SABATTI, Giuseppe Antonio
– Nacque a Gardone Valtrompia, presso Brescia, l’8 febbraio 1757 da Giovanni e da Agostina. Nel corso della sua lunga vita non utilizzò mai il suo primo nome ma il secondo, Antonio.
Di famiglia modesta, perduto il padre, fu accolto a Brescia da una zia paterna che lo mantenne agli studi. Divenne allievo prediletto del matematico Domenico Coccoli alle Scuole comuni, istituite dalla municipalità nel 1775 per dotare la città di un istituto superiore riformato, aperto all’insegnamento della matematica, delle scienze e della grammatica italiana. Durante gli studi ottenne premi e riconoscimenti nella statica, nella geometria, nella matematica applicata e nell’astronomia. Fu per qualche tempo, e fino al febbraio del 1784, al servizio del conte Francesco Mazzuchelli come precettore del figlio Luigi. L’anno seguente completò la sua formazione a fianco dell’ingegnere civico Francesco Cagiada e nel 1786, dopo aver sostenuto l’esame di abilitazione a Venezia, ottenne il titolo di perito agrimensore per tutto lo Stato e intraprese la professione di ingegnere civile, con incarichi pubblici e privati, distinguendosi per le sue competenze in campo idraulico.
Grazie all’amicizia di Coccoli fu ben accolto nel mondo aristocratico cittadino, frequentando fra gli altri il conte Faustino Lechi e il salotto della contessa Bianca Capece Della Somaglia Uggeri, e come il suo maestro divenne sostenitore dei principi della rivoluzione francese. Nel maggio del 1794, nell’ambito delle indagini fatte condurre dagli inquisitori di Stato sul Casino dei buoni amici – formatosi a Brescia nel marzo del 1792 per permettere il gioco e la conversazione a una cerchia di nobili e borghesi, ma ben presto sospettato di essere luogo di sedizione giacobina – Sabatti venne arrestato, indagato e poi prosciolto in quanto ritenuto come molti altri appartenenti al Casino «non settatori delle dannate massime, ma soltanto imprudenti parlatori delle medesime» (Bazzoni, 1870, p. 59).
Il 18 marzo 1797 fu tra gli animatori dell’insurrezione che portò alla fine del dominio veneto a Brescia. Nei successivi otto mesi di vita della Repubblica bresciana partecipò all’attività del governo rivoluzionario in qualità di membro del Comitato militare. Aggregata Brescia alla Repubblica cisalpina, entrò a far parte del Corpo legislativo, quale membro del Consiglio degli juniori, di cui divenne presidente. Nominato, a partire dal 28 settembre 1788, commissario del potere esecutivo presso il Dipartimento del Mella (la provincia di Brescia), solo diciassette giorni dopo salì alla carica di membro del direttorio esecutivo, in occasione del colpo di Stato del democratico Guillaume-Marie-Anne Brune. Dopo poche settimane venne estromesso dall’incarico, a causa del successivo colpo di stato del moderato François Rivaud de Vignaud, e tornò a Brescia. Nel corso dell’occupazione austro-russa del 1799 pagò con il carcere le sue idee rivoluzionarie. Poi, durante la seconda Cisalpina, ricoprì la mansione di commissario straordinario di governo, prima al Dipartimento del Mella dal 23 aprile 1800, poi, dal 4 luglio 1800, al Dipartimento del Crostolo (la provincia di Reggio nell’Emilia).
Con la costituzione della Repubblica italiana venne esonerato da incarichi di rilevanza politica e impiegato invece in una funzione che meglio si addiceva alla sua formazione tecnica, quella di commissario della contabilità nazionale (decreto 13 maggio 1802). L’anno successivo, per breve tempo, fu anche amministratore dipartimentale del Mella. Nominato socio attivo dell’Accademia di Brescia (dal 1811 Ateneo di scienze, lettere ed arti), il 15 febbraio 1803 presentò in quel consesso una prima stesura del Quadro statistico del dipartimento del Mella, ricerca che risente di quella fase nuova delle indagini statistiche, incoraggiata dal vicepresidente della Repubblica italiana, Francesco Melzi d’Eril, che aveva portato l’anno prima alla redazione della statistica del Dipartimento dell’Agogna (la provincia di Novara) di Francesco Cuoco, un testo che divenne per Sabatti un punto di riferimento per molti suoi lavori successivi. Su sollecitazione del presidente dell’Accademia, Federico Fenaroli, Sabatti portò a termine lo studio nel maggio del 1804 e lo diede alle stampe a Brescia presso l’editore Nicolò Bettoni nel 1807.
