FABBRINI, Giuseppe Antonio
Nacque a Firenze in data controversa: nel 1748, in base agli affreschi con episodi dell'Orlando furioso, firmati e datati 1787 "etatis sue 39", che decorano palazzo Cresci a Firenze (Meloni Trkulja, 1990); almeno un quindicennio prima, dando fede invece alla data 1750 e alla sigla dell'artista riconosciute da Domenichetti (1903) nell'affresco con Ester e Assuero, sulla volta della navata della chiesa del monastero di Vallombrosa (del ciclo fanno parte anche il Cuore di Gesù e il Nome di Maria).
La cupola poligonale della stessa chiesa ospita un altro dipinto murale del F. con l'Assunzione della Vergine del 1780 (Domenichetti, 1903), che presenta alcune affinità con l'opera d'identico soggetto, eseguita da B. Franceschini detto il Volterrano nel coro della chiesa fiorentina dell'Annunziata (Baldini, 1973). Sono del F. anche i pennacchi raffiguranti Fede, Speranza, Carità e Religione.
Evidenti differenze stilistiche sottolineano il divario fra i diversi affreschi del F. a Vallombrosa: mentre i tre riquadri del 1750, infatti, manifestano un profondo legame con la cultura tardobarocca, nei lavori del 1780 si nota ormai un deciso abbandono di tale cultura figurativa.
Nel 1771 il F. era a Roma, dove vinse il terzo premio della terza classe di pittura dei concorsi clementini dell'Accademia di S. Luca, disegnando "... la statua dell'Apollo in Villa Medici" ed un nudo (Roma, Arch. stor. d. Acc. di S. Luca, I pregi delle belle arti..., Roma 1771) ff. 11, 13 15; queste due opere, tuttora inedite, sono conservate presso l'Accademia).
Tre disegni non datati del F., raffiguranti il Sacrificio di Noè, un Trionfo ed il Toro di Falaride (Catal. della raccolta di disegni antichi e mod. ... del prof. Santarelli, Firenze 1870, p. 774), sono conservati a Firenze presso il Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi.
Al F. è stato attribuito dalla Borea (1981) un quadro raffigurante la Donazione alla Vergine della chiesa di S. Firenze, eseguito per i padri filippini di Firenze ed ora rintracciato nella cappella del convitto nazionale "Mario Pagano" di Campobasso, databile tra il 1772 e il 1776 secondo i documenti di pagamento (ibid.). Del dipinto si conserva un piccolo bozzetto su tela nella chiesa fiorentina di S. Firenze, che presenta solo alcune variazioni iconografiche rispetto alla tela di Campobasso. Il donatore è stato identificato dalla Borea con Giuliano Serragli, che nel 1648 aveva lasciato i propri beni alla Congregazione di S. Filippo Neri per la costruzione della nuova fabbrica (ibid.).
Il Ritratto di George III conte di Cowper (e anche "Reichsgraf" di Nassau Clavering), conservato nel Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona, reca le iniziali del F. e la data 1783 (Tosi, 1985).
Il personaggio rappresentato, di una certa importanza nella vita culturale toscana dell'epoca (Mosco, 1971), fu lucumone dell'Accademia Etrusca. Il dipinto, molto apprezzato nell'ambiente accademico (Tosi, 1985), rivela un'attenzione ai modi di R. Mengs (Pinto, 1982), il quale per due volte raffigurò lo stesso personaggio.
Sulla stessa linea stilistica si pone il Ritratto di Federico Manfredini, conservato all'Accademia dei Concordi di Rovigo, commissionato al F. nel 1784 (Fantelli, 1985).
Anche questo personaggio fu lucumone dell'Accademia Etrusca, nonché membro dell'Accademia dei Concordi. Il dipinto risente soprattutto di influenze romane, più che della contemporanea cultura figurativa fiorentina.
Nel 1782 eseguiva in S. Maria del Carmine a Firenze la pala con S. Maria Maddalena de' Pazzi riceve il velo dalla Madonna (Paatz, 1952, p. 215) mentre è d'incerta datazione Cristo mostra il suo cuore a due santi in S. Maria in Campo sempre a Firenze (ibid., p. 173).
Tra il 1791 e il 1792 il F. realizzò gli affreschi già sui due lati nel coro del duomo di Arezzo, con S. Donato che ripara miracolosamente il calice rotto dai pagani ed il Martirio dei ss. Lorentino e Pergentino, protomartiri aretini, distrutti nel 1864 per riaprire le arcatelle gotiche delle tribune.
Non si conosce la data di morte del F.: Bartoli nel 1793 lo dichiara in vita e dovette essere attivo ancora per un certo tempo dato che Meloni Trkulja (1990) cita un suo affresco vicino Firenze del 1795 circa.
Il F. non va confuso con altri Fabbrini ugualmente attivi a Firenze come pittori nello stesso periodo (cfr. Meloni Trkulja, 1990).
Fonti e Bibl.: Gazzetta toscana, 1786, 9, pp. 33 s.; F. Bartoli, Le pitture ed architetture della città di Rovigo, Venezia 1793, pp. 13, 296; P. Zani, Enc. metodica... delle belle arti, I, 19, Parma 1824, p. 421; D. B. Domenichetti, Guida stor. Vallombrosa, Udine 1903, pp. 82-85; W.-E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, III, Frankfurt am Main 1952, pp. 173, 215; B. Moloney, Florence and England; Firenze 1969, pp. 52 s., 60-64, 102-111; M. M. Mosco, Firenze e l'Inghilterra... (catal.), Firenze 1971, n.39; U. Baldini, in Vallombrosa nel IX centenario della morte del fondatore ... (catal.), Firenze 1973, p. 179; E. Borea, Due dipinti fiorentini del Settecento ritrovati a Campobasso, in Boll. d'arte, LXVI (1981), II, pp. 123-126; S. Pinto, La promozione delle arti.... in Storia dell'arte italiana (Einaudi), VI, 2, Torino 1982, p. 842; P. L. Fantelli, in Catalogo della Pinacoteca della Accademia dei Concordi di Rovigo, Venezia 1985, p. 139 n. 239; A. Tosi, L'Accademia Etrusca (catal.), Milano 1985, p. 48; S. Meloni Trkulja, in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1990, p. 708; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 147.