GIURASSICO (o Giura, o Giura-liassico)
Così A. Brongniart e A. von Humboldt denominarono il secondo sistema (o periodo) del Mesozoico, che nella regione del Giura assume un caratteristico sviluppo. Nel periodo si accentuarono le condizioni di prevalente regime marino, subordinatamente a trasgressioni e regressioni regionali, che determinarono mutamenti nei caratteri geografici e conseguentemente differenziamenti nelle flore e faune, connessi a migrazioni. Prevalse, in dipendenza del regime, una sedimentazione a facies batiale, di argille, marne e calcari, con passaggi a depositi neritici e a costruzioni coralligene, pur non mancando sedimenti a radiolarî di possibile, se non probabile, origine abissale; con sviluppo sulle terre emerse, specialmente nella Cina settentrionale, di estese formazioni continentali, con avanzi della flora e della fauna, caratterizzata quest'ultima dall'abbondanza di rettili terrestri, e, in Cina, di giacimenti carboniferi. Fu un periodo di relativa tranquillità orogenetica, per quanto qua e là disturbata da emissioni di melafiri, diabasi, andesiti, dioriti, porfiriti, varioliti, ecc.
Sussisteva il continente nord-atlantico, coi residui, nella parte europea, della catena erciniana, abrasa e soggetta, durante il periodo, alle trasgressioni e regressioni marine, con le maggiori aree di sommersione dai geologi contraddistinte come bacini, dai nomi angloparigino, dell'Aquitania, del Rodano, del Giura, svevo o germanico. Dapprima unito al continente sino-siberiano, se ne separò poi con la ricompensa della geosinclinale uraliana, mentre a occidente occupava vaste regioni del centro degli Stati Uniti e del Canada. ll continente sino-siberiano (o dell'Angara, dal fiume omonimo), era esteso al nord della linea delle attuali catene himālayane.
Fattosi più grande e profondo, che non lo fosse durante il Triassico, permaneva il Mediterraneo (Mediterraneo centrale di M. Neumayr, Tethys di E. Suess, Mesogeo di H. Douvillé) esteso sulle terre degli attuali deserti saharico e libico. Fin dall'inizio del periodo, col costituirsi del canale di Mozambico, il continente di Gondwana (v.) si smembrava, risultandone due continenti, l'australo-indo-malgascio e l'africano-brasiliano, pur persistendo fra essi evidenti rapporti biologici, particolarmente per caratteristiche della flora. Ipotetico un continente Pacifico, mentre sembra dimostrata una geosinclinale circumpacifica dalla presenza del Giurassico marino nella Nuova Zelanda, Nuova Caledonia, isole della Sonda, Giappone, lungo le catene pacifiche americane, in collegamento col Mesogeo, esteso sull'America Centrale.
Le tre fasi più notevoli nel succedersi delle influenze epeirogeniche determinarono mutamenti nei caratteri della sedimentazione e della vita, e la scienza ne approfittò per fissare i limiti dei tre piani, nei quali si convenne frazionare il periodo, denominandoli: Giurassico inferiore, medio e superiore, altrimenti e rispettivamente detti (F. A. Quenstedt e V. Buch), Giura nero, bruno e bianco, per il modificarsi del colore predominante nei sedimenti delle tre fasi, in rapporto coi progressi del movimento trasgressivo. Alle tre denominazioni corrispondono rispettivamente, assai usate a iniziativa di Oppel, quelle di Lias, Dogger e Malm, d'origine dialettale inglese e riferentisi a tre tipi diversi di rocce, prevalenti e caratteristici nei tre piani. Ciascuna di queste tre divisioni (piani) ne comprende altre di valore meno esteso e, come sempre, convenzionali, che giovano all'ordine e alla chiarezza dell'esposizione degli avvenimenti e dei caratteri per la storia del periodo. Qui basterà raccogliere in un prospetto le suddivisioni d'ordine più comprensivo, istituite per ciascuna di esse, esponendole in successione discendente, dalla più recente alla più antica:
La flora giurassica presenta in complesso significativa uniformità di clima caldo, in contrasto con differenziazioni climatiche, quali risultano dai caratteri della fauna marina; differenziazioni che si fanno evidenti anche per la flora soltanto nel Giurassico superiore. L'evoluzione segna per le felci un impoverimento, e nel contempo la comparsa di nuovi generi. Cicadee e Conifere nel loro sviluppo dànno impronta particolare al periodo; numerose e varie le Zamites e Otozamites fra le Cicadee; fra le Conifere sono da segnalare Araucarie e Widdringtonie, generi tuttora viventi, e notevoli Ginkgo, Baiera e Czekanowskia fra le Salisburiee.
