PORSILE (Porcile, Porsille, Persile), Giuseppe Antonio Gennaro Giovanni
PORSILE (Porcile, Porsille, Persile), Giuseppe Antonio Gennaro Giovanni. – Nato a Napoli il 5 maggio 1680 da Carlo, stampatore, e Candida Roncagliolo, figlia dello stampatore Secondino Roncagliolo.
Ebbe almeno due fratelli, Secondino e Francesco. Le ricerche di Prota-Giurleo (1956) e Sommer-Mathis (1997; 2003) hanno fatto chiarezza sui primi 33 anni della vita di Porsile, offuscati da leggende alimentate dalla prosopografia napoletana ottocentesca. Il musicista fu allievo di Gennaro Ursino, Matteo Giordano e Gaetano Greco nel Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo. Nel gennaio 1707 il nuovo teatro dei Fiorentini diede la sua prima opera, Il ritorno di Ulisse alla patria (cfr. Magaudda - Costantini, 2009, p. 128). Nel corso dell’anno Porsile dovette venir nominato a corte, giacché nell’organico della cappella del 1708 egli figura come «vice maestro di cappella, che sta a Spagna» (cfr. Olivieri, 2002, p. 178): nell’autunno inoltrato del 1707, quando ormai Napoli era passata sotto il governo austriaco, Porsile con alcuni altri musici della cappella vicereale si era infatti messo in viaggio per Barcellona, dove dal novembre 1705 si era insediato l’arciduca d’Austria, col titolo di Carlo III re di Spagna. Il musicista prese servizio il 1o gennaio (un resoconto del viaggio, burrascoso, è in Vienna, Haus- Hof- und Staatsarchiv, Italien-Spanischer Rat, Neapel, Korrespondenz, filza 1, c. 725r-v).
A Barcellona il musicista, alla testa della cappella di corte, forniva e concertava le musiche a palazzo, sia pubbliche sia private. In un’istanza del 1717 Porsile ricordò il servizio ivi svolto «per lo spazio di sei anni, non solo da maestro, ma ancora da organista di camara, con aver composto opere, serenate, intermezzi, composizioni per chiesa ed altro» (Sommer-Mathis, 1999, p. 364; 2003, p. 37). Non rimangono composizioni del periodo catalano, ma il viaggiatore Francesco Gemelli Careri, a Barcellona tra il 1708 e l’autunno 1709, assistette a molte esecuzioni musicali, ch’egli designa perlopiù come «serenate» (Lipp, 2010, pp. 110-112): potrebbero essere state musiche del giovane napoletano, cui fu inoltre affidata l’educazione musicale di un violoncellista, Pietro Adò, ch’egli assistette anche durante una lunga malattia (poi assunto a Vienna). Porsile si accasò con una donna andalusa, Josefina Béjar, che era riparata in Catalogna col padre, capitano d’un reggimento di cavalleria di Cordova, in fuga dai Borboni.
Ai primi del 1713, in vista dell’imminente ritiro della corte da Barcellona (Carlo era stato incoronato imperatore come Carlo VI a fine 1711), il musicista dovette alienare le sue masserizie e mettersi in cammino con la sposa alla volta dell’Austria (Sommer-Mathis, 2003, p. 38). La corte dell’imperatrice Elisabetta Cristina fu disciolta all’arrivo a Milano, ma i musici di cappella proseguirono per Vienna, sperando di poter rientrare al servizio dell’imperatore: il che avvenne per gran parte dei musici sia italiani sia tedeschi. Tra il 1713 e il 1720 il napoletano presentò svariate istanze per essere riammesso al servizio di corte o almeno ricevere una gratificazione vitalizia: il 27 novembre 1713 Porsile ottenne una pensione di 150 ducati annui a carico della corte di Napoli, cifra che l’imperatore elevò nel febbraio successivo a 200 (Sommer-Mathis, 1999, p. 367). Quanto alla richiesta di riassunzione in servizio, il maestro di cappella imperiale Johann Joseph Fux, interpellato dal sovrano, si limitò a dichiarare che non v’era necessità di un altro compositore di corte (Sommer-Mathis, 2003, p. 39). In attesa di un impiego duraturo a corte, Porsile fu per un certo periodo insegnante di canto delle giovani arciduchesse, figlie della vedova di Giuseppe I, Amalia Guglielmina. Per l’onomastico dell’imperatrice vedova compose La Virtù festeggiata (10 luglio 1717), per il genetliaco Il giorno natalizio (21 aprile 1717), «componimenti per musica» su testi del poeta di corte Pietro Pariati, del quale musicò poi molte altre opere, fino al 1737 (cfr. elenco in Gronda, 1990). Nel 1718 Porsile compose infine la sua prima «festa teatrale» per la corte imperiale, Alceste, sempre su versi di Pariati, per l’onomastico dell’imperatrice (19 novembre).
