ABBAMONTI (Abamonti, Abbamonte, Abamonte), Giuseppe
Nacque a Caggiano (Salerno) il 21 genn. 1759; si laureò in giurisprudenza a Napoli. Fu tra i primi fautori della rivoluzione francese nel Regno. In contatto con il gruppo di A. Giordano (al quale sembra "iniziasse" S. Capozzoli), ebbe rapporti con i Francesi, specie in occasione della permanenza a Napoli della squadra del Latouche-Tréville, e prese parte alla cena di Posillipo che segnò, nell'agosto del 1793, l'inizio dell'attività organizzata dei giacobini napoletani. In seguito alla scoperta della congiura di A. Vitaliani nel marzo del 1794, l'A. fu indiziato dalla Giunta di Stato come uno dei rei minori, in seguito alle rivelazioni di V. Manna (vedi il Notamento del fiscale B. Palmieri, riportato da A. Simioni) e si sottrasse a certa condanna rifugiandosi all'estero. Nell'agosto giunse ad Oneglia, occupata nell'aprile dall'esercito francese. Accolto con simpatia da Filippo Buonarroti, agente rivoluzionario addetto all'armata d'Italia, partecipò al concorso per l'insegnamento nelle scuole da lui istituite e fu nominato maestro di 2a classe a Loano con l'incarico di insegnare diritto naturale e pubblico, la costituzione francese e "la teoria rivoluzionaria".
Nell'agosto del 1796 l'A. si trasferì a Milano, dove svolse grande attività e fu, tra l'altro, uno dei "testimoni" che sottoscrissero, il 14-15 ottobre, "l'atto notarile della libertà lombarda".Collaborò al Termometro politico della Lombardia,giornale al quale, dal 25 giugno 1796 al 5 dic. 1798, fecero capo, sotto la direzione effettiva di C. Salvador, altri patrioti napoletani, quali F. S. Salfi, M. Galdi, C. Lauberg. L'idea di una Italia libera e repubblicana affascinava in quei mesi gli esuli, che per dare maggiore diffusione alle loro idee e per conquistare la pubblica opinione decisero la fondazione, nel gennaio del 1797, del Giornale dei patrioti italiani,che uscì dal 20 di quel mese al 27 novembre successivo.
Il 15 marzo 1797 l'A. fu ammesso alla Società di pubblica istruzione, alla quale aveva presentato il Saggio sulle leggi fondamentali dell'Italia libera,edito nel gennaio di quell'anno e steso probabilmente durante il soggiorno a Loano. Il 31 maggio, insieme con Galdi e con Celentano, ottenne la naturalizzazione e la cittadinanza lombarda, e nel luglio anche la cittadinanza bresciana. Nei primi mesi dello stesso anno (forse in febbraio) fu chiamato a far parte del comitato centrale di polizia dell'Amministrazione generale di Lombardia; in questo periodo collaborò anche al giornale Il Monitore Italiano.
Alla proclamazione della Repubblica Cisalpina fu nominato segretario ed infine ispettore generale del ministero di Polizia, autorizzato a firmare nella vacanza ministeriale dal 19 ott. al 1 dic. 1798. Per la crisi ministeriale del dicembre dovette dimettersi, ed il giorno 9 fu arrestato, insieme col Galdi, per aver protestato contro le violenze del commissario francese Rivaud. Le delusioni provocategli dalla politica francese spinsero l'A. ad aderire ai primi gruppi unitari segreti, dai quali sarebbero sorti i Raggi (l'A. fu, fra gli altri, in contatto con S. Mulazzani, G. Fantoni, C. Salvador).
Liberato dal carcere nel gennaio del 1799, l'A. si recò subito a Napoli al seguito delle truppe del generale J. E. Championnet, al quale, considerato uno dei "protettori" dei democratici italiani, indirizzò il 30 marzo una lettera di solidarietà, quando si sparse la voce del suo arresto a Torino. Il 24 gennaio l'A. fu chiamato a far parte del governo provvisorio della Repubblica napoletana. Ancor più importante divenne il suo ruolo quando A. J. Abrial riorganizzò l'amministrazione: l'A. fu uno dei cinque componenti la commissione esecutiva, alla quale spettava, al fianco del commissario francese, la direzione effettiva dello stato. Per l'estrema difesa della Repubblica, l'A. si ritirò, insieme con altri patrioti, in Castel Nuovo: dopo la resa fu incarcerato e condannato a morte il 17 ag. 1799; la pena gli fu però commutata nell'ergastolo nell'isola della Favignana, ed ivi rimase fino alla pace di Firenze tra Francia e Napoli (28 marzo 1801), che gli ridiede la libertà. Tornato nuovamente a Milano, fu probabilmente riassunto al ministero di Polizia, dal quale si sarebbe dimesso nel luglio del 1805. Non pare che a Milano ricoprisse altre cariche.
Nel 1806, quando Giuseppe Bonaparte fu creato re di Napoli, l'A. rientrò in patria e fu immesso nella magistratura. Nel 1809 fu scelto da re Gioacchino Murat a far parte del Consiglio di Stato. Per il trattato di Casalanza (1815)conservò il suo posto di magistrato anche dopo la restaurazione di Ferdinando di Borbone, prima come consigliere della Suprema Corte di Napoli e poi, dal giugno 1817, come presidente della Gran Corte civile di Trani. Ma, ammalatosi a mezzo il 1818, ritornò in Napoli, dove si spense il 9 ag. dello stesso anno. Fu sepolto nella chiesa di S. Giuseppe dei Nudi.
Fonti e Bibl.: E. De Fonseca Pimentel, Il Monitore repubblicano del 1799,a cura di B. Croce, Bari 1943, p. 17; M. Faure, Souvenirs du gén. Championnet, 1792-1800,Paris s.d., p. 324; C. De Nicola, Diario napoletano, 1798-1825,Napoli 1906, I, pp. 42, 108, 286, 327, 351; II, pp. 79, 298, 432, 439; III, p. 121; V. Cuoco, Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799,a cura di N. Cortese, Firenze 1926, pp. 111, 112, 197, 232, 234, 285,309, 437; P. Carucci, V. Lupo e G.A., martiri del 1799,Napoli 1904 (cenni biografici in parte inesatti, e comunque incompleti); A. Simioni, La congiura giacobina del 1794 a Napoli,in Arch. stor. per le prov. napol.,XXXIX (1914) pp. 307, 334; N. Ferorelli, I patrioti dell'Italia meridionale rifugiati in Lombardia dal 1796 al 1806, ibid.,XLIII (1919) pp. 321-362; N. Nicolini, L. De Medici e il giacobinismo napoletano,Firenze 1935, pp. 40-41, 67; P. Onnis, F. Buonarroti e i patrioti italiani dal 1794 al 1796,in Riv. stor. ital.,LIV (1937), pp. 42-43; N. Nicolini, La spedizione punitiva del Latouche-Tréville,Firenze 1939, pp. 93-94; A. Valente, G. Murat e l'Italia meridionale,Torino 1941, p. 322; R. Soriga, Le società segrete, l'emigrazione politica e i primi moti per l'indipendenza,Modena 1942, pp. 148, 153 n., 154, 157-158, 180; S.Canzio, La prima Repubblica Cisalpina e il sentimento nazionale italiano,Modena 1944, pp. 63, 119, 179, 192-195; G.Vaccarino, I Patrioti "anarchistes" e l'idea dell'unità italiana (1796-99),Torino 1955, pp. 26, 67-69, 73, 96, 169-172, 176.