Passando alla fauna, e tenendo presente l'importanza dei piccoli organismi nella litogenesi, ricordiamo i numerosi Foraminiferi, specialmente Lagenidi, nella costituzione dei calcari compatti, anche oolitici; parte importante hanno pure i Radiolarî nei calcari selciosi, scisti silicei, ftanici e diaspri (radiolariti), le spicule delle spugne nei calcari selciosi e finamente arenacei del Lias (pietre da coti) e sono talora così copiose da costituire vere spongioliti; né sono rare specialmente nel Giurassico superiore faune ricche di Silicospongie e di Calcispongie (faretrone), queste ultime in deposito di facies litorale. Il piano inferiore è povero di Corallari (esacoralli), che invece costituiscono faune sempre più ricche, specialmente di forme coloniali costruttrici nel medio, con massimo nel superiore, quando assumono e riprendono notevole diffusione certi Idrozoi (Ellipsactinia, Stromatopora). Ben rappresentati sono i Crinoidi, da comprendersi fra i costruttori di rocce, se si considerano i cosiddetti calcari a entrochi, giurassici oltreché triassici: prevalgono i generi Millericrinus, Eugeniacrinus, Apiocrinus, Comatula, ecc. Non sono rari gli Asteridi (Asterias, Solaster, Ophiurella, ecc.), abbondantissimi gli Echinidi, specialmente nelle assise superiori (Pseudodiadema, Pseudosalenia, Cidaris, Holectypus, Disaster, Pygaster, ecc.) e le specie hanno spesso valore di fossili caratteristici o di guida per la cronologia. Salvo per qualche caso, è invece piuttosto scarsamente rappresentata la classe dei Briozoi, mentre sono sempre bene rappresentati i Brachiopodi, specialmente i Terebratulidi e i Rinconellidi, e, fra i primi, notevole il sottogenere Pygope, legato nella regione mediterranea a facies di mare profondo. Numerosi i Molluschi, specialmente dei generi Gryphaea, Posidonomya, Aucella, Trigonia, Cardinia, Pachyrisma, ecc. Cerithella, Nerinea, Itieria, Pterocera, Actaeonina, ecc. Ma sempre assai più importanti, fra i Molluschi, le Ammoniti sotto il punto di vista della cronologia stratigrafica: infatti, per la rapida evoluzione delle forme, fu possibile in Svevia distinguere ben 33 livelli, caratterizzati ciascuno da determinate specie di ampia diffusione geografica. D'altra parte le Ammoniti sono più o meno frequenti in tutte le facies marine, eccettuate le formazioni coralligene. Si rileva peraltro che non sempre la frequente sostituzione di forme è da attribuire a rapida evoluzione specifica, perché non di rado essa può conseguire a migrazioni di faune; il che più facilmente può spiegare l'improvvisa comparsa di specie e generi diversi. Dei numerosi generi triassici non sopravvissero nel Giurassico che Phylloceras e Lytoceras, importanti perché hanno particolare significato nella distribuzione batimetrica delle Ammoniti, attribuendosi a questi due generi habitat di mare profondo. Nell'apprezzare il valore delle Ammoniti come fossili-guida, occorre tener presente le differenze di clima o di provincia, ed è caratteristico a questi riguardo l'accantonamento, nel Giurassico superiore, dei generi Virgatites e Craspedites nei mari nordici, mentre altri, Reineckeia, Oppelia ad es., appartengono al mare mediterraneo. Non è finora fissato definitivamente il riferimento sistematico degli aptici e la loro funzione nei rapporti con le Ammoniti, ma dobbiamo pure ricordarli come avanzi fossili del Giurassico, in quanto talora son così numerosi da contraddistinguere certe serie di strati.
Per i Cefalopodi dibranchiati decapodi è da segnalare la rapida diffusione dei Belemnitidi, dalla caratteristica conchiglia conicocilindroide allungata, degli Attractites, Belemnites, Chondropora, insieme con altri generi di Cefalopodi nudi, affini ai viventi Loligo.
Per i Crostacei fu grande il diffondersi dei Macruri (glypheidi, eryonidi); così per gl'Insetti, e giacimenti tipici ne sono, fra gli altri, i calcari litografici (Solenhofen). Ricca assai la fauna ittiologica, diretta evoluzione di quella triassica, con la comparsa anche di generi che persistono nella fauna vivente. Il periodo fu detto il regno dei Rettili, per la varietà, la mole, il numero delle forme: compaiono i primi Lacertidi, i Coccodrilliani (Eusuchia, col genere Mystriosaurus. affine al Gaviale). Numerosi i Longirostri, con forme giganti (Dacosaurus, Machimosaurus, Plesiosuchus). Questi abitavano le spiagge marine, e soltanto nel Giurassico più recente comparvero forme d'acqua dolce e terrestri, insieme coi primi brevirostri. Caratteristici del Lias marino sono gl'Ittiosauri pesciformi e i Plesiosauri longicolli. Nei depositi continentali delle Montagne Rocciose sono numerosi i giganti, con scheletri di quasi 40 m. di lunghezza; notevoli anche i Brontosauri, gli Stegosauri e i Ceratosauri.
Limitati al Giurassico e al Cretacico sono i singolarì Pterosauri, coi generi Pterodactylus e Rhamphorhynchus con larga membrana alare dall'arto anteriore al dorso, al piede. Largamente rappresentate furono anche le Tartarughe, e nel Giurassico superiore comparvero i primi Uccelli, Archaeopteryx e Archaeornis, della statura di un pollo, a mascelle con denti, vertebre amficele, coda più lunga del tronco, legati da affinità coi Lacertidi. Dei Mammiferi giurassici si conoscono soltanto parti scheletriche, appartenenti a piccole forme erbivore-onnivore (Allotheria, Pantotheria), ancestrali dei Marsupiali e degl'Insettivori.
Caratteri regionali del Giurassico sommariamente esposti. - Nel Giurassico inferiore, comunemente detto Lias, numerosi sono i generi e le specie di Ammoniti, che caratterizzano le zone dei sottopiani: qui ricordate in ordine cronologico dalla più antica alla più recente.
Hettangiano: zone a Psiloceras planorbis, a Schlotheimia angulata; Sinemuriano: inf. zone a Arietites Bucklandi, a A. semicostatus; sup., zone a Arietites Turneri, a A. planicosta e A. obtusus, a Oxynoticeras oxynotum e A. raricostatus; Charmoutiano, zone a Deroceras armatum, a Phylloceras ibex e Polymorphites Jamesoni, a Aegoceras capricornu e Deroceras Davoei, a Amaltheus margaritatus, a Amaltheus spinatus; Toarciano, zone a Harpoceras falciterum, a H. bifrons, a Lytoceras jurense.