Il 17 dicembre 1720, con un salario annuo di 1440 fiorini, Porsile subentrò al defunto Gregorio Genovesi, uno dei compositori di corte (cfr. Sommer-Mathis, 2003, p. 40), posizione gerarchicamente inferiore a quella di Fux e di Antonio Caldara, e alla pari con quella di Francesco Conti. A questi tre compositori competevano le commissioni teatrali più importanti: nondimeno, con 16 componimenti teatrali e con 13 «azioni sacre» in vent’anni (queste ultime anche su versi di Apostolo Zeno e del Metastasio), Porsile fu uno dei musicisti prediletti di Carlo VI. Gli spettò in particolare la composizione di quattordici feste teatrali per gli onomastici e i genetliaci delle arciduchesse Maria Teresa e Maria Anna, e talvolta anche per la coppia imperiale. Spiccano quelle prodotte per il compleanno dell’imperatrice (28 agosto), a partire da Meride e Selinunte, dramma per musica di Zeno (Nuova Favorita, 1721), e Il giorno felice, di Pariati, dato privatamente nel 1723 a Praga, celebrandosi l’incoronazione di Carlo re di Boemia. Vanno inoltre ricordati, su testo di Giovanni Claudio Pasquini, anche il dramma per musica Spartaco (carnevale 1726; ed. in facsimile a cura di H.M. Brown, New York-London 1979; in una lettera del 9 marzo al fratello Pier Caterino, Zeno lodò «la bella musica del Porsile» e «la bravura» della primadonna, Faustina Bordoni: Lettere di Apostolo Zeno, II, Venezia 1752, p. 416) e la «festa di camera» Scipione Africano il maggiore per il genetliaco dell’imperatore (Nuova Favorita, 1o ottobre 1730).
Il 7 luglio 1723 morì la prima moglie di Porsile, Josefina (Wien, Haus- Hof- und Staatsarchiv, Obersthofmarschallamt, Kart. 672, n. 2405; Pfarrei St. Stephan, Sterbebuch 1715-1723, c. 789). L’anno dopo, in ottobre, il musicista sposò Maria Theresia von Wider, figlia d’uno scudiere principesco (ibid.,Trauungsbuch 1723-1725, c. 554). Morti Conti (1732) e Caldara (1736), Porsile fu di nuovo incaricato d’un dramma per musica in piena regola per il teatro di corte: nel carnevale 1737 andò in scena Sesostri re d’Egitto, la sua penultima opera (Zeno e Pariati). Tutte le opere viennesi di Porsile pervenute (in copie manoscritte conservate in prevalenza a Vienna nella Biblioteca nazionale austriaca e nella Gesellschaft für Musikfreunde, e nell’abbazia di Heiligenkreuz) furono composte per la corte imperiale, con una eccezione: il 15 febbraio 1726, nel palazzo dell’ambasciatore francese, duca di Richelieu, fu eseguita la cantata Il giorno natalizio di Giove per il genetliaco di Luigi XV, libretto di Pasquini (Bennett, 2007). Restano inoltre tre dozzine di cantate da camera (in gran parte conservate a Budapest, Accademia musicale Liszt, mss. M.1577a‑b, comprendenti una «Scuola di canto del signore Giuseppe Porsile») e poche musiche strumentali.
Il raggio d’azione di Porsile, dopo i cinque e più anni trascorsi a Barcellona, si limitò essenzialmente a Vienna; non gli deve però essere mancata una certa notorietà. Nel 1729, insieme con Fux e due compositori della corte di Dresda, fu interpellato come perito in un processo civile a Praga: una famosa cantante, Margherita Gualandi, aveva commissionato 12 arie d’opera a Matteo Luchini, musicista nella troupe di Antonio Denzio; costui aveva chiesto un compenso di 12 ducati, che la cantante gli rifiutò. Ai quattro esperti fu chiesto di accertare la qualità del lavoro e di confermare se il compenso preteso fosse commisurato. Morto Carlo VI (20 ottobre 1740), Porsile non si produsse più come compositore; nel 1749 fu pensionato da Maria Teresa.
