GIUNTA di Bevignate (Bevignati, da Bevagna)
Frate minore, nacque intorno alla metà del XIII secolo. Il suo nome è legato a s. Margherita da Cortona, della quale fu confessore e biografo. Le poche e scarne notizie biografiche riguardanti G. derivano quasi tutte, tranne per alcune testimonianze documentarie, dalla Legenda de vita et miraculis beatae Margharitae de Cortona, un diario sulla vita spirituale della santa che G. scrisse su richiesta di Giovanni da Castiglione, frate minore e inquisitore, nonché uno dei confessori di Margherita.
Da un testamento del 3 maggio 1275 si apprende che egli era figlio di Bevegnate Adelete ("Iunctam de ordine minorum, filium Bevegnatis Adelete": Cortona, Bibl. comunale, ms. 124, c. 330r), ma nient'altro si sa sul suo casato. La sua origine nella cittadina umbra di Bevagna (presso Foligno), avallata - sull'autorità dei bollandisti - dagli eruditi locali, è tutta da provare. Nulla, inoltre, si sa sulla sua formazione culturale. Appartenente alla provincia di Toscana, vi ricoprì gli incarichi di guardiano, di "discreto" - cioè di stretto collaboratore del provinciale - e, stando a un testamento del 4 nov. 1276, di "custos fratrum Minorum loci de Cortona" (ibid., c. 407v; va tuttavia precisato che si tratta di una trascrizione e Cortona mai è stata sede di custodia: apparteneva invece a quella di Arezzo, una delle sette della Tuscia).
G. era quindi senz'altro a Cortona, dove in data incerta era stato assegnato al convento di S. Francesco, quando Margherita vi giunse per conformare la sua vita a una rigorosa scelta di penitenza e preghiera, prima di essere ammessa, intorno al 1277, al Terz'Ordine francescano. Di Margherita G. divenne, come ripete spesso all'interno della sua opera, confessor, servus e baiulus (Legenda, ed. Iozzelli, pp. 242, 252); ancorché suo impegno specifico fosse la direzione spirituale di Margherita, egli si dedicava anche all'ascolto delle confessioni di altri fedeli, alla predicazione e a ristabilire la pace fra le famiglie di Cortona, funzioni di norma assegnate ai frati lettori. In concordia con Margherita, G. fu quindi a contatto anche con il movimento penitenziale cortonese a indirizzo francescano, di cui la futura santa, appena giunta a Cortona, chiese di far parte; inoltre si attivò nella società civile per ristabilire la pace fra le fazioni cittadine.
Gli incontri di G. con Margherita furono, agli inizi, probabilmente giornalieri; il che diede motivo a mormorazioni, per cui il capitolo provinciale tenutosi a Siena nel 1288 prese la decisione di restringere a una volta ogni otto giorni le visite a Margherita. Seguì quindi, nel 1290, sempre a motivo di Margherita, il trasferimento di G. al convento di Siena. La partenza da Cortona di G., come testimoniato nella Legenda (da lui iniziata intorno al 1288), fu sofferta e la stessa Margherita predisse le tribolazioni a cui G. andava incontro (ibid., p. 433). G. ebbe l'opportunità di vedere ancora Margherita e di assisterla spiritualmente (come lei stessa gli aveva preannunciato) al momento della morte, avvenuta il 22 febbr. 1297.
In seguito G. dovette rimanere a Cortona, dove è attestato l'anno seguente, quando l'8 genn. 1298 frate Leone, visitatore dei conventi femminili per la provincia toscana, ascoltato il parere di alcuni religiosi fra i quali anche lo stesso G., dava il suo assenso per la vendita di alcuni beni di pertinenza delle clarisse di Cortona (Mencherini, p. 329).
Nel 1300 G. compare a Firenze: il suo nome ricorre, infatti, come destinatario di un lascito in un testamento colà rogato il 5 marzo da Opizzone da Pontremoli, notaio del convento di S. Croce di Firenze (cfr. Cenci, 1982, p. 393). Il 23 dicembre è ricordato come guardiano del convento di Cortona in occasione di una donazione compiuta da un certo Checco in favore del convento stesso, quale restituzione di illeciti guadagni (cfr. Mancini).
Poche le notizie per quanto riguarda gli anni successivi, nei quali G. dovette senz'altro proseguire nella stesura della Legenda, che ebbe già in quegli anni una limitata circolazione in ambito minoritico.
Da una breve nota presente nella Legenda (cfr. ed. Iozzelli, pp. 477 s.) si apprende infatti che questa, racconto delle esperienze mistiche di Margherita da proporre alla comunità dei fedeli come modello imitabile, ma anche raccolta di veri e propri instrumenta notarili da servire come base per l'istruttoria del processo di canonizzazione, fu vista e letta anche da ser Badia, consigliere spirituale di Margherita quando G. fu inviato a Siena, dal già ricordato Giovanni da Castiglione e da altri frati, tra i quali Ubaldo da Colle, anch'egli confessore di Margherita e guardiano del convento di Cortona; nonché dai ministri della provincia di Toscana Raniero Piccolomini da Siena, Tommaso da S. Omero in Casentino, Bartolomeo Piccolomini da Siena e Antonio da Arezzo.