Nella Prefazione l’autore esalta il ruolo della statistica: «uno dei principali rami della scienza economica», la cui applicazione «non consiste in astratte teorie, né in sistemi ingegnosi, ma nell’esatta e fedele esposizione dei fatti, che hanno rapporto alla popolazione, allo stato de’ cittadini, alle produzioni dei tre regni della Natura, e finalmente allo stato dell’industria e del commercio relativo alle varie località, per valutare i vantaggi ed i discapiti che possono derivare da una buona o cattiva politica rurale, d’industria, e commerciale» (pp. 1 s.).
Il fatto che nel volume egli sostenesse le ragioni della piccola proprietà terriera, danneggiata dall’aumento dell’imposta fondiaria dell’età napoleonica, calcolata nel Bresciano su un estimo risalente al 1641, e guardasse con fiducia all’avvio del nuovo catasto geometrico particellare a base peritale, che avrebbe comportato una più equa ripartizione dei carichi fiscali, spinse l’esponente della grande possidenza locale, Francesco Torriceni, a pubblicare a Brescia, nel 1808, le Osservazioni sul quadro statistico del dipartimento del Mella. Fu l’avvio di una polemica che continuò da Milano, dove Sabatti ricoprì il ruolo di regio commissario della contabilità nazionale dal maggio del 1806, e da dove pubblicò in risposta a Torriceni nel 1809 l’Appendice al quadro statistico del dipartimento del Mella. Fra i due contendenti fu Torriceni a dire l’ultima, nel 1810 (Brescia), con le Riflessioni sulla appendice al quadro statistico del dipartimento del Mella, mentre la disputa continuò fino al 1812 attraverso l’abate Giovan Battista Zorzi e Antonio Pasinetti, legati a Sabatti, e Giacomo Mocini, amico di Torriceni.
Queste polemiche locali non impedirono l’affermazione di Sabatti nella capitale del Regno Italico: fu insignito da Napoleone dei titoli di cavaliere dell’Ordine della Corona ferrea e di barone, e il 7 marzo 1812 venne nominato presidente della Corte dei conti.
Durante la Restaurazione visse stabilmente a Brescia, ricoprendo cariche secondarie nell’amministrazione locale, quali quella di vicepresidente della Commissione comunale alle acque delle fontane, della Deputazione dell’ornato, della Fabbrica del duomo nuovo e dell’Ateneo di scienze, lettere ed arti dal 1821 alla morte. In questa veste diede il via al programma di ricerca archeologica, che finanziò personalmente, e che portò al rinvenimento, tra il 1823 e il 1826, del Capitolium e della statua in bronzo della Vittoria alata.
Tra il 1816 e il 1842 presentò alle adunanze dell’Ateneo 35 relazioni, quasi tutte tese al miglioramento dell’economia bresciana, occupandosi di viabilità, idraulica, coltivazione di fibre tessili quali canapa e lino, pastorizia, bachicoltura, vinificazione, scarsità di legname e uso alternativo della torba, grani, libero commercio del pane e dei generi alimentari. Economista di impronta fisiocratica, vedeva nell’agricoltura la principale fonte di ricchezza e ne propugnava il rinnovamento, migliorando la livellazione dei terreni, la rete dei canali irrigui, introducendo nuove coltivazioni, diversificando l’uso di concimi, utilizzando nuove macchine agricole e ponendo fine a consuetudini agricole ormai superate. Secondo lui quella bresciana era un’agricoltura vittima di contratti agrari inadeguati, di un forte disinteresse dei proprietari, dell’eccessiva miseria dei coloni, dell’ignoranza di fattori e salariati.
Morì a Brescia il 3 luglio 1843.
