ANGELI, Giuseppe
Nacque a Venezia probabilmente nel 1709. Nel 1741 figurava iscritto nella fraglia dei pittori; in un quadro di genere, Contadino che scherza con una fanciulla, del 1745, già a Baden, egli attestava nel retro di essere direttore della bottega del Piazzetta. Nel 1748 eseguiva per la chiesa dell'Ospedaletto di Venezia la tela: Il Crocefisso col b. Gerolamo Miani. Dopo il 1752 portò a termine la pala con il Martirio di s. Cristoforo nella parrocchiale di Alzano, già affidata al Piazzetta, e dopo il 1754 la Visitazione nella chiesa della Pietà a Venezia. Nel 1756 venne incaricato dell'insegnamento del nudo nell'Accademia di Venezia; sempre nello stesso anno eseguì l'Immacolata con Santi passata poi nella sagrestia di S. Francesco della Vigna. Nel 1763 dipinse l'Assunzione della Vergine nella chiesa di S. Canciano. Nel 1772 venne nominato presidente dell'Accademia, nel 1774 ricevette una medaglia dai Riformatori dell'Accademia stessa, nel 1777 espose quadri religiosi alla Fiera della Sensa.
Morì a Venezia, secondo il Moschini, nel 1798.
L'A. iniziò la sua attività in uno stretto ambito piazzettesco e terminò probabilmente alcune opere dello stesso Piazzetta come il S. Giovanni Nepomuceno (Uffizi) e il già citato Martirio di s. Cristoforo; ma fin dai primi lavori è evidente che la sua adesione al mondo del Piazzetta, di cui egli segue comunque il momento più accademizzante, è solo superficiale. Del dramma che avvampa nella pittura del maestro l'A. coglie soltanto un convenzionale illanguidimento sentimentale e rinsecca la profonda atmosfera del Piazzetta in un gioco di piani spesso uniformi e slegati. La sua era una pittura di facile effetto ed era naturale che avesse un certo successo, testimoniato anche dal gran numero di piccoli quadri da devozione che gli possono essere attribuiti. L'A., che possedeva anche una vena ritrattistica (ricordiamo tra gli altri il ritratto del procuratore G. B. Giovanelli), non esitava a soffermarsi in particolari aneddotici pur con messinscena grandiosi, e forse questa disinvoltura, che costituisce il suo limite, rappresenta qualche volta un pregio. La sua tavolozza è intonata nelle mezze tinte in cui prevalgono i grigi, i rosa, gli azzurri, svolti mollemente e freddamente insieme.
Ricorderemo ancora tra le sue opere due scene della Via Crucis per la chiesa di S. Maria Zobenigo, la pala con S. Pietro Orseolo che riceve l'abito da s. Romualdo nella chiesa di S. Maria della Pietà, l'Immacolata e santi nella chiesa dei Frari a Venezia, l'Estasi di s. Francesco nel santuario della Madonna del Pilastrello a Lendinara, l'Apparizione della Vergine a s. Simeone Stock nella chiesa di S. Maria Maddalena a Venezia, le pitture murali nel salone di villa Giovanelli a Noventa Padovana e in quello di villa Widmann-Rezzonico alla Mira ove si nota l'influsso dell'Amigoni, i soffitti della Scuola di S. Giovanni Evangelista e di palazzo Barbaro-Curtis a Venezia, un Soldato con tamburo al Louvre, ecc.
A mano a mano che la sua produzione si allontanò da quella del Piazzetta si fece sempre più ammanierata e scadente; tuttavia l'A. occupò una posizione ben definita nella scuola del maestro di cui contribuì a tener vivo l'insegnamento fino alla fine del secolo.
Bibl.: R. Pallucchini, Il pittore G. A., in Rivista mensile della città di Venezia, X(1931), pp. 421-432, con repertori bibliografici; T. Pignatti, Aggiunta al catalogo di G. A., in Arte Veneta,III(1949), pp. 169 s.; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, pp. 3-5; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Settecento, Venezia Roma 1960, pp. 159 s.; U. Thierne-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p. 495; Encicl. Ital., III, p. 291.