Nell'elenco di quanti hanno approvato la Legenda figura, subito dopo i nomi dei ministri provinciali, Ubertino da Casale, frate minore e capo riconosciuto degli spirituali (ibid., p. 477). Proprio Ubertino, che aveva personalmente incontrato Margherita, fece conoscere la Legenda al cardinale Napoleone Orsini, di cui era cappellano e familiare, e ne ottenne l'autorizzazione a predicarla, ossia a diffonderne oralmente i contenuti. Lo stesso Orsini, in contatto fra l'altro con altre religiosae mulieres quali Chiara da Montefalco e Angela da Foligno, dopo aver tenuto la Legenda presso di sé qualche mese, la riconsegnò a G. a Cortona il 15 febbr. 1308, nel corso della sua seconda legazione, con l'ordine di conservare il testo integro in ogni sua parte. La consegna avvenne nella dimora di Uguccio Casali, esponente di rilievo del ghibellinismo locale, alla presenza di Ubertino da Casale e di altri religiosi.
Anche il Liber di Angela da Foligno fu letto ed approvato da un cardinale, Giacomo Colonna, che pagò però con la deposizione dal cardinalato (1297) la protezione da lui accordata agli Spirituali. G. e l'anonimo autore del Liber, appartenevano a due distinte provincie minoritiche e forse non si conoscevano di persona, mentre con tutta probabilità furono contattati da fra Ubertino da Casale alla cui iniziativa si deve l'approvazione di queste due opere di alta spiritualità mistica: del Liber da parte del card. Colonna, della Legenda da parte del card. Orsini.
Nel maggio del 1310 G. era ancora a Cortona, dove fungeva da testimone in quattro attestati di miracoli attribuiti a Margherita, ma l'anno successivo era presso il convento dei frati minori di Siena. Qui, il 17 maggio, fu chiamato a deporre in occasione di un interrogatorio volto a indagare sull'utilizzazione delle circa 163 libre cortonesi donate nel 1300 dal già ricordato Checco (Cenci, 1974, p. 56).
Nel 1311 G. terminava il libro dei Miracoli operati da Dio in vita e dopo morte di Margherita, destinato a essere l'undecimo e ultimo capitolo della Legenda; dopo di che se ne perdono le tracce. Di certo era già morto nel 1318: in un contratto rogato a Cortona il 20 apr. 1318 se ne cita il nome, preceduto dal quondam (Antica leggenda, II, p. 54).
Mariano da Firenze lo segnala per il suo "magnum volumen" contenente "gesta sancte Margherite de Cortona" (Cresi, p. 199), poco altro aggiunge l'annalista Luca Wadding, il quale nel ricordare l'opera di G. sottolinea come questi nel comporre la Vita di Margherita: "vel quae ipse viderat, vel quae ex ore ipsius famulae, vel ab aliis eiusdem confessariis perceperat, fideliter et sincere enarravit" (p. 422).
L'opera di G., costituita da un prologo, 10 capitoli di ampiezza disuguale che illustrano la vita e le virtù della santa, più un capitolo conclusivo sui miracoli compiuti in vita e dopo morte, fu terminata, come già detto, nel 1311, data registrata nel dossier dei miracoli. Redatta su incarico di fra Giovanni - giova ricordarlo, già confessore e direttore spirituale di Margherita - la Legenda attraverso un elenco scelto (flores) di virtù (conversione a Dio, austerità, povertà, umiltà, meditazione della passione di Cristo, preghiera e contemplazione, frequenza ai sacramenti, amore verso il prossimo, rivelazione del proprio stato e di quello di altre persone, timore in ogni azione, desiderio di morire, miracoli), che seguono uno schema assai vicino a quello delle tre vie di s. Bonaventura (purgativa, illuminativa e perfettiva), intende dimostrare che Margherita è stata mirabile in vita per le sue numerose grazie. Ancorché non manchino riferimenti a fatti ed eventi concreti, la Legenda non è un testo storico, ma agiografico, tutto incentrato sulla vita interiore e scritto per essere letto e predicato. Le fonti più ricorrenti sono quelle bibliche e liturgiche; una sola volta è citato direttamente s. Agostino (p. 390), mentre si hanno citazioni indirette di altri Padri (Girolamo, Leone Magno, Gregorio Magno) e degli scritti di e su s. Francesco. Redatta in latino volgare-ecclesiastico, con un periodare prolisso, vi ricorrono anafore, rime e allitterazioni, antitesi, apostrofi, interrogazioni ed esclamazioni.
Testimone privilegiato dei rapimenti estatici - insieme con pochi altri - G. lamenta però di non aver potuto registrare molti fatti sia perché Margherita, per umiltà, talvolta non lo informò, sia perché negli ultimi sette anni di vita della santa (1290-97) egli risiedette nel convento di Siena. Per ricostruire le vicende spirituali della sua penitente, oltre le registrazioni, fatte di volta in volta e poi sottoposte all'approvazione della stessa Margherita, G. si servì, in particolare per gli anni in cui egli risiedette a Siena, di vari informatori, fra i quali ser Badia, rettore della chiesa di S. Basilio di Cortona (dove Margherita visse i suoi ultimi anni), già ricordato per essere stato confessore della donna e per aver tenuto in deposito una copia della Legenda (p. 477).