Il Lias non ha grande potenza, in generale, né ha vasta distribuzione geografica; risulta in prevalenza di depositi fangosi, argilloscisti e calcari marnosi, con avanzi di grandi Rettili marini, e numerosi Belemniti e Ammoniti. Durante il Retico (Trias) da considerare come epoca di transizione dal Triassico al Giurassico, la trasgressione detta appunto retica, preparò sull'Europa centrale le condizioni geografiche per un mare liassico, fra i massicci della Boemia, Scandinavia, Cornovaglia, Galles, Bretagna, Cotentin e della regione ora alpina; una penisola in corrispondenza delle Ardenne lo suddivideva nei bacini germanico e angloparigino. Solo nel Lias medio si stabilirono comunicazioni e rapporti di fauna fra il bacino anglo-parigino e l'Aquitania, il nord della Spagna e il Portogallo. A partire dal sud della Meseta e da Gibilterra il Lias acquista caratteri mediterranei, a facies di mari più profondi, variabili col variare dei rapporti con le terre allora emerse: ne sono caratteristiche parecchie facies. Affioramenti di Lias sono noti in Albania, in Epiro e nelle Isole Ionie; più a Oriente riprendono invece le facies del Lias dell'Europa occidentale, sempre nell'ambito del Mesogeo fino nella regione himālayana e oltre. L'India peninsulare, il Giappone, l'Australia si ritiene fossero allora almeno parzialmente emerse. Per l'Africa, si hanno notizie in Algeria, del Hettangiano, del Sinemuriano nella provincia di Costantina, del medio e superiore di tipo alpino-appenninico in Cabilia, nel Tell e nel Marocco orientale; il Lias inoltre fu scoperto a Madagascar: esiste nelle terre artiche e nell'Alasca, California, Nevada, Messico; né manca nell'America Meridionale, in Perù, Bolivia, Argentina, Chile, con Ammoniti di specie europee, comprovanti ampiezza di comunicazione fra Mesogeo e Pacifico, in corrispondenza dell'America Centrale.
Giurassico medio o Dogger. - Lo costituiscono: l'Aaleniano, con le quattro zone, a Dumortieria Levesquiei, a Harpoceras opalinum, a H. Murchisonae, a H. concavum; il Baiociano, con le sue tre zone a Witchellia laeviuscola e Sonninia Sowerbyi, a Sphoeroceras Humphriesianum e S. Sauzei, a Oppelia subradiata; e il Batoniano a Parkinsonia Parkinsoni. Giustifica la sua separazione dall'inferiore il fatto che caratteri geografici, e conseguentemente di fauna, accennano a estesi movimenti nel dominio del mare sull'Europa e talora anche diminuzione nelle profondità marine, condizioni più favorevoli a sviluppo di calcari coralligeni, attestanti inoltre l'influenza spinta molto al nord del clima tropicale, che favoriva anche il depositarsi di calcari oolitici, non di rado ferruginosi. Per la regione mediterranea è caratteristica l'associazione dei Filloceri e Litoceri agli altri Ammoniti delle numerose zone.
Sull'attribuzione dell'Aaleniano al Giurassico medio piuttosto che al Lias non sono d'accordo i geologi; si discute sulla valutazione dei caratteri di affinità e di differenze della serie che separa lo schietto Lias superiore dal tipico Baiociano. Durante l'Aaleniano il mare si estese specialmente sui territorî della Sassonia, Moravia, Boemia, Polonia, con l'immigrazione improvvisa di generi di Ammoniti (Dumortieria, Lioceras, Ludwigia, Tmetoceras) mancanti alla fauna liassica.
Il Baiociano corrisponde al cosiddetto Oolite inferiore (a Bayeux); su una base a facies litorale, seguono strati marini con ooliti ferruginose e fauna ricchissima, che poi si estendono maggiormente con oolite calcare bianca. Nella Germania settentrionale sono da ricordare le argille con ooliti ferruginose di Eningen e quelle a sferosiderite dell'Alta Slesia: ooliti ferruginose si ripresentano nel Giura centrale e meridionale. A oriente, nei Carpazî, il medio-giurassico è schiettamente di carattere mediterraneo.
Del Batoniano è tipo il great oolite a coralli (Eunommia radiata) ma in Inghilterra (Oxfordshire) non è meno tipica la zona inferiore delle argille blu (fuller's earth), cui seguono scisti calcari (Stonesfield), con avanzi di Mammiferi, Teleosauri, Pterodactili, e con Felci e Cicadee (Paleozamia), che attestano aree emerse in Inghilterra e nella Scozia: notevole la ricca flora di Scarborough e Stenesfield a Felci, Cicadee, Conifere.
Nell'Argovia, Brisgovia, Alsazia, Lorena, nel Giura si ripetono potenti ed estese le masse dei calcari oolitici, anche limonitici. Notevole lo sviluppo di dolomie e calcari marnosi fluvio-marini con ligniti (Stipites); intercalazioni salmastre. Mentre in Provenza prevalgono calcari marnosi ammonitiferi, nelle Basse Alpi dominano scisti neri marnosi. La serie medio-giurassica della regione iberica e dei Pirenei subisce nel Batoniano un movimento di emersione, con accenni nei Pirenei a rapporti con la facies mediterranea, ben rappresentata, nelle Alpi Orientali, nei Carpazî, nel bacino di Vienna, in Transilvania, Serbia e altrove nei Balcani.
La facies delle arenarie e argilloscisti batoniani, con Felci, Cicadee, Conifere di Scarborough, si estende a nord delle isole Lofoten allo Spitsbergen, al nord della Siberia, al Giappone. La facies continentale ricompare nell'India peninsulare, e così quella marina batoniana di tipo mediterraneo. Vi si estendeva fino alle foci dell'Indo, ai Monti Aravalli e al golfo di Cutch il mare medio-giurassico, che nell'Africa orientale ha depositato la bella serie baiociano-batoniana del bacino superiore del Nilo, a N. di Antolo, Abissinia, Somalia, Madagascar occidentale. Ricordiamo che la facies mediterranea ricompare a occidente nella Columbia Britannica, in Bolivia, Argentina, facendo seguito a quelle del Lias.