Lasciò alla Biblioteca Queriniana la sua libreria consistente in 450 opere, per un totale di 898 volumi. Oltre ai libri di autori classici greci, latini e italiani e alle opere di carattere storico, giuridico, politico ed economico, tra cui la serie degli Scrittori classici italiani di economia politica antichi e moderni edita a Milano da Pietro Custodi tra il 1803 e il 1805, vi si trovano testi legati alla sua professione di ingegnere e idraulico e numerosi libri di autori dell’illuminismo europeo e italiano, oltre alla collezione dello Spectator di Joseph Addison in traduzione francese.
Opere. Per la festa della pace celebrata in Brescia nel giorno 10 fiorile, Brescia s.d.; Raccolta di proverbi contadineschi applicabili all’agricoltura, in Giornale agrario lombardo-veneto, II (1834), pp. 185-230. Indicazione di altre pubblicazioni a lui attribuite in V. Peroni, Biblioteca bresciana, III, Brescia [1827], pp. 173-175. Per quanto riguarda l’elenco completo dei suoi testi apparsi in sunto sui Commentari, si veda: Commentari dell’Ateneo di Brescia indici per nomi e per materia 1808-1907, Brescia 1908, pp. 165-167. La maggior parte dei suoi manoscritti è conservata nell’Archivio di Stato di Brescia, Archivio dell’Ateneo di Brescia, b. 220, f. Sabatti cav. Antonio (l’elenco completo in R. Navarrini, L’Archivio storico dell’Ateneo di Brescia, Brescia 1996, pp. 577 s.); vi è poi un testo poetico conservato a Brescia, Biblioteca Queriniana, Mss., L.II.23 misc. 2: A. Sabatti, La geodesia in Montebaldo. Sestine (forse 1785).
Fonti e Bibl.: Gardone Valtrompia, Archivio parrocchiale, Liber baptizatorum F., c. 50; Archivio di Stato di Milano, Uffici e tribunali regi, p.a., b. 500, f. Antonio Sabatti; Uffici e tribunali regi, p.m., b. 631, f. A. S.. Preposizioni fisico-matematiche estratte dalle lezioni pubbliche del presente anno 1777 del professore di matematica dell’illustrissima città di Brescia da dimostrarsi dal signor A. S. uditore del presente anno, Brescia 1777; Discorso dell’avv. Giuseppe Saleri pronunciato sul feretro del cav. Bar. A. S. Vice-Presidente dell’Ateneo morto il 3 luglio 1843, in Commentari dell’Ateneo di Brescia, 1843, pp. LXXIII-LXXX; G. Nicolini, A. S., in Commentari dell’Ateneo di Brescia, 1844, pp. 190-192; A. Bazzoni, Le annotazioni degli inquisitori di stato di Venezia, in Archivio storico italiano, XI (1870), 2, pp. 3-72; G. Fenaroli, Il primo secolo dell’Ateneo di Brescia. 1802-1902, Brescia 1902, pp. 399-401; U. Da Como, La Repubblica bresciana, Bologna 1926, passim; M. Meriggi, Tra statistica e politica: storia di una polemica nella Brescia napoleonica, in Foscolo e la cultura bresciana del primo Ottocento, a cura di P. Gibellini, Brescia 1979, pp. 143-163; S. Onger, La città dolente. Povertà e assistenza a Brescia durante la Restaurazione, Milano 1993, passim; Id., L’economia come paesaggio. Il Bresciano nell’opera di Pietro Rebuschini e negli studi del primo Ottocento, Brescia 1995, passim; Id., Caro figlio, stimato padre. Famiglia, educazione e società nobiliare nel carteggio tra Francesco e Luigi Mazzuchelli (1784-1793), Brescia 1998, passim; Id., La società nobiliare bresciana alla vigilia della rivoluzione del 1797, in 1797 il punto di svolta. Brescia e la Lombardia veneta da Venezia a Vienna (1780-1830). Atti del Convegno... 1997, a cura di D. Montanari et al., Brescia 1999, pp. 273-277; G. Porta, La Biblioteca Queriniana negli anni della Restaurazione (1815-1859). Elementi per una storia, in Brescia 1849: il popolo in rivolta. Atti del Convegno... 1999, a cura di S. Onger, Brescia 2002, pp. 311-313; L’Ateneo di Brescia (1802-2002). Atti del Convegno storico per il bicentenario di fondazione. Brescia... 2002, a cura di S. Onger, Brescia 2004, passim.