OTTAVI, Giuseppe Antonio
OTTAVI, Giuseppe Antonio. – Nacque a Bastelica, in Corsica, il 18 ottobre 1818 da Francesco e da Maria (di cui non è noto il casato).
Frequentò le scuole primarie e secondarie ad Ajaccio e dopo una malattia agli occhi, che lo costrinse a vivere all’oscuro per alcuni mesi, alle soglie dei vent’anni si recò a Parigi, dove intraprese studi di carattere agronomico. Il 21 aprile 1842 conseguì il diploma dell’Institut agricole di Grignon, la scuola francese aperta da Auguste Bella nel 1827, e nello stesso anno soggiornò alla Bergerie de Senart, dove Camille Beauvais gli fu maestro di bachicoltura.
Questa solida formazione gli valse, nel 1843, la direzione di uno dei primi istituti agrari italiani: quello di Sandigliano, aperto presso Biella nel 1841. Arrivato in Italia con quest’incarico, Ottavi restò in Piemonte per il resto della sua vita, salvo una parentesi come direttore di un vivaio dipartimentale in Corsica fra 1859 e 1862, conquistandosi una reputazione tale da essere inserito nel ristretto numero dei «pionieri del risorgimento agricolo» piemontese (Valenti, 1911, p. 36).
La sua attività rientra nel fenomeno di affermazione dell’istruzione agraria, particolarmente dibattuto nella prima metà dell’Ottocento da figure quali Filippo Re, Cosimo Ridolfi e Camillo Benso di Cavour. Nel periodo di direzione di Ottavi (1843-51) vennero sviluppati a Sandigliano diversi insegnamenti, fra cui l’orticoltura, la botanica, la veterinaria e la chimica applicata all’agricoltura, mentre all’istituto erano annessi un podere sperimentale e una bigattiera per la bachicoltura.
Nella seconda metà del secolo, il nome di Ottavi si lega soprattutto all’istituto agrario di Casale Monferrato e alla rivista Il Coltivatore, pubblicatavi a partire dal 1855 e concepita come «guida a agenti di campagna, fittavoli, proprietari coltivatori e possidenti non coltivatori» (Il Coltivatore, I [1855], p. 1). Il periodico costituì lo specchio fedele dell’attività didattica e pubblicistica di Ottavi, che seppe costruire un’importante rete di relazioni a livello nazionale grazie ai viaggi e alla sua indole umile e aperta.
Sul tema dell’istruzione agraria c’era – secondo Ottavi – una «cieca ed universale tendenza agli studi classici, [anche] presso quegli stessi che pur sanno benissimo di dover poi menar vita tutta campestre» (ibid., p. 69). Forte dell’esperienza fatta prima a Grignon come allievo e poi a Sandigliano come docente, delineò quindi un progetto di insegnamento tecnico per l’agricoltura che mise in pratica a Casale: la scuola, pubblica e gratuita, era «diretta principalmente a formare buoni conduttori» (ibid., p. 168), rispettando in questo una linea che attraversa tutta la vicenda ottocentesca dell’istruzione agraria in Italia.
La scuola di agricoltura di Casale andò avanti fino al 1857, anno in cui fu incorporata nell’istituto tecnico Leardi, costituito grazie all’eredità della contessa Clara Leardi e finalizzato anche a insegnamenti per il commercio e per l’agricoltura teorico-pratica. Il Comune riorganizzò nel nuovo istituto le varie scuole tecniche e speciali già aperte, compresa quella di agricoltura. Ottavi vi insegnò fino alla morte, ricoprendo, dal 1865 al 1868, anche l’incarico di professore di agraria all’istituto tecnico di Voghera.
I capisaldi del suo pensiero agronomico erano quelli della terra vergine, degli agenti ammendanti e dei concimi complessi, della fruttificazione, della rendita netta. Su queste basi si formarono a Casale valenti agenti di campagna e bravi insegnanti e cultori d’agraria, alcuni dei quali avebbero occupato vari impieghi in qualità di contabili o sorveglianti di poderi in Umbria, nel Veneto e nel Napoletano, oltre che in Piemonte, mentre altri sarebbero stati impegnati come docenti di agricoltura in varie parti d’Italia.
Parallelamente all’istruzione professionale, Ottavi promosse a livello locale anche una serie di iniziative rivolte al progresso agricolo, tra cui un punto vendita di barbatelle di viti, gelsi e alberi da frutto, e una fabbrica di tubi per il drenaggio. Si impegnò, inoltre, nell’ambito dei nascenti comizi agrari e delle cattedre ambulanti di agricoltura.
Nel 1853 aveva dato alle stampe per i tipi dell’editore Nani di Casale Monferrato un completo manuale di agricoltura, I segreti di Don Rebo. Lezioni di agricoltura pratica. L’opera, che raccoglieva le lezioni scolastiche dell’autore attribuendole a un immaginario «modesto parroco di molta scienza», ebbe numerose edizioni e fu diffusa in decine di migliaia di copie. Prima ancora della comparsa de I segreti di Don Rebo, Ottavi aveva riunito in un volume le Lezioni di agricoltura e raccolto in un altro libretto cinque scritti (Miscellanea di agricoltura teorico-pratica, Varallo 1852) già apparsi nel Repertorio d’agricoltura di Rocco Ragazzoni; nel 1857 era uscito, invece, un suo trattatello di bachicoltura, che sarebbe stato aggiornato e riproposto una ventina d’anni dopo. Ma fu soprattutto attraverso il giornale d’agricoltura pratica Il coltivatore che l’attività di Ottavi fu conosciuta e apprezzata da un pubblico più vasto. Il periodico proseguì le pubblicazioni fin nel Novecento sotto il titolo di Giornale vinicolo italiano, avviato nel 1875 come filiazione del giornale di Ottavi, mentre dalla sua esperienza, dal 1878, derivò anche la rivista Il bacologo italiano. L’attività di docente, scrittore e pubblicista agrario, contribuì così a inserire Ottavi entro una fitta rete di contatti e di conoscenze che si estendeva in tutta Italia, formata da proprietari, agronomi, scienziati e politici: Carlo Berti-Pichat, Cosimo Ridolfi, Cavour, Pietro Cuppari, Justus Liebig, Francesco L. Botter, Gaetano Cantoni, Bettino Ricasoli, Agostino Depretis, fino a Garibaldi e a Giuseppe Verdi che lo consultarono per consigli e suggerimenti di carattere agrario.
