Giuochi
Consorteria magnatizia fiorentina, originaria della val di Sieve, dove la più antica documentazione ne colloca gli ampi possessi agrari e i domini feudali.
Membri di essa - Guittone e Ildebrandino, nipoti di Gioco - sono citati tra i baroni presenti al placito con cui la contessa Matilde assegnò beni in Compiano alla canonica fiorentina (1099). Inurbatisi come tanti altri dinasti di contado, i G. vennero ad abitare in Firenze nel popolo di Santa Margherita, ove ebbero case e torri, e s'inserirono fra le casate consolari della città. Tra il XII e il XIII secolo alcuni di essi sono citati fra i consoli del comune - Gioco, nel 1188 - oppure tra i consiglieri che ratificarono con giuramento il patto concluso con i Senesi nel 1201 - Ildebrandino di Gianni -. Altri sono elencati tra i cavalieri fiorentini che nel 1217 presero parte alla quinta crociata.
Agl'inizi del secolo XIII era, però, già avvenuta in seno ai G. un'irreparabile frattura politica, essendosi alcuni di essi schierati fra i ghibellini e altri con la parte avversa; così che le alterne vicende delle fazioni ne colpirono ora quelli ora questi, con ricorrente danno per l'insieme della consorteria. A Montaperti un Iacopo era capitano dell'esercito guelfo e combatté con onore.
La frattura politica e le disavventure ripetute che colpirono gli aderenti ai due schieramenti avversi non mancò di recar danno anche al patrimonio dei Giuochi. Li colpì ancora, da ultimo, l'inclusione fra i magnati nel 1293 e la conferma dei bandi antighibellini nel 1311. Tuttavia, alcuni esponenti guelfi della consorteria si fecero di popolo inscrivendosi a un'arte, come mostra il fatto che si trovano due G. - Filippo e Uberto di Gherardo - priori rispettivamente nel 1323 e nel 1324. Le fonti danno estinta la famiglia verso la fine del secolo XIV, con la morte di un Cesare di Gherardo, sepolto in Santa Maria Novella nel 1381.
D. accenna alla grandezza del loro passato consolare quando (Pd XVI 104) li ricorda già ‛ grandi ' al tempo di Cacciaguida, insieme con i Sacchetti, i Fifanti, i Barucci, i Galli e i Chiaramontesi.
Bibl. - Non molte sono le fonti archivistiche relative a questa famiglia; cfr. in Archivio di Stato di Firenze, Carte dell'Ancisa, II 604, 698, mm 126; Priorista Mariani, III 542; Biblioteca manoscritti, 422, 379; e i documenti editi dal p. Ildefonso di San Luigi, Delizie degli eruditi toscani, Firenze 1770-1789, ad indicem, Fra i cronisti ricordano i G. il Malispini, CLX; il Compagni, I 3; Marchionne di Coppo Stefani, CXXV; G. Villani, IV 11; e gli eruditi S. Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze 1615, 178; V. Borghini, Discorsi, Il, ibid. 1755², 64; B. De' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli... delle famiglie e degli uomini di Firenze, ibid. 1585, 57; P. Mini, Discorso della nobiltà di Firenze e de' fiorentini, ibid. 1593, 146; id., Difesa della città di Firenze e de' fiorentini..., Lione 1577, 300, 305; U. Verini, De illustratione urbis Florentiae, Parigi 1583, 84. Si veda anche Davidsohn, Storia, III 815, e, per brevi profili della vicenda genealogica dei G., G. Warren Lord Vernon, L'Inferno di D.A..., II, Documenti, Londra 1862, 491-492; Scartazzini, Enciclopedia I 923-924.