APOLLONI, Giuseppe
Compositore, nato a Vicenza l'8 apr. 1822. Dapprima studiò pianoforte con Francesco Canneti, e più tardi contrappunto. Per aver preso parte ai moti politici del 1848, l'A. dovette trasferirsi a Firenze, ma nel 1852 poté tornare a Vicenza e dedicarsi completamente alla composizione. Il 14 ag. 1852 l'A. fece rappresentare al teatro Eretenio di Vicenza la sua prima opera, Adelchi (su libretto di G. B. Nicolini, ripresa lo stesso anno a Treviso e nel 1857 a Venezia), alla quale, dopo circa tre anni, seguì una seconda, L'Ebreo, su libretto di A. Boni tratto da un soggetto di E. Bulwer, che venne eseguita il 25 genn. 1855 a Venezia al teatro La Fenice. L'opera ebbe un successo enorme: fu ripresa il 20 novembre dello stesso anno al teatro Argentina di Roma come Lida di Granata e al S. Carlo di Napoli come Leila di Granata, i cambiamenti di titolo essendosi resi necessari per esigenze della censura, mentre al teatro alla Scala di Milano fu rappresentata il 26 dicembre con il titolo originale. Nel giro di un anno e poco più, l'opera fu data anche al teatro Comunale di Bologna (carnevale 1855-56) e nei maggiori teatri stranieri: al Liceo di Barcellona (6 ott. 1855), al Nobile teatro di S. Giacomo in Corfù (autunno 1856) e al Manoel di Malta (1856-57). Le rappresentazioni dell'Ebreo continuarono nella estate e nell'autunno del 1858 al teatro Imperiale di Odessa e a quello Italiano di Costantinopoli, e nella primavera del 1860 all'Academy of Music di New York.
Meno felici, tuttavia, si rivelarono le opere successive dell'A., Pietro d'Abano (libretto di A. Boni, Venezia, teatro La Fenice, 8 marzo 1856), Filippo di Kónismarch (sic), con la quale egli, dopo un decennio, ritentò le scene (Firenze, teatro alla Pergola, 17 marzo 1866; ripresa come Il Conte di Chenigsmarch a Vicenza nel 1867), ed infine Gustavo Wasa (libretto di Ulisse Poggi, Trieste, teatro Comunale, 16 nov. 1872). Con questa data l'attività teatrale dell'A. ebbe termine. A Vicenza, da cui non si era più mosso dal 1852, l'A. Morì nella notte fra il 30 e il 31 dic. 1889.
Altre composizioni dell'A. da ricordarsi, oltre alle opere sopra citate, sono una rapsodia sinfonica I canti dell'Appennino, una cantata La Bandiera vicentina, su testo di Emilio Boschetti, eseguita alla presenza di Vittorio Emanuele II nel 1866, in occasione della assegnazione della medaglia d'oro al gonfalone vicentino, e uno Stabat Mater.
Quest'ultima composizione, rimasta incompiuta e completata da G. Orefice e R. Lesine, venne eseguita in commemorazione dell'A. il 14 febbr. 1890 al teatro Eretenio di Vicenza. Per quanto riguarda l'interesse artistico della produzione dell'A., la critica e il successo arriso all'Ebreo fecero ritenere ai contemporanei che l'opera raggiungesse altezze verdiane. Non sembra possibile, però, oggi condividere questo lusinghiero giudizio, ravvisando anche in questa, come nelle altre opere (alle quali toccarono limitati successi), un indulgere a gusti di effetto più esternamente teatrale che di effettiva potenza musicale.
Bibl.: F. Filippi, L'Ebreo. Melodramma tragico. Poesia di un anonimo. Musica del maestro G.A., in La Gazzetta musicale di Milano, XIII(1855) nn. 8 e 9, pp. 57-59, 68-70; G. Franceschini, Nel primo centenario dell'autore dell'Ebreo, in La Lettura. XXII (1922), pp. 357-362; G. Mantese, Storia musicale vicentina, [Vicenza 1956], p. 133 s.; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche. I, Firenze 1954, p. 53; C. Schmidl, Dizionario univ. dei musicisti, I, p.63; Enciclopedia dello Spettacolo, I, col. 737; Dizionario Ricordi della musica e dei musicisti, Milano 1959, p. 46.