ALBINI, Giuseppe
Nato a Bologna, da antica e nobile famiglia romagnola, il 22 genn. 1863, laureatosi nel 1886, fu dal 1898 professore in quella università, tenendo prima la cattedra di grammatica greca e latina, e poi, dal 1905, dopo la morte di G. B. Gandino, quella di letteratura latina. Della stessa università fu anche rettore per il triennio 1927-30. Scolaro del Carducci ed amico e collega del Pascoli, col quale aveva in comune la vastissima conoscenza del latino, volle essere, soprattutto, poeta di lingua italiana e latina ed interprete e traduttore di poeti latini, particolarmente di Virgilio.
I suoi primi versi italiani furono scritti quando aveva soltanto undici anni, per la morte della madre; poi parecchi altri ne compose, spesso di occasione, per nozze e cerimonie diverse> e li riunì in volumi (Versi,Imola 1881; Poesie,Bologna 1501; ecc.). Ma scrisse anche poemetti di maggior impegno, italiani e latini, fra i quali meritano di essere ricordati specialmente Sponsa nautae (1882), Ad Vergilium (1885), Ad Bononiam (1888), Ravenna (1911), Aeriae voces (1912), Vercingetorix (1919, forse il migliore), tutti premiati alla gara Hoeufftiana di Amsterdam; un inno a Roma (Romae matri,1911), del quale pubblicò anche la traduzione, e Persianum funus,rimasto inedito finché lo pubblicò Lorenzo Bianchi in appendice alla sua commemorazione: Intorno all'opera di G. A.Questa produzione poetica, a cui sono da aggiungere anche alcuni piccoli drammi che non furono mai rappresentati, è formalmente correttissima, ma di ispirazione alquanto lirlittata, ed è notevole se mai perché l'A. vi si' dimostra poeta abbastanza personale e spontaneo.
La sua opera di filologo merita ricordo per una buona edizione delle Satire di Persio (1890), per quella delle Edogae di Dante, insieme col Carmen e con l'Ecloga responsiva di Giovanni del Virgilio (1933), per quella, davvero eccellente, delle Bucoliche di Virgilio (1898), oltre che per il saggio Praecipuae quaestiones in Satyris A. Persi Flacci (in Studi italiani di Filologia Classica,II, 1894, pp. 339-373). Del resto, non affrontò mai gravi o complessi problemi critici; la sua produzione filologica si limita, generalmente, a brevi note su questioni assai particolari, soprattutto su Persio, Catullo, Marziale e Virgilio, pubblicate in Atene e Roma,negli Studi italiani di Filologia Classica e nei Rendiconti dell'Accademia di Bologna.In campo filologico, l'opera di maggior peso e impegno dell'A. è senza dubbio la traduzione di Virgilio: l'Eneide (1922), le Georgiche (1925), le Bucoliche (1926) - precisa ed aderentissima all'originale, tanto da sembrare talvolta faticosa e difficile. L'A. prese parte attiva alla vita amministrativa e politica di Bologna, dove fu consigliere comunale, e il 15 sett. 1924 fu nominato senatore del Regno. Morì a Bologna il 7dic. 1933.
Bibl.: Le notizie più importanti, sulla vita e le opere di G. A., si leggono raccolte nelle due commemorazioni che ne fecero Gino Funaioli, il quale gli successe nella cattedra (Annuario della Regia Università di Bologna,1935, pp. 55-79), e Lorenzo Bianchi (Intorno all'opera di G. A.,in Rendiconti delle Sessioni della Reale Accademia delle Scienze dell'istituto di Bologna,s.3, IX [1936], pp. 16-53). Alla commemorazione del Funaioli segue (pp. 81-109), ad opera di Emilio Lovarini, una bibliografia degli scritti dell'A.: la maggior parte di essi si riferisce ad articoli sui giornali quotidiani, riassunti di conferenze, lettere aperte, ecc., di carattere prettamente occasionale.