PUJATI, Giuseppe Antonio
PUJATI, Giuseppe Antonio. – Nacque a Sacile, in Friuli, secondogenito di Domenico e di Angela (non Maddalena) Grosso, il 28 maggio 1701. La famiglia era originaria di Puja (oggi Prata di Pordenone). Il padre commerciante di generi vari, benestante, si era trasferito a Conegliano e, nell’ultimo decennio del XVII secolo, a Sacile dove aveva stretto relazioni sociali, ben attestate dalle fonti, con le famiglie più in vista della nobiltà locale. Dopo le scuole preparatorie a Venezia presso i gesuiti, Giuseppe Antonio seguì studi di medicina a Padova e si laureò il 19 maggio del 1719.
A inizio Settecento la scuola medica patavina cominciava faticosamente a risollevarsi dallo stagnante conservatorismo che aveva caratterizzato il tardo XVII secolo. L’arrivo dei maestri emiliani Bernardino Ramazzini (1700), Antonio Vallisneri (1700) e Giovanni Battista Morgagni (1711), e l’insegnamento dei semplici e di medicina pratica del padovano Alessandro Knips Macoppe (1703), promossero un rinnovamento degli studi scientifici e medici. Pujati studiò in un ambiente di nuovo stimolante e la sua carriera, pur non attingendo ai livelli di originalità dei maestri, portò fortemente il segno di questa formazione. L’interesse per l’osservazione della natura (Vallisneri), l’attenzione alle malattie professionali (Ramazzini), il metodo di indagine diretto dei fenomeni fisiologici e morbosi (Morgagni) e una pratica medica all’insegna del buonsenso e di una punta di scetticismo (Macoppe), furono infatti i tratti della sua professionalità come si può rilevare dalla produzione scientifica, non vasta né molto originale, ma solidamente caratterizzata nel solco dei nuovi indirizzi della scuola padovana: interessante figura di medico letterato, Pujati incarna con un misto di modernità e tradizione una medicina settecentesca ancora in bilico tra filosofia e scienza.
Dopo la laurea trascorse qualche anno di praticantato a Venezia presso un affermato medico, Doro (forse Leonardo), per poi continuare a esercitare in città. Nel 1726 lasciò Venezia per una condotta nell’isola di Curzola (Korčula) dopo avere pubblicato la sua prima raccolta di testi, Dissertazioni fisiche intorno all’origine delle fontane (Venezia 1726).
Argomenti medici e fisici, trattati in un bell’italiano, compongono il volumetto che, con un’Egloga sull’origine delle fontane, tema caro a Vallisneri che vi è rappresentato, con un breve saggio di meteorologia e con il testo di alcune conferenze tenute in circoli privati e in ambito accademico (Accademia degli Invitati di Sacile), danno già segni del suo eclettismo di scienziato e mostrano un giovane dotto molto ben inserito e a suo agio nel milieu intellettuale della Serenissima del primo Settecento.
Il disagevole soggiorno dalmata, protrattosi per alcuni anni, gli permise di osservare e studiare la presenza stagionale, tra le popolazioni insediate lungo la Narenta (Neretva), di febbri endemiche che mise in relazione all’ambiente palustre e nel 1747 pubblicò a Feltre il risultato di quelle e altre successive osservazioni mediche e fisiche in De morbo naroniano tractatus. Anche da quest’opera emergono gli interessi molteplici di Pujati che non si limita a trattare i soli aspetti medici, ma dedica molto spazio alla storia dei luoghi e alla descrizione dettagliata della loro conformazione fisica.
Nel 1729 per un incarico pubblico a Sacile gli fu preferito l’amico di una vita, il nobile Francesco Pelizza, esponente di una potente dinastia di medici; fu invece medico condotto a Polcenigo (ca. 1729-37), poi per sei anni a Pordenone (De morbo naroniano, p. 32), e nel 1743, ormai medico affermato, ottenne la sua ultima, redditizia condotta a Feltre, dove rimase dodici anni. Nel 1730 aveva sposato la nobile sacilese Teodora Mazzaroli che gli premorì. I figli che raggiunsero l’età adulta consolidarono la posizione sociale della famiglia, diventando medici (Anton Gaetano), religiosi (Giuseppe Maria, somasco e noto polemista giansenista, Carlo Angelo, somasco) e giuristi (Domenico Giacinto).
