ABBANASIA (Abanafia, Bonasia), Giuseppe
Medico e giudice ebreo, fu attivo a Siracusa e a Catania tra la fine del sec. XIV e i primi anni del secolo seguente. La prima notizia che si ha di lui è in un privilegio del 2 ott. 1392 con cui Martino I, re di Sicilia, donò all'A., qualificato medico e familiare regio, una casa e una taverna site nel quartiere ebraico di Siracusa. Tre anni dopo, il 28 marzo 1395, l'A. fu incaricato da Martino, duca di Montblanc, di fare da mediatore in una questione insorta fra la comunità ebraica di Siracusa ed alcuni privati. Il grande prestigio che l'A. si era acquistato, sia presso i suoi correligionari sia presso la corte, è confermato dal decreto con il quale, il 10 febbr. 1396, re Martino I lo creò primo giudice di tutte le cause dei giudei di Sicilia da decidersi secondo la legge mosaica, con la facoltà di eleggersi dei sostituti nelle singole città del Regno. Due giorni dopo il re gli concesse di poter celebrare nella propria casa tutte le funzioni religiose ebraiche e il 13 dicembre dello stesso anno gli conferì ufficialmente la carica di medico regio, assegnandogli uno stipendio annuo di 36 once d'oro. Insieme con questa carica l'A. esercitò, dal 1396 in poi, la funzione di esaminatore dei giudei che volevano abbracciare la professione medica. Nel 1399 le comunità ebraiche di Sicilia, dovendo far approvare dal re Martino alcuni capitoli statutari, si rivolsero all'A., considerato ormai il più eminente giudeo del Regno, perché li presentasse al re, il quale li approvò il 5 marzo.
Nella sua funzione di giudice supremo di tutti gli Ebrei di Sicilia, l'A. incontrò notevoli difficoltà e resistenze. Per questo il 4 ag. 1403 ottenne da Martino I di potersi associare nei giudizi il capitano delle singole città o il suo assessore. A Palermo, benché vi avesse nominati suoi sostituti due membri della comunità e avesse fatto approvare questa nomina dalla potestà regia il 1 giugno 1405, l'A. incontrò la più ostinata resistenza da parte degli Ebrei cittadini, che nel 1406 chiesero al re di essere resi indipendenti dalla sua giurisdizione. L'A. ottenne una ingiunzione a sé favorevole dal re il 4 maggio 1406, ma, avendo la comunità palermitana ricorso, questa volta con l'appoggio dell'università cristiana (1 nov. 1406), la questione fu lasciata in sospeso. La morte dell'A., avvenuta il 20 genn. 1408, la troncò definitivamente. Martino I, considerati gli eminenti servizi resi dall'A. alla Corona, assegnò il 22 febbraio dello stesso anno alla vedova Falcona un congruo sussidio.
Si noti che lo Zunz erra quando afferma che l'A. avrebbe coperto la carica di giudice supremo dal 1405 al 1439, data in cui sarebbe morto e che in questo anno sarebbe stato sostituito da Mosè Buonavoglia; costui infatti successe non già all'A., ma a Mosè Medici, che era appunto stato fatto giudice supremo dopo l'Abbanasia.
Fonti e Bibl.: B. e G. Lagumina, Codice diplomatico dei Giudei di Sicilia,I, 1, Palermo 1884, pp. 71-72 nota, 154, 158, 166-167, 168, 176, 181, 201-203, 226, 230, 243-244, 251, 265, 278, 287, 293; L. Zunz, Storia degli Ebrei di Sicilia,in Arch. stor. siciliano,n. s., IV (1879), pp. 97, 98.