ANTONELLI, Giuseppe
Nacque a Venezia nel 1793 da Leonardo e Antonia Demattia. La famiglia, oriunda di Spoleto, si era trasferita a Venezia sul principio del secolo e sì era legata in parentela con altre famiglie, i Recurti, gli Storti, gli Occhi, che, nell'intelligente esercizio della tipografia e delle arti che la accompagnavano, avevano saputo acquistare una certa fama e agiatezza. Senonché le vicende politiche del 1797 travolsero la modesta fortuna di Leonardo. Alla sua morte (1808), l'A., maggiore di quattro fratelli, dovette sobbarcarsi a modesti lavori, ma nel 1826 riuscì ad aprire a Venezia uno stabilimento tipografico, che divenne uno dei più importanti in Europa: l'A. continuava così la tradizione veneta dei grandi tipografi.
Egli aveva saputo formare nella sua tipografia un centro di tecnici, artisti e studiosi: sotto la sua guida cooperavano efficacemente litografi, incisori, disegnatori, legatori, nonché studiosi addetti ai compendi di opere di vasta mole, traduttori, compilatori di "Biblioteche" e Dizionari. Officine minori l'A. stabilì anche a Ferrara, a Venezia, a Padova. Particolare importanza ebbe la sua attività litografica: nella sua officina infatti perfezionò il cosiddetto "trasporto litografico" o "controprova litografica", consistente nel trasportare sulla pietra una prova appena tirata da disegno tracciato su pietra o inciso su metallo qualunque, in modo che la tavola originale restasse matrice, e potesse essere indefinitamente conservata. I primi saggi ne erano stati dati dall'Engelmann a Parigi nel 1820, e qualche anno dopo da M. Desmodryl e M. Letronne, ma l'A. riuscì. ad applicare la stessa tecnica alle incisioni in rame a ombre e a tratti finissúni, rendendo le sue stampe litografiche così scelte e morbide, da emulare le prove tratte direttamente dal rame. Nella tipografia dell'A. ebbero luogo anche le prime felici prove galvanoplastiche, e l'introduzione dell'elettrotipia. L'A. fu benemerito nel campo della tipografia perfino negli anni più critici, come nel 1836, quando imperversò il colera, e durante le vicende politiche dei 1848-49; con grande fecondità diffuse una serie di edizioni notevoli per il numero e la mole, sì da essere chiamato il tipografo più ardimentoso d'Italia ed ottenere nel 1846 il soprannome di "Tipografo nazionale". Diede infatti alle stampe, si può dire contemporaneamente, le Fabbriche e Monumenti cospicui del Cicognara, le Opere architettoniche del Sanmicheli, la Veneta Pinacoteca ed il Palazzo Ducale dello Zanotto, le Fabbriche ed i disegni del Diedo, il Tempio di Possagno del Missirini, gli Studi Architettonici e ornamentali dello Zanetti, il Parallelo delle più classiche fabbriche del Durand: opere tutte ricercatissime. Sono inoltre da ricordare il Nuovo Corso completo di pubbliche costruzioni dello Sganzin, con 218 tavole in rame, il Trattato di Architettura di Leonzio Reynaud, anch'esso con 92 belle tavole in rame, la Raccolta di decorazioni interne di Percier e di Fontaine, ricca di 120 incisioni, e la elegante edizione in quattro volumi, del 1847, Venezia e le sue lagune. Nel 1855, in una gara internazionale a Parigi, ebbe anche il riconoscimento straniero per le sue edizioni artistiche.
Il nome dell'A. è legato inoltre a un numero notevole di opere pubblicate in edizioni più modeste e accessibili per il prezzo alla maggioranza dei lettori, per le quali si valse però dell'opera degli ingegni migliori di Venezia: dal chimico F. Duprè all'ellenista S. Blandi, dal naturalista N. Contarini all'architetto G. Zmetti, e ancora, L. Cicognara, A. Diedo, G. Moschini. O. Marzuttini ed altri. Pubblicò così vari dizionari di commercio, di industria, di agricoltura, di medicina; una serie di dizionari di antichità, di storia e di geografia; diverse enciclopedie di teologia, legale, medica, chirurgica, geografica, storica, ecc. Particolarmente importante l'Enciclopedia Geografica, iniziata nel 1845, compilata a sue spese in 10 grandi volumi, che formarono l'opera più completa che su quell'argomento possedesse allora l'Italia. Altra notevole fatica dell'A. fu la Nuova biblioteca degli scrittori latini, condotta in doppia edizione, di cui l'una conteneva il testo e i commenti, e l'altra anche una versione italiana. A tale opera, iniziata nel 1848, l'A. attese fino alla morte, provvedendo così alla prima edizione compiuta di tutti gli scrittori latini, emendati e commentati, e accompagnati altresì da versioni, per la prima volta raccolte e presentate in italiano.
L'A. morì, il 20 dicembre 1861.
Bibl.: R. Fulin, Dei cav. G. A., tipografo, Venezia 1862 (con catalogo delle più importanti edizioni dell'A.); L. Pizzo, Il cenotafio dei cav. G. A., Venezia 1862; G. Fumagalli, Lexikon typographicum Italiae. Dictionnaire géographique pour servir à l'histoire de l'imprimerie dans ce-Pays, Florence 1905, p. 507; D. Gianolio, Il libro e l'arte della stampa, Torino 1926, p. XXXIX; G. Fumagalli, Bibliografia, Milano 1935, p. 119.