Negli anni pordenonesi affiancò l’esercizio medico e gli studi scientifici alla vita mondana: nel 1737 pubblicò a Venezia Decas rariorum medicarum observationum, che probabilmente contribuirono a segnalarlo ai Riformatori dello studio padovano, e intrattenne una corrispondenza scientifica, oggi perduta, con il conterraneo Anton Lazzaro Moro che allora si dedicava allo studio dei fossili alpini, alla ricerca di una spiegazione naturale della loro formazione. L’unico ritratto noto lo presenta come un uomo maturo, pingue, elegantemente abbigliato, con un tratto bonario corrispondente alle brevi descrizioni poetiche di Gasparo Gozzi, del quale fu intimo amico e padrino della prima figlia. Gozzi, in perenni difficoltà economiche, dovette soggiornare per lunghi periodi lontano da Venezia nell’amata proprietà agreste di Visinale, presso Pordenone, dove strinse una solida amicizia con l’illustre medico condotto.
Nel periodo feltrino, intenso di attività pratica e osservazioni medico-scientifiche, oltre alla citata opera sulle febbri della Narenta, pubblicò nel 1754 una Lettera medica al figlio studente a Padova (in A. Calogerà, Raccolta d’opuscoli scientifici, e filologici, L, Venezia 1754, pp. 125-227), dove esaminò meriti e debolezze di due sistemi generali di medicina all’epoca molto discussi: quello razionalista meccanicista di Friedrich Hoffman e quello filosofico animistico di Georg Ernst Stahl prendendo posizione, non senza qualche distinguo blandamente antisistemico, per il primo. Risale ancora a quegli anni un suo intervento (Riflessioni sul vitto pitagorico, Feltre 1751) critico verso le proprietà profilattiche del ‘vitto pitagorico’ (vegetarianismo), tema di gran moda attorno a metà secolo e che il toscano Antonio Cocchi aveva riproposto, con grande successo, con Del vitto pitagorico per uso della medicina (Firenze 1743). Infine, l’allievo Jacopo Odoardi, autore di uno dei primi studi sulla pellagra (D’una specie particolare di scorbuto, Belluno 1776) riconobbe al maestro il merito di avere per primo individuato e descritto, all’epoca della condotta feltrina, la presenza della malattia nelle montagne circostanti, dandole il nome di scorbuto alpino.
Nell’aprile del 1754 fu chiamato a Padova, alla prima cattedra di medicina pratica ordinaria e nel dicembre successivo recitò la sua prima orazione accademica. L’ultima opera pubblicata in vita fu il De victu febricitantium (Patavii 1758) che ebbe riconoscimenti e recensioni positive in rassegne mediche internazionali. I primi biografi come l’abate Giuseppe Gennari, suo sodale nell’Accademia padovana dei Ricovrati dove Pujati fu ammesso il 24 marzo 1755, parlano di una certa candida bonomia, della capacità di intrattenere gli amici suonando abilmente il violino, conversando o recitando sue composizioni poetiche, come fattori del suo successo sociale, mentre il figlio Anton Gaetano ricorda in diverse occasioni la sollecitudine amorevole del genitore.
Da anni malato di gotta (Gozzi, 1999, p. 20), morì a Padova, per una sopraggiunta complicazione, il 12 giugno 1760.
In seguito il figlio medico, Anton Gaetano, curò la pubblicazione di alcuni studi inediti del padre: Della preservazione della salute dei letterati e della gente applicata e sedentaria (Venezia 1762) e Dissertationes, medicae quinque (Venetiis 1771). Il primo, che ebbe un certo successo tanto da essere ristampato nel 1768 e avere un elogio da parte del difficile Giuseppe Baretti nel primo numero de La frusta letteraria, si inseriva in un filone che attraverso Marsilio Ficino, e più recentemente Ramazzini, ancora per tutto il secolo continuò a essere di attualità. Il testo, sia pure con giudizi spesso di segno opposto, ha mantenuto una discreta notorietà nel tempo e insieme alle considerazioni sul vitto pitagorico è ancora oggi, talvolta, citato e discusso.
Fonti e Bibl.: Sacile, Archivio parrocchiale, Battesimi 1672-1728, p. 161, Matrimoni 1672-1769, anno 1730, Morti 1672-1737, c. 142; Archivio storico comunale, Libro delle parti 1710-1729, c. 198 e passim; Padova, Archivio storico dell’Università, Atti ed esami per licenze e dottorati in Sacro Collegio dei Filosofi e medici, 1719-1726, 373, c. 2; fino al 1948 esisteva (v. Marchesini, 1945-1948) un importante epistolario (1726-60) tra Pujati e Francesco Pelizza, al momento irreperibile. Nova acta eruditorum, Lipsiae 1758, pp. 357-361; Excerptum totius italicae nec non helveticae literaturae pro anno MDCCLIX, II, Bernae s.d., pp. 5-31; un elogio anonimo (ma di G. Gennari) in morte di Pujati, in Nuove memorie per servire all’istoria letteraria, IV, Venezia 1760, pp. 116-125, stampato in seguito con il titolo Lettera di Giuseppe Gennari intorno la vita, e gli studj del fu signor G. A. P. P.P.P. di Medicina pratica nello Studio di Padova, al sig. ab. d. Gaspero d.r Patriarchi, s.n.t. (ma probabilmente 1760); [G. Baretti], La frusta letteraria, I, Venezia 1763, pp. 9-10; J. Odoardi, D’una specie particolare di scorbuto. Dissertazione… (1776), in F.L. Fanzago, Sulla pellagra: Memorie, s.l. 1815, pp. 9, 10, 21, 34; Lettere famigliari dell’abate Giuseppe Gennari, Venezia 1829, p. 148; G. Gozzi, Opere, II, Milano 1832, pp. 280-283; Id., Scritti scelti, a cura di N. Mangini, Torino 1976, pp. 795-802; Anton Lazzaro Moro, Epistolario con bibliografia critica, catalogo dei manoscritti e tre opere inedite, a cura di P.G. Sclippa, Padova 1987, pp. 16, 41 s., 62; G. Gozzi, Lettere, a cura di F. Soldini, Parma 1999, ad indicem.
