CORNARO, Giuseppe Antonio
Nato nel 1725 (non sappiamo se a Venezia o a Bergamo), condusse una vita piuttosto ritirata ed oscura, di cui sono rimaste poche e scarne notizie. Di lui sappiamo solo che insegnò per vari anni lingua latina nel seminario di Bergamo, dove nel 1755 compose una Grammatica della lingua latina, semplice e libera dalle tante "intralciatissime regole e cianciafruscole" insegnate dai grammatici pedanti e lontane dai problemi di apprendimento degli adolescenti. Cominciò ben presto a frequentare il piccolo ma vivace circolo giansenista bergamasco, cui apportò il contributo di un'ottima conoscenza della lingua e della letteratura francesi contemporanee.
In corrispondenza con vari esponenti del giansenismo italiano della seconda metà del sec. XVIII, si specializzò nella traduzione dei più importanti testi dei seguaci di Port-Royal; nel 1756 venne trasferito, non sappiamo se per sua richiesta o per volontà del vescovo di Bergamo Antonio Redetti, forse desideroso di allontanare dal seminario un docente così apertamente simpatizzante per la "sana dottrina", alla parrocchia di Villongo San Filastro dove rimase per trentacinque anni, alternando l'impegno pastorale con gli studi teologici. Dopo aver eseguito la versione latina de L'action de Dieu sur les créatures (voll. 6, Paris 1713) del giansenista L. F. Boursier, che il 1° marzo 1717 aveva steso il famoso appello al futuro concilio contro la bolla Unigenitus, il C. tradusse varie opere di Jacques-Joseph Duguet, tra cui Gesù Crocifisso o sia spiegazione del mistero della passione di Gesù Cristo (Bergamo 1767) e Spiegazione del libro della Sapienza (Venezia 1785; vi aveva collaborato anche Jacques-Vincent Bidol d'Asfeld), di François-Philippe Mésenguy, come Le vite dei santi per tutti i giorni dell'anno (ibid. 1789) e soprattutto di Du Contant de la Molette, come: Il Genesi spiegato (ibid. 1784), L'Esodo spiegato sopra i testi primitivi (ibid. 1786), Saggio sopra la Santa Scrittura (ibid. 1786), Nuovo metodo per studiare la Sacra Scrittura (ibid. 1787), il Levitico spiegato sopra i testi primitivi (ibid. 1787), la Bibbia. Vecchio Testamento. Libri sapienziali e poetici. Salmi (ibid. 1788). Di particolare rilievo, sia per l'eco suscitata in alcuni ambienti italiani sia per le finalità didattiche con cui era stato concepito, il suo Dizionario storico de' culti religiosi stabiliti sopra la terra dall'origine del mondo sino al presente tempo (ibid. 1786, tomi 7), ispirato apertamente alle "libertà gallicane". La sua lunga esperienza di insegnante, prima nel seminario di Bergamo, poi nelle scuole di dottrina cristiana a Villongo San Filastro, gli ispirò la composizione di due operette, Della esposizione del simbolo degli apostoli, dei comandamenti di Dio e della Chiesa e dei sette sacramenti (Venezia 1769) e la Esposizione dell'orazione cristiana privata e pubblica (ibid. 1788), che costituiscono un vero e proprio catechismo a struttura dialogica ma di tono dotto, ricco di citazioni bibliche e di brani tratti da testi sacri, atti di concili e scritti di teologi.
Dal suo quasi esilio di Villongo il C. non mancò di intervenire su alcuni problemi di scottante attualità: così nel 1766, proprio al culmine della legislazione sul beni ecclesiastici promossa dalla Repubblica veneta con l'istituzione della Deputazione "ad pias causas", difese le leggi contro la manomorta con il Ragionamento intorno a' beni temporali posseduti dalle Chiese dagli ecclesiastici e da quelli tutti, che si dicono Mani morte (Venezia 1766). Sin dagli anni bergamaschi il C. era stato vivamente interessato al problema dei parroci: su questo argomento, tipicamente desunto dalla problematica giansenista, scrisse nel 1771 il trattato De' parrochi (voll. 6, Brescia 1771; 2 ed., Venezia 1788) che ripercorre la storia dei parroci dalle origini apostoliche all'età contemporanea, sulla scorta di un'ampia documentazione di testi sacri, canonici e teologici.
Convinto sostenitore dell'origine divina della parrocchia, il C. deprime la dignità e giurisdizione episcopale, eguaglia i parroci quasi ai vescovi e li fa successori dei settantadue discepoli di Cristo da cui ritiene ricevano direttamente l'autorità. Queste tesi, che, come osserva lo Jemolo, rappresentano "il primo squillo di quella che verrà detta tendenza presbiteriana del giansenismo italiano" (Jemolo, Il giansenismo..., p. 337), saranno riprese poco dopo dal Guadagnini nel De antiqua paroeciarum origine (Pavia 1782) e saranno alla base di alcune delle più innovative disposizioni del sinodo di Pistoia promosso da Scipione de' Ricci. Per giustificare le massicce riduzioni del clero regolare seguite ai decreti del 1764-66 la Repubblica di Venezia addusse la sua aperta preferenza per i parroci, più fedeli sul piano politico e più bisognosi di concreti aiuti economici; in perfetta sintonia con l'orientamento del governo, il C., pochi anni dopo il volume sui parroci, nella prefazione alla traduzione italiana de Il pastore instruito delle sue obbligazioni illuminato sopra le funzioni del suo ministero (Venezia 1785) esalta la dignità parrocchiale sopra "tutti gli ordini che trovansi nel mondo cristiano" e insiste sulla funzione "civile" del parroco, il più adatto a "formare de' veri cristiani" e quindi a fornire alla società uomini "savi e ragionevoli", "sudditi fedeli e sottomessi alle potenze", "cittadini laboriosi, temperanti, giusti", sempre disponibili a "contribuire al buon'ordine, alla tranquillità e prosperità degli Stati".
Il C. morì a Villongo San Filastro il 12 nov. 1791.
Fonti e Bibl.: G. A. Moschini, Della letter. venez. del sec. XVIII fino a' nostri giorni, I, Venezia 1806, p. 72; A. C. Jemolo, Il giansenismoin Italia prima della rivoluzione, Bari 1928, p. 337; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, II, Milano 1940, p. 777; A. Pesenti, Lettere ined. dell'abate C. Rotigni al proposto C. parroco diVillongo San Filastro (1758-1762), in Bergomum, LII (1958), pp. 165-178; Id., Note sul giansenismo bergamasco, in Miscellanea Bernareggi, Bergamo 1958, pp. 768, 775 ss.; A. Vecchi, Correntireligiose nel Sei-Settecento veneto, Venezia-Roma 1962, pp. 453 s., 481, 485 s., 542, 544; J. Leclerc, Z. B. Van Espen (1646-1728) et l'autorité ecclésiastique, Zurich 1964, pp. 397 s.; F. Margiotta Broglio, Atteggiamenti e problemi del riformismo edell'anticurialismo veneto in alcune lettere di G. M. Pujati, A. J. Ch. Clément, G. Massa (1776-1786), in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XX (1966), pp. 86, 123 s.