Porsile morì a Vienna il 29 maggio 1750 (Wien, Pfarrei St. Stephan, Sterbebuch, 1747-1750, c. 269). La documentazione relativa al decesso della moglie, avvenuto il 3 novembre 1772 (ibid., 1769-1772, c. 272), dimostra l’agiatezza del musicista. Stando all’inventario post mortem, la vedova non disponeva, è vero, di un’elevata liquidità (circa 54 fiorini), ma godeva dell’usufrutto di un patrimonio di più di 12.000 fiorini lasciato dal defunto: saldati alcuni debiti, l’eredità ammontava pur sempre a 10.000 fiorini. Porsile aveva disposto per testamento di dividere l’eredità in parti eguali tra i fratelli a Napoli, Secondino e Francesco. Dagli accertamenti conseguenti risultò che Francesco era deceduto senza figli, mentre Secondino ne aveva avuti quattro: Serafino (nato nel 1719), Leandra (1724), Vittoria (1727, deceduta da ragazza) e infine Agnese (1731); il primo di essi sarà forse stato l’omonimo «regio stampatore» attivo a Napoli tra gli anni Trenta e Ottanta. Nel gennaio 1773 il procuratore Carlo Orofino, procuratore dei discendenti di Secondino, inoltrò a Vienna istanza di liquidazione del patrimonio agli eredi (Wien, Haus- Hof- und Staatsarchiv, Obersthofmarschallamt, Kart. 740, n. 323).
Fonti e Bibl.: F. Hadamowsky, Barocktheater am Wiener Kaiserhof (mit einem Spielplan, 1625-1740), in Jahrbuch der Gesellschaft für Wiener Theaterforschung 1951/52, Wien 1955, pp. 7-117, ad annos; U. Prota-Giurleo, G. P. e la Real Cappella di Barcellona, in Gazzetta musicale di Napoli, II (1956), pp. 160-166; O. Biba, Kaiserin Wilhelmine Amalia und die Musik, in Österreichische Musikzeitschrift, XLV (1990), pp. 66-73; G. Gronda, La carriera di un librettista. Pietro Pariati da Reggio Emilia di Lombardia, Bologna 1990, passim; D. Freeman, The opera theater of Count Franz Anton von Sporck in Prague, New York 1992, pp. 21, 96 s., 292; A. Sommer-Mathis, Entre Nápoles, Barcelona y Viena. Nuevos documentos sobre la circulación de músicos a principios del siglo XVIII, in Artigrama, n. 12 (1996-1997), pp. 49-53; 62 s., 65 s., 69; Id., Von Barcelona nach Wien. Die Einrichtung des Musik- und Theaterbetriebes am Wiener Hof durch Kaiser Karl VI, in Musica conservata. Günter Brosche zum 60. Geburtstag, a cura di J. Gmeiner, Tutzing 1999, pp. 355-381; G. Olivieri, Tra Napoli e Vienna: musicisti e organici strumentali nel viceregno austriaco (1701-1736), in Italienische Instrumentalmusik des 18. Jahrhunderts, a cura di E. Careri - M. Engelhardt, Laaber 2002, pp. 178 s.; A. Sommer-Mathis, Politik und Musikerreisen zu Beginn des 18. Jahrhunderts am Beispiel G. P.s, in Le musicien et ses voyages. Pratiques, réseaux et représentations, a cura di C. Meyer, Berlin 2003, pp. 29-42; L. Bennett, Musical celebrations of the 1720s in the Viennese palaces of the French and Spanish ambassadors, in Studien zur Musikwissenschaft, LIII (2007), pp. 35, 38; U. Kirkendale, Antonio Caldara. Life and Venetian-Roman oratorios, Firenze 2007, ad ind.; D. Lipp, Músicos italianos entre las cortes de Carlos III/VI en Barcelona y Viena, in La pérdida de Europa. La guerra de sucesión por la monarquía de España, a cura di A. Álvarez-Ossorio - B.J. García García - V. León, Madrid 2007, pp. 163, 165 s., 168, 172; Id., Italienische Musiker am Wiener Kaiserhof zwischen 1712 und 1740, in Italienische Anteile am multikulturellen Wien, a cura di J. Ehmer - K. Ille, Innsbruck 2009, pp. 159, 162 s.; A. Magaudda - D. Costantini, Musica e spettacolo nel Regno di Napoli attraverso lo spoglio della «Gazzetta» (1675-1768), Roma 2009, ad ind.; D. Lipp, Musik am Hofe Karls III. in Barcelona (1705–1713), Saarbrücken 2010, passim; L.E. Bennett, P., G., in New Grove Music, http://www.oxfordmusiconline.com/ (3 febbraio 2018).