Giurassico superiore o Malm. - Segnò il massimo dell'invasione marina sull'Europa settentrionale e sull'Asia, mentre proseguì lo smembramento precedentemente iniziato del continente indo-africano e la sommersione di vaste aree nell'America Centrale e del nord. In Europa una provincia marina boreale, o russa, più nettamente va differenziandosi da quella australe o mediterranea, nella quale verso la fine del periodo si riducono i coralli costruttori. Prevalgono sedimenti decisamente marini, fatta eccezione per le regioni dell'Europa settentrionale, inglesi e russe, dove si ebbero depositi litoranei e continentali. Da notare peraltro che verso la fine del periodo il movimento trasgressivo si accentuava, in antecedenza al corrugamento alpino, nella geosinclinale corrispondente, mentre in regioni attigue occidentali e settentrionali di antica consolidazione, si manifestavano movimenti opposti (regressione portlandiana). Così la regione pirenaica emergeva completamente, come sembra sia avvenuto per la Meseta iberica e in dipendenza del continente nord-atlantico, con un golfo in corrispondenza delle coste portoghesi.
Il sottoperiodo s'inizia col Calloviano, cui si riferiscono le zone: a Macrocephalites macrocephalum e Cosmoceras gowerianum, a Reineckeia anceps e Stephanoceras coronatum, a Peltoceras athleta e Cardioceras Lamberti, a Cardioceras Mariae. In Inghilterra, nella parte settentrionale del bacino anglo-parigino, consta di arenarie e calcari, con fauna particolare, a caratterizzare la quale, oltre le Ammoniti, concorrono Pesci e Sauri (Ichthyosauri, Megalosauri, Pliosauri). Nelle parti meridionali del bacino prevale la facies marnosa a ooliti ferruginose, con Ammoniti e altri fossili piritizzati. Caratteri simili, a serie completa, si trovano nel Giura, in Savoia e anche nel massiccio dell'Aar. Non manca al Portogallo, dove in serie con l'Oxfordiano e Sequaniano, forma il cosiddetto Lusitaniano. Sull'arco esterno delle Alpi Occidentali il Calloviano, e può dirsi tutto il Neogiurassico, assume caratteri decisamente mediterranei.
Segue l'Oxfordiano, con la zona a Cardioceras cordatum nell'Europa occidentale, sincrona alla zona a Peltoceras transversarium nella regione mediterranea, e con la zona a Ochetoceras canaliculatum e Perisphinctes Martelli. In Inghilterra (Oxford-clay) si presenta con potente serie di argille blu, talvolta bituminose, arenaria calcare e la "coralline colite" a piccoli recinti coralligeni, con fauna in prevalenza di Bivalvi (Opis, Trigonia, Ostrea, ecc.). In Francia al Calloviano si sovrappone l'Oxfordiano con ooliti ferruginose inferiormente (Normandia) e calcari (Boulonnais), facies litologica, quest'ultima, che prevale in Svevia e in Svizzera. Interessanti sono nei Carpazî le piccole masse rupestri, giacenti sull'arenaria carpatica, detti Klippen. Spettano al Sequaniano le zone: a Peltoceras bimammatum e a Pensphinctes Achilles per l'Europa occidentale, equivalenti alla zona mediterranea con Oppelia tenuilobata degli strati ad Aspidoceras acanthicum. In Inghilterra ha la sua rappresentanza inferiormente nel coral-rag, a detriti di coralli e, superiormente (Yorkshire), in arenarie (upper calcareous grit). In Francia la serie è in prevalenza calcare a facies oolitica (Normandia), completandosi con calcari a crinoidi e ooliti bianche, con avanzi di flora a Felci e Cicadee; e con questa serie passa nelle Ardenne. Caratteristici nel Giura i calcari idraulici a concrezioni selciose (calcaires à chailles). Notevole lo sviluppo dei calcari bituminosi alla Porte de France (Grenoble).
Il Kimeridgiano, con le sue due zone a Pictonia cymodoce e a Reineckeia pseudo-mutabilis, corrisponde alla parte superiore degli strati mediterranei ad Aspidoceras acanthicum e cioè alla zona a Waagenia Becheri. Ne è caratteristica in Inghilterra l'argilla blu ammonitifera e a Sauri e lignitifera con banchi di calcari da cemento. Per la Francia sono da notare i calcari marnosi a Pteroceras, anche oolitici presso le foci della Senna e i calcari cosiddetti a Exogyra virgula, che si ripetono nel Giura. È nota la fauna ammonitica del castello di Crussol in Savoia. Nel Portogallo assume caratteri mediterranei.
Il Portlandiano è l'ultima suddivisione del Neogiurassico, con le zone a Stephanoceras portlandicum, Virgatites scythicus, Perisph. bononiensis coperte da depositi salmastri e d'acqua dolce. In Inghilterra lo costituiscono dal basso in alto sabbie marnose (Portlandsand a Trigonia), calcari oolitici talvolta selciosi (Portlandstone), alternanza di depositi salmastri o d'acqua dolce (Purbechbeds) lignitiferi, a flora di Cicadee e Conifere con avanzi di Pesci e Coccodrilli, con notevole deposito di ossa di Marsupiali. In Francia sono particolarmente da segnalare le sabbie con Perisph. bononiensis che accennano a movimento di emersione e di passaggio al Cretacico, con strati lignitiferi a Conifere e Cicadee, e argille a Paludina e Planorbis, con carbonato di ferro e limonite. Per la Germania occorre menzionare il Plattenkalk, calcare marnoso a lastrine, passanti al cosiddetto Wealdiano germanico, di arenaria e argille, salmastre e d'acqua dolce. A questo livello corrispondono i calcari litografici di Solenhofen (Baviera), di particolare interesse per la fauna con Archaeopteryx, Rhamphorhynchus, Pterodactylus, Ragni, Insetti, impronte di Cefalopodi nudi e di Meduse. Il carattere salmastro lacustre si ripete in Portogallo con flora in cui sono rappresentate piante monocotiledoni. La Spagna segna caratteri di transizione al tipo mediterraneo.