Una pratica che infittì ancor più i legami tra Ottavi e l’agricoltura italiana è rappresentata dalle numerose gite agrarie che tra 1857 e 1875 toccarono più di 200 località sparse in tutta la penisola: le cosiddette ‘escursioni in zig-zag’ che formarono una rubrica fissa e molto seguita sul Coltivatore. Lo stesso Ottavi, ricostruendo la sua formazione agraria, soleva aggiungere agli studi agronomici compiuti a Grignon e alle esperienze di Sandigliano e Casale la notizia secondo cui la sua «scuola prediletta furono soprattutto le escursioni campestri nella grande valle del Po» (Il Coltivatore, VII, 1861, p. 151). Ciò gli permise di sviluppare le sue doti di ‘grande osservatore’ e di comprendere la considerevole diversità di condizioni della penisola, promuovendo, di conseguenza, la necessità di adattarsi a esse. Proprio a questa consapevolezza della varietà e peculiarità dell’agricoltura italiana si ispirò l’attività nel podere Cardella, una decina di ettari acquistati nel 1872 che costituirono il fondo sperimentale del Coltivatore.
Morì a Casale Monferrato il 2 settembre 1885.
Tra i dieci figli di Ottavi, avuti dalla moglie Giuseppina Bertoni, si distinsero Ottavio (1849-1893), enologo e fondatore del Giornale vinicolo italiano, ed Edoardo (1860-1917), anch’egli agronomo, oltre che deputato dal 1892 e sottosegretario nel primo e nel secondo governo Sonnino. Una figlia, Carolina, sposò l’enotecnico e uomo politico Arturo Marescalchi, che fu poi il principale biografo di Ottavi.
Opere: oltre ai testi citati si segnalano Lezioni di agricoltura pei contadini, Casale Monferrato, I-IV, 1851-71; Del buon governo dei bachi da seta, ibid. 1857; Sui mezzi di migliorare l’agricoltura delle regioni meridionali ed in ispecie di quella di Sardegna, ibid. 1862; L’agricoltura meridionale. Principii generali di agricoltura per le regioni calde con applicazione alla provincia di Girgenti, ibid.1866; Conferenze agrarie in Piacenza, Piacenza 1871; Il presente e l’avvenire dell’agricoltura in Corsica, Casale Monferrato 1871; Monografia dei prati artificiali coltivati ad erba medica, trifoglio, lupinella e sulla, Torino 1871; Il bilancio per l’agricoltura per il 1875. Osservazioni critiche ed una proposta che si fa ai signori deputati, Casale Monferrato 1875; La pratica del governo dei bachi da seta, ibid. 1879; Il guano del Perù: sua origine, sue proprietà e norme relative al suo impiego, ibid. 1879; Quattro conferenze agrarie tenute al comizio agrario di Marostica, Bassano 1880.
Fonti e Bibl.: Casale Monferrato, Biblioteca Civica G. Canna, Fondo Ottavi; Meleto Val d’Elsa (Castelfiorentino), Arch. Ridolfi, Diari di Cosimo Ridolfi, quaderno 6, 1858. Inoltre: Atti della Società biellese per l’avanzamento delle arti, dei mestieri e dell’agricoltura, 1845; Gazzetta dell’Associa-zione agraria subalpina, III (1845), p. 28; Repertorio d’agricoltura, n.s., XII (1850), pp. 244-248; Il coltivatore. Giornale d’agricoltura pratica, 1855-74; Giornale vinicolo italiano, 1875-85; A. Strucchi, Biografie d’insigni agronomi piemontesi, Torino 1885; E. Tavallini, La vita e i tempi di Giovanni Lanza, Torino-Napoli 1887; A. Marescalchi, G.A. O. e i 50 anni del “Coltivatore”, Casale Monferrato 1904; G. Occoferri, L’Istituto Leradi dal 1858 al 1909, Casale Monferrato 1909, ad ind.; G. Valenti, L’Italia agricola dal 1861 al 1911, Roma 1911, ad ind.; E. Mancini, Agricoltura, in Un secolo di progresso scientifico italiano 1839-1939, V, Roma 1939; Istituto Tecnico “Leardi”. Primo centenario 1858-1958, Casale Monferrato 1960, ad ind.; R. Luraghi, Agricoltura, industria e commercio in Piemonte dal 1848 al 1861, Torino 1967; R. Gobbo, Innovazione agraria nel podere sperimentale di Sandigliano (1841-1851), in Studi e ricerche sul Biellese, XIII (2002), pp. 145-166; R. Pazzagli, Il sapere dell’agricoltura. Istruzione, cultura, economia nell’Italia dell’800, Milano 2008, ad indicem.