Nuovo dizionario istorico ovvero storia in compendio…, XVI, Bassano 1796, pp. 84 s.; G. Moschini, Della letteratura veneziana del secolo XVIII fino a’ nostri giorni, IV, Venezia 1808, p. 64; C.G. Jöcher et al., Allgemeines Gelehrten-Lexicon, VI, Pfeiffer bis Rinov, Bremen 1819, coll. 1036 s.; B. Gamba, Galleria dei letterati ed artisti illustri delle province veneziane nel secolo decimottavo, II, Venezia 1824, ad vocem; G.G. Liruti, Notizie delle vite ed opere scritte da’ letterati del Friuli, IV, Venezia 1830, pp. 486-488; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri nelle scienze lettere ed arti, X, Venezia 1845, pp. 138-140; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, V, Napoli 1848, pp. 79, 366, 535, 538, 669; G.M. Gaggia, Medici e chirurghi della comunità di Feltre dal secolo XVI al XIX, in Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore, XII (1940), 72, pp. 1218 s.; G. Marchesini, Un illustre medico friulano del Settecento: G. A. P., in Atti dell’Accademia di scienze, lettere e arti di Udine, s. 6, 1945-1948, vol. 9, pp. 319-348; A. Pazzini, Storia della medicina, II, Milano 1947, p. 296; G. Biasuz, Osservazioni del dottor Giuseppe Antonio Puiati su alcuni morbi nel feltrino, in Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore, XXVI (1955), 131, pp. 37-46; G. Marchetti, Il Friuli: uomini e tempi, Udine 1959, pp. 442-445; P. Someda de Marco, Medici forojuliensi dal sec. XIII al sec. XVIII, Udine 1963, pp. 131-141; G. Pujatti, La parrocchia di Puja e i Pujatti, s.n.t. [1969], pp. 24-28, 209; P. Caracci, Il magistero del Morgagni attraverso l’opera del medico friulano Giuseppe Antonio Puyati, in Il Friuli medico, XXVI (1971), 6, pp. 5-14; G. Natali, Storia letteraria d’Italia. Il Settecento, I-II, Milano 1973, I, p. 194, II, p. 226; P. Caracci, Appunti per una storia della medicina in Friuli, in Atti dell’Accademia di scienze, lettere e arti di Udine, s. 8, 1973-1975, vol. 2, pp. 69, 75-78; F. Dellarole, Medici a Pordenone, in Il Noncello, XLI (1976), pp. 79-82; L. Premuda, Medici friulani discepoli e maestri nello studio di Padova, in Atti dell’Accademia di scienze, lettere e arti di Udine, 1979, vol. 72, pp. 29-30; A. Maggiolo, I soci dell’Accademia patavina dalla sua fondazione (1599), Padova 1983, p. 261; L. Premuda, La medicina, in Storia della cultura veneta, V, 2, Il Settecento, a cura di G. Arnaldi- M. Pastore Stocchi, Vicenza 1986, pp. 246-248; M. Riva, Saturno e le Grazie. Malinconici e ipocondriaci nella letteratura italiana del Settecento, Palermo 1992, pp. 52-63, 82, 99, 114, 153, 201, 219, 240, 246, 303; G. Olmi, Salute e malattia della ‘gente di mondo’ al tramonto dell’antico regime, in P. Prodi - A. Wandruszka, Il luogo di cura nel tramonto della monarchia asburgica. Arco alla fine dell’Ottocento, Bologna 1996, pp. 54 s.; S. Casellato - L. Sitran Rea, Professori e scienziati a Padova nel Settecento, Treviso 2002, pp. 483-485; Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani, II, L’età veneta, II, Udine 2009, pp. 2082-2086; A. Fadelli, Medici a Sacile e Polcenigo nel Settecento, in Aspetti della sanità nelle Prealpi venete. Convegno nazionale 26 maggio 2012, Vittorio Veneto 2012, pp. 320-328.