Passiamo ora al Titoniano (Oppel, 1865), equivalente mediterraneo del Portlandiano in successione agli strati con Aspidoceras acanthicum. Risulta la sua serie di calcari formatisi in ambiente marino, nel quale la sedimentazione si mantenne a lungo uniforme, persistendo nell'Infracretacico, durante il quale i caratteri delle faune mutarono quasi insensibilmente. Le faune titoniane ammonitifere per la loro affinità con quelle extraalpine sono con queste facilmente sincronizzabili. La facies titoniana è ben sviluppata nella sinclinale fra le Alpi Occidentali e il Massiccio Centrale ed estesa al N. della Svizzera, delimitata fra la Bassa Provenza, le Alpi Marittime e il Giura da una corona di formazioni coralligene, a calcari oolitici con Brachiopodi (Terebratula diphya, T. janitor, T. diphyoides, ecc.), Nerinee, e, al passaggio col Cretacico, con Diceratidi. Non rari (es. nei Grigioni) i calcari selciferi a Radiolarî e con Terebratula diphya.
Nella Bassa Austria si associano nei calcari alle Ammoniti tipiche titoniane e ad altre di orizzonti sincroni della Russia (gen. Virgatites) segnando un punto di contatto fra la provincia mediterranea e quella boreale, analogamente all'oolite ferruginosa di Balin (Cracovia), che associa Ammoniti dell'Europa occidentale con altre di regioni orientali. Del N. dei Carpazi è da ricordare poi il calcare di Stramberk, con la sua bella fauna di Ammoniti, Nerinee, Coralli, Brachiopodi. Il Titoniano ricompaie nella Balcania occidentale, Dobrugia, Grecia, nel Caucaso, in Asia Minore. Né dimentichiamo un cenno al Giurassico superiore della Russia centrale e lungo il Volga, dove giace in trasgressione sui terreni emersi fin dal Carbonico. Lo compongono in generale sabbie e argille a concrezioni ferruginose, fosfatiche, glauconifere, con copiosa e varia fauna, particolarmente caratterizzata dal genere Cardioceras, da Belemniti infradepresse e dal genere Aucella, fra i Lamellibranchi, di età calloviano-oxfordiana: minor sviluppo presentano i terreni equivalenti del Sequaniano e Kimeridgiano. Maggior interesse offre nel riguardo paleontologico il Volgiano (= Portlandiano) per l'abbondanza dello stesso genere Aucella e di Ammoniti dei generi Oxynoticeras, Virgatites, Craspedites, Fimbirskites, mancanti nel bacino di Parigi e nella regione mediterranea. Queste caratteristiche del Neo-Giurassico russo si estendono alle terre del Mar Glaciale Artico e al Pacifico settentrionale.
Per l'Africa è interessante che solo in Algeria e in Tunisia presenta evidenti affinità con la facies mediterranea, specie con quella titoniana; i giacimenti dell'Etiopia, di Tanga, del Madagascar e dell'India orientale, hanno piuttosto rapporti faunistici con l'Europa occidentale. Caratteri della facies dell'Europa occidentale si ripresentano peraltro nel Giurassico alle foci dell'Indo (Cutch) e nel Himālaya con passaggi laterali ad affinità volgiane, in prolungamento verso E. della facies russa.
In America il Calloviano fu riconosciuto in California e Bolivia, l'Oxfordiano e la facies titoniana nel Messico (Puebla), nelle Ande del Chile. Già si è detto dell'estensione del Giurassico superiore, facies boreale, all'America Settentrionale, e infatti si estende dall'Alasca alle Montagne Rocciose, alla California. Caratteristica per l'America Settentrionale è poi la formazione degli strati di Potomac di argille variegate, trasgressive sul Triassico, con Cicadee, Dinosauri, Sauropodi.
Cenni sul Giurassico in Italia. - Il Lias si presenta già sul margine nelle Alpi Occidentali, con calcari neri selciferi e fauna sinemuriana ad arietiti, nell'alta valle della Stura di Cuneo, e in calcari neri scistosi con fauna charmoutiana a Deroceras, Amaltheus e Cardinia al Col des Encombres; ma più a NE. la facies cambia, e il complesso del Giura-Lias è da ritenersi rappresentato essenzialmente da scisti-micacei, facenti parte della zona del M. Rosa o delle pietre verdi, ne sono esempio i calcescisti con Belemniti del Piccolo S. Bernardo. È questa la fucies piemontese, che in parte corrisponde al Giurassico metamorfico di A. Sismonda. Verso E., allo sbocco della Val d'Aosta sul Canavese, il Giurassico riprende i caratteri normali, con gli affioramenti del calcare rosso a crinoidi e Brachiopodi del Lias medio di Montaldo (Ivrea) e di Gozzano (Lago d'Orta) dalla ricca fauna, e con la serie liassica a calcari arenacei del M. Fenera (Valsesia), coronata dagli scisti arenacei a spicole di Spugne (pietre da coti) con Ammoniti domeriane. Spuntoni residui di terreni giurassici si conoscono pure (Lavriano) sull'asse della serie terziaria nella collina di Torino.
