giuridificazione
s. f. Il dare forma di legge.
• l’uomo moderno sente comunque una necessità, una sorta di «nostalgia» di sicurezza morale che guidi le proprie azioni. E questa la trova, ora, nelle leggi, nei regolamenti, nei codici deontologici. Quasi a voler ricuperare nelle garanzie procedurali e normative un nuovo sostegno alla fiducia ormai incrinata nel diritto naturale. È chiaro pertanto che nella cultura moderna, soprattutto occidentale, legalità e legittimità sono venute a coincidere, e che la responsabilità morale è stata per così dire «spostata» dalla coscienza al legislatore, con la conseguente «giuridificazione» del reale. (Andrea Bettetini, Sicilia, 30 marzo 2013, p. 26, Noi Oggi) • lo spazio della magistratura si è allargato nel vuoto della politica. Le sue funzioni di controllo e di intervento si sono moltiplicate parallelamente al riprodursi della corruzione e degli illeciti. Nella realtà politica ma anche nella vita pubblica. Al punto che oggi si assiste a una sorta di «giuridificazione della vita quotidiana». Che accompagna, a fini di controllo, le nostre attività ‒ pubbliche, ma anche private ‒. Praticamente ogni giorno. (Ilvo Diamanti, Repubblica, 13 aprile 2015, p. 25, Commenti).
- Derivato dall’agg. giuridico con l’aggiunta del suffisso -ificazione.
- Già attestato nell’Unità del 18 luglio 1994, L’Unità2, p. 17 (Adriana Cavarero).