togni ebbe un ruolo chiave nella riorganizzazione dell’associazionismo padronale bresciano. Da sempre membro dell’Associazione commerciale industriale bresciana di matrice liberale, fu esponente di spicco di quella borghesia industriale che nel primo dopoguerra seguì con interesse crescente il produttivismo nazionalista in economia e l’autoritarismo in politica e che, proprio per questo, poté contare sulla vicinanza di Augusto Turati, segretario provinciale e poi nazionale del Partito nazionale fascista. Così, quando venne sciolta l’associazione bresciana, Confindustria diede mandato a Togni, che già presiedeva la sezione bresciana del Consorzio lombardo fra gli industriali meccanici e metallurgici, di dotare Brescia di una nuova organizzazione territoriale su base provinciale. Nel 1926 costituì l’Unione industriale fascista della provincia di Brescia di cui fu presidente fino alla morte.
La crisi economica del 1929 ebbe gravi ripercussioni sul gruppo, generando disoccupazione e stretta creditizia. Togni riuscì però a mettere al sicuro parte del suo capitale immobiliare creando l’anno dopo, con il fratello Leone e con Porro Savoldi, la Beni immobili bresciana.
Il 26 agosto 1933 fu trovato esanime nella sua camera. Ufficialmente la sua scomparsa fu attribuita a crisi cardiaca, ma si diffuse insistente in città la voce – mai comprovata – che si trattasse di suicidio.
Togni aveva assunto un ruolo centrale nella vita pubblica locale ed era presente in numerose iniziative, dalla società per il canale navigabile Bergamo-Brescia-Mincio a quella per la costruzione dell’autostrada Bergamo-Brescia (la Società bresciana per la costruzione e l’esercizio di autovie fondata nel 1925), dalla società che realizzò l’albergo cittadino Vittoria alla commissione giudicatrice i progetti per il nuovo piano regolatore. La sua improvvisa scomparsa fece precipitare la situazione del gruppo, indebitato per oltre 17 milioni di lire verso 14 banche diverse. I consigli di amministrazione delle società, che si tennero a distanza di poche settimane dal decesso, elessero alla presidenza della Siderurgica Porro Savoldi e della Tubi Togni Virgilio Togni. Primo passo dei nuovi amministratori fu la riduzione del capitale sociale, cui seguì, il 27 dicembre 1933, la messa in liquidazione delle due imprese.
Fonti e Bibl.: Brescia, Archivio della Camera di commercio, Registro ditte, f. 2287; Concorso al premio Brambilla, in Rendiconti del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, XL (1907), pp. 28 s.; Officine metallurgiche Togni, Cenni descrittivi delle officine tubi, Milano-Parigi [1911]; Esposizione internazionale dell’industria e del lavoro Torino 1911, Relazione della giuria, Torino 1915; Tubi Togni Brescia, Condotte forzate per impianti idroelettrici, eseguiti dal 1903 al 1923, Milano [1926].
A. Giarratana, L’industria bresciana ed i suoi uomini negli ultimi 50 anni, Brescia 1957, pp. 51-56; F. Nardini, La genialità e il coraggio di G. T., in La Banca Credito agrario bresciano e un secolo di sviluppo. Uomini, vicende, imprese nell’economia bresciana, II, Brescia 1983, pp. 403-410; E. Borruso, Strutture produttive e gruppi imprenditoriali. L’esperienza di Brescia tra le due guerre (1917-37), in Maestri e imprenditori. Un secolo di trasformazioni nell’industria a Brescia, Brescia 1985, pp. 56 s.; A. Fappani, Enciclopedia bresciana, XIX, Brescia 2004, pp. 66-68; S. Onger, Verso la modernità. I bresciani e le esposizioni industriali 1800-1914, Milano 2010, passim; P. Corsini - M. Zane, Storia di Brescia. Politica, economia, società 1861-1992, Roma-Bari 2014, passim; G. Schiannini, Professionisti, imprenditori, politici e sviluppo industriale. La provincia di Brescia tra Ottocento e Novecento, Brescia 2015, pp. 376 s.; S. Onger, L’associazionismo imprenditoriale a Brescia dall’età liberale al fascismo, in 125 anni di storia degli imprenditori bresciani: dal Circolo commerciale all’Associazione industriale bresciana, a cura di S. Onger, Brescia 2018, pp. 35-38.