Ben più importante è lo sviluppo del Lias nelle Prealpi Lombarde dove la serie si estende in fascia continua dal Lago Maggiore a Brescia, qui ripiegandosi verso N., contribuendo a formare la fiancata occidentale del Lago di Garda. Al Hettangiano si attribuisce nella Lombardia occidentale un calcare dolomitico caratterizzato da grandi megalodonti (Conchodon infraliasicus, "Sasso degli stampi" del Lario), pur non mancando la rappresentanza della facies ammonitica della zona a Psiloceras planorbis (Valsolda, Ceresio); del pari limitatamente rappresentata è la zona a Schlotheimia angulata, con la fauna a piccole Ammoniti (Carenno, Val d'Erve). Assai più esteso e potente è il Sinemuriano, cui corrisponde la cosiddetta "formazione di Saltrio" dei calcari neri e grigi, selciferi, per abbondanza quasi costante di spicole di Spugne, e nei quali per vasti tratti sono incisi il Lago di Lugano, e il ramo occidentale del Lario; essi continuano nel Bergamasco e al Sebino. Notevoli sono le cave del marmo grigio di Saltrio, e delle arenarie e brecciole di Viggiù, con ricca e varia fauna di Molluschi, e quelle nel calcare nero di Moltrasio, con giganteschi Ammoniti e avanzi della flora. Sinemuriane sono le masse dei calcari marnosi dei M. Albenza e Misma nel Bergamasco e la cosiddetta corna nel Bresciano (marmo bianco di Botticino). Meno sviluppato, ma paleontologicamente non meno importante, è lo Charmoutiano, con bella fauna a Brachiopodi e Ammoniti del marmo (broccatello rosso) di Arzo in Canton Ticino, equivalente del marmo di Gozzano, della Bicicola di Suello (Erba) con fauna nella quale compare la Pygope Aspasia, e dei calcari più o meno selciosi, di cemento, dei monti d'Iseo (Provaglio, Montecolo di Pilzone), e del Bresciano (Costalunga). Litologicamente più uniforme si presenta il Domeriano (M. Domaro, Medolo) coi calcari grigio-cerei, argillosi e selciferi, e in questo caso con Radiolarî, talora arenacei, spesso con chiazze rosso-vinate, con ricca fauna a piccole Ammoniti piritizzate e limonitizzate. Chiude la serie liassica il Toarciano col "rosso ammonitico lombardo", calcare marnoso-scistoso, con numerose Ammoniti (Harpoceras bifrons, Lillia Mercati, Paroniceras sternale), che spesso presenta alla base degli scisti calcari giallastri con numerosissime Posidonomya (P. Bronni) o Köninckina (K. gregaria), forma litologica che nella Lombardia occidentale e nel Trentino tende a sostituire il calcare rosso.
Nelle Venezie, a partire dal Trentino orientale, è caratteristica la facies dei "calcari grigi" (Cornacalda, Volano, Noviglio nel Trentino, Vajo del Paradiso, Pernigotti nel Veronese, Rotzo nel Vicentino), argillosi, con fauna di carattere specialmente litoraneo o di estuario (con Gervilleia, Mytilus, Durga, Megalodon, Opisoma, Terebratula, ecc.) e flora continentale bellissima e ricca. Si ritiene che il complesso dei "calcari grigi" rappresenti il Lias, e che l'orizzonte fillitico, anche per la sua situazione stratigrafica, spetti al Toarciano. Non di rado, specialmente presso la base, nei calcari grigi s'intercalano masse di dolomie e di calcari compatti o saccaroidi talora oolitici, a Coralli, Brachiopodi, Molluschi e Alghe calcari; così nelle Alpi Feltrine, dove anche il Lias medio, in potente serie di calcari subsaccaroidi o dolomitici, contiene una fauna a Brachiopodi, che ha grandi affinità specialmente con quella sincrona di Sicilia. Dal medio, con interposizione di zona a Köninckina, si passa al Toarciano con scisti argillosi grigio-giallastri, contenente avanzi mal conservati di vegetali e denti di Pesci, in equivalenza della zona fillitica su accennata. Seguono calcari arenacei rossi, glauconitici e calcari gialli con la fauna del rosso ammonitico lombardo. Attraverso il Bellunese il Lias risulta di calcari dolomitici e compatti, con Brachiopodi dei sottopiani inferiore e medio, nelle valli del Mis (Tranze di Sospirolo), del Cordevole (M. Vedana), di Ampezzo cadorino. Presso Igne di Longarone ricompare il rosso ammonitico. La facies dei calcari selciferi con Ammoniti è sviluppata nella parte occidentale del Friuli, e sono da ricordare i dintorni di Erto e di Cimolais. Meno nota è la serie liasica nelle Alpi Giulie, e i fossili accennano alla presenza del Sinemuriano e del Domeriano nel massiccio del M. Nero. Il Lias fa parte della serie apuana, nella quale il marmo Portoro si considera equivalente del Hettangiano: a esso seguono Sinemuriano e Charmoutiano simili a quelli della serie lombarda. Notevole la fauna sinemuriana dei calcari grigi e scisti lionati della Spezia, per il numero delle piccole forme di Ammoniti, particolarmente dei genere Ectocentrites; essa è sincrona dell'altra dei calcari ceroidi del M. Pisano e di Campiglia Marittima, che è assai complessa per prevalenza di Gasteropodi, Lamellibranchi, Brachiopodi quasi tutti piccoli, e che ricompare nell'Appennino centrale e in Sicilia. A Campiglia e altrove seguono ancora altri calcari rossi con faune ammonitiche charmoutiane, e nei calcari grigi selciferi della Spezia si ripresenta la fauna domeriana.
