ASTARITA, Giuseppe
Attivo a Napoli tra il 1745 e il 1774, se ne ignorano i dati anagrafici. È ricordato dal De Dominici (1742) tra i migliori allievi dell'architetto Dom. Antonio Vaccaro. Un esauriente regesto della sua attività si deduce dalla "guida" di Napoli di G. Sigismondo (1788) e dal ms. di P. Napoli Signorelli (1798), che ricordano di lui: la riedificazione della chiesa di S. Anna a Porta Capuana, tra il 1745 e il 1751; il restauro della chiesa di S. Pietro Martire (di certo anteriore al 1758, perché le grandi tele di G. Diana, collocate nell'abside che l'A. aveva modificato alterando totalmente la originaria struttura gotica, portano appunto questa data); la costruzione di S. Raffaele a Materdei, nel 1759; il progetto per l'altare maggiore del Gesù Vecchio; il completamento della parte absidale di S. Agostino alla Zecca, in collaborazione con il p. Giuseppe de Vita, tra il 1756 e il 1770; il progetto per una nuova chiesa di S. Maria Maddalena dei Pazzi, la cui costruzione non fu però mai portata a compimento. Risulta altresì che verso il 1745 egli aveva elaborato un progetto per la guglia della Concezione al Gesù Nuovo, poi attuata invece secondo il disegno del Genoino (L. de la Ville sur-Yllon).
Oltre queste opere di maggiore impegno, l'A. eseguì anche lavori di più modesto carattere omamentale, come il disegno per sei "frasche" d'argento per la decorazione dell'altare della chiesa di S. Gaudioso (G. Filangieri di Satriano); si ha anche notizia della sua partecipazione a collegi peritali, come quello che esaminò nel 1766 le condizioni statiche di alcuni edifici napoletani (cfr.: Lettera scritta da N. N. al signor N. N. in Calabria sulle ragioni delle tante mosse e minacce fatte dagli edifici di Napoli nella fine del prossimo anno 1766 e nel principio del corrente,s.l.né d. [ma Napoli 1767]) e quello che approvo, con discussioni protrattesi dal 1769 al 1773, la proposta di F. Fuga relativa all'abbattimento della cupola del Gesù Nuovo che A. Guglielmelli aveva ricostruito sulle lesionate strutture della precedente cupola crollata nel 1688 (cfr.: Riassunto di tutte le relazioni fatte per il riparo della cupola della Trinità Maggiore,ms. della Società napol. di Storia Patria, segn. XXIX, A, 10, fol. 107).
L'opera dell'A. si palesa come uno degli esempi più interessanti di quel graduale passaggio dal gusto rococò della tradizione vaccariana a più organiche strutturazioni spaziali di tipo pre-classicheggiante, che caratterizzò l'architettura napoletana intomo alla metà del Settecento. Particolarmente significativa è, al proposito, la chiesa di S. Anna a Porta Capuana, non tanto per la facciata, che riccheggia consueti moduli barocchi, ma piuttosto per l'interno, composto di due vasti ambienti a pianta ellittica mistilinea e di una successiva tribuna con altare sopraelevato. Qui invero "se la decorazione si compiace dei consueti motivi edonistici ormai largamente diffusi sull'esempio del Vaccaro e del Sanfelice, lo spazio unitario della chiesa, concluso dalla cupola su tamburo, dimostra già pienamente superato il dinamismo virtuoso e teatrale delle brillanti invenzioni della scuola solimeniana; soltanto per l'altare e lo svolgimento di un'antistante scalinata a due rampe simmetriche, in curva, si può parlare di teatro, nel senso di una soluzione chiaramente ispirata alle rappresentazioni scenografiche del tempo" (A. Venditti, p. 84).
Analogo compromesso tra concezione unitaria dello spazio e forme decorative tradizionali è nella tribuna di S. Agostino dia Zecca, ove alla continuità della calotta absidale che s'innesta, scavalcando il transetto, alla prima arcata della navata, si contrappone la insistita omamentazione delle archeggiature cieche delle pareti dell'abside stessa, che appunto attenuano sensibilmente il senso di coesione ambientale cui tendeva la inedita soluzione architettonica, certamente originale e non desunta dai primitivi progetti del Picchiatti, il quale aveva iniziato la costruzione della chiesa oltre centoventi anni prima.
Anche il discutibile restauro di S. Pietro Martire è improntato a criteri che, per la ricerca di semplificazioni architettoniche di carattere "puristico", possono venir assimilati ai contemporanei orientamenti accademizzanti della pittura, dal De Mura al Diana, al Fischetti e alla seconda fase del Bonito, in assai significativa concordanza. Non così invece per la chiesetta di S. Raffaele a Materdei, la cui facciata ostentatamente concava ancora una volta s'ispira a modelli tradizionali.
Fonti e Bibl.: B. De Dominici, Vite dei Pittori, Scultori ed Archit. Napol. (1742-46), IV, Napoli 1846, p. 277; G. Sigismondo, Descr. della città di Napoli e suoi borghi, II, Napoli 1788, pp. 60, 118, 198; III, ibid. 1789, pp. 29, 76, 96; P. Zani, Encicl. metodica critico-ragionata delle Belle, Arti (1794), II, Parma 1823, p. 228; Napoli, Bibl. dell'Oratorio, P. Napoli Signorelli, Regno di Ferdinando IV (1798), ms. pil. V, n. XII (il cap. VI, "Arte del disegno", è pubblicato a cura di G. Ceci e N. Cortese, in Napoli Nobilissima, n.s., II [1921], pp. 92 s.); G. Filangieri di Satriano, Documenti per la Storia, le Arti e le Industrie delle Provincie Napolitane, V, Napoli 1891, p. 347; L. de la Ville sur-Yllon, La Guglia del Gesù Nuovo, in Napoli Nobilissima, IV (1895), pp. 81-83; R. Pane, Architettura dell'età barocca in Napoli,Napoli 1939, pp. 126 s.; A. Venditti, L'architetto Giuseppe Astarita e la chiesa di S. Anna a Porta Capuana,in Napoli Nobilissima, III serie, I (1961), pp. 83-94, 172-181; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II ,p. 204 (cfr. ivi anche la voce "Astarita Luigi" originata, da un errore commesso da G. B. Chiarini editore di C. Celano, Notizie del bello... di Napoli, Napoli 1870, III, p. 675, che attribuisce a tale Luigi A. l'altare dei Gesù Vecchio, ricordato da fonti più antiche come di Giuseppe Astarita).