Perduto l'originale autografo di G., la Legenda ci è giunta in quattordici codici (cfr. ed. Iozzelli, pp. 149-159). La prima, lacunosa, edizione a stampa apparve negli Acta sanctorumfebruarii, III, Antverpiae 1658, pp. 300-357; seguì una nuova edizione, con traduzione italiana, a cura del minore osservante Lodovico Bargigli da Pelago, stampata a Lucca nel 1793. L'edizione critica, che risale al 1997, si deve a Fortunato Iozzelli, frate minore del collegio di S. Bonaventura a Grottaferrata.
Fonti e Bibl.: Vita b. Margaritae de Cortona auctore f. Iuncta Bevagnate, in Acta sanctorumfebruarii, III, Antverpiae 1658, p. 299; L. Bargigli da Pelago, Antica leggenda della vita e de' miracoli di s. Margherita di Cortona scritta dal di lei confessore fr. Giunta Bevignati dell'Ordine de' minori, colla traduzione italiana di detta leggenda… e con annotazioni e dissertazioni diverse…, II, Lucca 1793, p. 54; L. Wadding, Annales minorum, V, Ad Claras Aquas 1931, p. 422 n. 376; D. Cresi, Elenchi di illustri frati minori in un'opera inedita di Mariano da Firenze, in Archivum Franciscanum historicum, LVII (1964), p. 199; C. Cenci, Documentazione di vita assisana, I, Grottaferrata 1974, pp. 56, 331 s.; Id., Costituzioni della provincia toscana tra i secoli XIII e XIV, in Studi francescani, LXXIX (1982), p. 393; Iuncta Bevegnatis, Legenda de vita et miraculis b. Margaritae de Cortona, a cura di F. Iozzelli, Grottaferrata 1997; S. Razzi, Vite de' santi e beati toscani…, Fiorenza 1593, p. 417; A. Tognocchi da Terracina, Genealogicum et honorificum theatrum Etrusco-minoriticum…, Florentiae 1682, pp. 32, 207; G. Mazzuchelli, Gli scrittori d'Italia…, II, 2, Brescia 1760, p. 1103; F. Alberti, Notizie antiche e moderne riguardanti Bevagna, città dell'Umbria, Venezia 1786, pp. 84 s.; N. Papini, L'Etruria francescana…, I, Siena 1797, p. 9; G. Mancini, Cortona nel Medio Evo, Cortona 1897, p. 128; C. Trabalza, Gli scrittori, in Bevagna illustrata, per l'inaugurazione del busto a Francesco Torti, Perugia 1901, p. 60; F. Callaey, L'idéalisme franciscain spirituel au XIVe siècle. Étude sur Ubertin de Casale, Louvain 1911, p. 22; S. Mencherini, Le clarisse in Cortona. Documenti inediti del secolo XIII, in La Verna, X (1912-13), p. 329; Giunta Bevegnati, Leggenda della vita e dei miracoli di s. Margherita da Cortona, a cura di E. Mariani, Vicenza 1978, pp. VII-IX; L. Thier - A. Calufetti, Il libro della b. Angela da Foligno, pp. 126 s., 289, 353, 401; E. Mariani, Margherita da Cortona (1247-1297), Angela da Foligno (1248-1309): due donne, due convertite, in Frate Francesco, LIII (1986), 1, pp. 27-39; A. Calufetti, L'esperienza della croce nel racconto di due convertite: s. Margherita da Cortona (1247-1297) e la b. Angela da Foligno (1248-1309), in Studi francescani, LXXXIX (1992), pp. 207-222; Mariano d'Alatri, Aetas poenitentialis. L'antico Ordine francescano della penitenza, Roma 1993, pp. 169 s.; A. Vauchez, S. Margherita da Cortona († 1297): dalla religione civica al culto universale, in Vita religiosa ed identità politiche: universalità e particolarismi nell'Europa del tardo Medioevo, a cura di S. Gensini, San Miniato 1998, pp. 251 s.; L. Battistelli, Margherita, opere e vite. Prime note per un repertorio, in Margherita da Cortona: una storia emblematica di devozione narrata per testi e immagini, a cura di L. Corti - R. Spinelli, Milano 1998, pp. 103-119; M. Sensi, Margherita da Cortona nel contesto storico-sociale cortonese, in Collectanea Franciscana, LXIX (1999), pp. 240-243, 256-261; J. Cannon - A. Vauchez, Margherita da Cortona e i Lorenzetti, Roma 2000, pp. 168-170, 220-222; F. Iozzelli, Eine franziskanische Büsserin: Margareta von Cortona († 1297), in Wissenschaft und Weisheit, LXIII (2000), 2, pp. 225-235; Rep. fontium hist. Medii Aevi, VI, pp. 477 s.; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XXVI, coll. 448 s.