Nell'Appennino centrale la base hettangiana del Lias si ritrova in calcari dolomitici a Megalodon e a Conchodon del Lazio (M. Soratte, M. Gennaro) e di Trevi (Spoleto); al M. di Cesi (Terni) fu scoperta la fauna a piccoli Gasteropodi suaccennata del Sinemuriano. che altrove assume altra facies di calcare subcristallino "marmarone" e compatto "corniola" con bella e caratteristica fauna ad Ammoniti nelle cave di Ponte Alto, da Cantiano a Cagli. Gli strati a Pygope Aspasia, con numerosi altri Brachiopodi, di calcari biancastri e carnicini e scisti marnosi intercalati, molto estesi, spettano pure al Lias e in buona parte rappresentano lo Charmoutiano, seguiti stratigraficamente dai calcari rossi marnosi ammonitici del Toarciano, identici a quelli lombardi. Nell'Appennino centrale non manca la facies dei calcari grigi, per quanto finora poco nota. Il Lias con caratteri identici, o poco diversi nelle sue sottodivisioni, si incontra nell'Aquilano, nel M. Circeo e in Calabria nel Cosentino, nel gruppo del Polino e a Longobucco e, con ricca fauna sinemuriana, a Rossano Calabro. In Sicilia due giacimenti sono notevoli: quello del calcare bruno di Taormina con fauna a Brachiopodi e Lamellibranchi, e quello della Montagna di Casale Bellampo (Palermo) dove il calcare cristallino contiene, con maggior ricchezza, la fauna a Gasteropodi sinemuriana già citata per l'Appennino. Lo Charmoutiano presenta parecchi giacimenti fossiliferi nei calcari suboolitici varicolori e brecce delle Rocche Rosse presso Galati, Taormina e Monte S. Giuliano di Trapani. I cosiddetti strati a Leptaena, di calcari e scisti silicei e diasprini, rappresentano il Toarciano; di particolare importanza la serie fossilifera di Taormina dei calcari granulari, in alternanza con scisti marnosi. In Sardegna si hanno indizî di Lias nei calcari di Alghero.
Del Dogger non si conoscono in Piemonte rappresentanti sicuri; sono invece ben noti in Lombardia, dove l'Aaleniano è la diretta continuazione litologica del rosso ammonitico, ma ben distinguibile per le Ammoniti caratteristiche che contiene. Così gli "scisti ad aptici", marnososelciosi, pure intensamente colorati in rosso, sono molto probabilmente equivalenti del Dogger medio e fors'anche del superiore. Al Dogger si attribuiscono pure i calcari a Posidonomya alpina noti nel Bresciano, ma più largamente estesi a E. del Garda. Schiettamente aaleniana è la fauna ammonitica del Capo S. Vigilio (Garda) e di Croce di Valporre del Grappa. Nella regione del Baldo, dei Lessini, del Trentino meridionale le masse calcari rosse e gialle, spesso marmoree, contengono, in facies diverse, fauna ad Ammoniti e altri Molluschi, e Brachiopodi in successione dal Baiociano al Batoniano; notevoli, fra le altre, quelle a Coralli e Gasteropodi di M. Pastello (Veronese), a Brachiopodi di Cles (Trentino), a Brachiopodi e Ammoniti di Camporovere (Sette Comuni) ecc. La serie completa del Dogger fu ancor più chiaramente conosciuta nelle Alpi Feltrine. Il Baiociano fu scoperto anche a Camporotondo agordino.
Potenti calcari grigio-scuri, subcristallini, selciferi delle Alpi Apuane sono sincronizzabili col Dogger, che nell'Appennino Centrale si presenta in condizioni analoghe a quelle della serie lombarda, specialmente per lo sviluppo degli scisti ad aptici, né mancano calcari con Ammoniti baiociane e batoniane e gli strati a Posidonomya alpina. Calcari scuri a Brachiopodi del Dogger furono riconosciuti in Calabria.
In Sicilia ricompare l'Aaleniano nei calcari grossolani, specialmente ricchi di fossili al M. Erice (Trapani), e sono sincronizzabili col Dogger medio i calcari varicolori, marmorei, con fauna a Posidonomya alpina, ricca di particolari forme di Brachiopodi, del Capo S. Andrea (Taormina), Piana dei Greci, M. Erice (Trapani), Favara (Girgenti). Notevoli indizî delle facies siciliane dell'Aaleniano, e in generale del Giura medio, furono segnalati presso Alghero (M. Timilone): il Batoniano vi è noto in giacimenti fossiliferi, ma senza Ammoniti, e sono da rammentare i calcari gialli oolitici con avanzi di flora (Otozamites) con Stromatopora della Nurra.
Riguardo al Malm, riprendiamo l'esame dalle Alpi Marittime e troviamo nei monti di Ventimiglia il Titoniano con calcari grigi a Pygope diphya e Phylloceras ptycoicum, nonché calcari neri con Ellipsactinie, Calcispongie, Terebr. carpatica, Oppelia lithographica, ecc. dell'Argentera e dell'alta valle di Cuneo. Il Neogiurassico lo si riconosce presente nella zona scistoso-cristallina o delle pietre verdi, e le radiolariti, che ne fanno parte, sono infatti di tipo giurassico. Nelle Prealpi lombarde la serie ritorna normale, iniziandosi nelle assise superiori degli scisti rossi ad aptici e poi con la maiolica, in banchi potenti di calcare marnoso, bianco, a minute fratture suturiformi, talvolta marmoreo, spesso con nuclei calcareo-selciosi radiolaritiferi, e con queste facies decorre dal Verbano al Benaco. La maiolica segna, litologicamente e regolarmente, il passaggio al Cretacico, cui spetta nella parte maggiore. I fossili, non abbondanti, Ammoniti, Brachiopodi, Echinidi, accennano alla presenza di orizzonti calloviani, oxfordiani e del Titoniano.
Nel Veneto-Trentino la parte superiore e maggiore del calcare ammonitico, o marmo rosso e giallo di Verona, appartiene al Neogiurassico, comprendente verosimilmente le assise più recenti degli strati a Posigidonomya alpina, ad es. quelle con la ricca fauna a forme pigmee di Acque Fredde (Garda), attribuita al Calloviano. Ma la facies normale del Calloviano è data piuttosto dai calcari di Erbezzo con Sphaeroceras bullatum; e nella stessa serie di calcari veronesi e trentini sono ben rappresentati, da faune con Ammoniti caratteristici, l'Oxfordiano e gli strati con Aspidoceras acanthicum. Riguardo all'Oxfordiano è da avvertire che nelle Alpi Feltrine è ricoperto da costante livello di scisti diasprini a Radiolarî, che ritroveremo nell'Appennino Centrale. Nel Veronese, sull'altipiano dei Sette Comuni, nel Trevigiano e nel Vicentino segue nella serie il Titoniano, riconoscibile in due facies distinte litologicamente e per fauna: Titoniano rosso inferiore e Titoniano bianco superiore, quest'ultimo facente parte del biancone, equivalente della maiolica lombarda. Il rosso (facies di Rogoznick nei Carpazî) è tipico a Lubiara, a Spiazzi (Veronese), il bianco (facies di Stramberk) a Quarti sopra Asnello di Roveré e fra Grezzana e Lonigo.
Ancora nel Veneto, ma più a oriente, il Giurassico superiore assume altra facies, quella dei calcari coralligeni, al M. Cavallo nel Friuli occidentale, con fauna a Diceras arietinum, Cardium corallinum, Nerinee, ecc. Sono a un dipresso coevi i calcari selciferi, nodulosi o lastriformi a Belemniti e aptici del Friuli e della regione Giulia, e quelli oolitici a Brachiopodi nei dintorni di Parenzo in Istria, in serie con quelli titoniani, a Diceras Luci, in zona di transizione fra il Malm e l'Infracretacico.
Nelle Alpi Apuane, nel M. Pisano e altrove in Toscana abbiamo una serie simile a quella lombarda. Nell'Appennino Centrale, a Rocchetta presso Arcevia, affiora un calcare bianco a piccoli Bivalvi, forse equivalente degli strati superiori a Posidonomya alpina. Nel Suavicino e al M. Turlo le Ammoniti accennano al Calloviano; Sequaniano e Oxfordiano si ritengono rappresentati nella potente serie degli scisti ad aptici. Così gli strati ad Aspidoceras acanthicum dànno una ricca fauna ammonitica a M. Serra (Camerino); il Titoniano è ben caratterizzato nei calcari marmorei e nel calcare rupestre, equivalente della maiolica e del biancone. È discusso se qualche parte dei calcari con Ellipsactinie del Gargano e dell'Appennino meridionale sia realmente titoniana; il dubbio è escluso per Capri, dove sono strati ricchi di forme della facies titoniana di Stramberk e con stretta affinità con la fauna del Titoniano siciliano. Rimestati ed erratici i blocchi con fossili titoniani di Calascio in Abruzzo, che confermano l'esistenza del Titoniano tipico nella serie appenninica; così come Diceras e Pterocardia corallina, nei calcari bianchi della valle del Sagittario, rivelano la presenza della formazione coralligena, equivalente di quella friulana.
In Sicilia, lembi di Oxfordiano e strati con Aspidoceras acanthicum si trovano nei dintorni di Taormina; più esteso e potente è nella regione il Titoniano specialmente con fauna a Brachiopodi. Più a occidente la serie ha sviluppo tipico, con faune ammonitiche calloviane, oxfordiane e degli strati ad Aspidoceras acanthicum fra le meglio caratterizzate, e così dicasi per il Titoniano (inferiore), con fauna complessa e ricca di Ammoniti, Dicerati, Nerinee, Coralli. In Sardegna il Neogiurassico è assai esteso nel Nord della Nurra e nella regione d'Alghero, dove un calcare biancastro e roseo e cristallino contiene Coralli, Nerinee, Ellipsactinie.
Il Giurassico è fra i terreni che contribuiscono alla costituzione geologica del suolo dell'Italia; ma, se valutiamo lo sviluppo in superficie, ci risulta evidente che il suo dominio non regge in confronto con quello assai più vasto degli altri due sistemi mesozoici che lo includono, il Triassico e il Cretacico. Tuttavia, se ne consideriamo l'importanza geologica in rapporto alla stratigrafia e specialmente alla paleontologia, nella varietà delle facies che vi si trovano, ci convinciamo che esso sta alla pari del Triassico, mentre supera quella offerta dal Cretacico, assai più uniforme nei suoi caratteri litologici e paleontologici. Nella carta geologica del Regno (basta quella alla scala 1:1.000.000 del R. Ufficio geologico nella nuova edizione pubblicata nel 1932), il Giurassico è indicato dal colore blu, a macchie irregolarmente distribuite, e variamente estese nella penisola e nelle isole maggiori, formanti gruppi notevoli per numero e grandezza soltanto nell'Appennino centrale e nella Sicilia occidentale. Invece evidente e particolare significato presenta l'insieme dei terreni giurassici nelle Prealpi lombarde e veneto-tridentine per la continuità della zona che essi formano dal Lago Maggiore al Garda, dove, ripiegando a nord, essi accompagnano la grande sinclinale adagiata, che si addentra profondamente nel Trentino, per ridiscendere, con la gamba orientale, nella Venezia prealpina, con una certa simmetria rispetto all'andamento della zona in Lombardia. Certi terreni per natura e colore, come il rosso ammonitico lombardo, costituiscono orizzonti-guida nell'indagine stratigrafica; e il sostituirsi e l'alternarsi nella serie di rocce tenere, o scistose, con calcari più o meno compatti e massicci, influisce sul grado e modo del modellamento del suolo e quindi sui caratteri del paesaggio che ne deriva, assai vario e ameno, e caratteristico della regione prealpina. Ma nelle cause determinanti l'aspetto e le forme del paesaggio influisce d'altra parte la struttura delle masse giurassiche, e specialmente un motivo tectonico, che potrebbe dirsi dominante lungo la regione prealpina, nella quale deformazione stratigrafica sono elementi concordanti le successive assise del Giurassico, del Cretacico, e spesso del Paleogenico.
Bibl.: E. Haug, Traité de géologie, Parigi 1907, p. 929 segg.; C. F. Parona, Trattato di geologia, con speciale riguardo alla geologia italiana, 2ª ed., Milano 1924, p. 406 segg.; W. Salomon, Grundzüge der Geologie, II, Stoccarda 1925, p. 341 segg.; M. Gignoux, Géologie stratigraphique, Parigi 1926, p. 252 segg.