ATHIAS, Giuseppe
Appartenente a una cospicua famiglia di israeliti emigrata dalla Spagna in Olanda e dall'Olanda in Italia, l'A. nacque probabilmente a Livorno nel 1672. Abbandonò sin da giovane il commercio per dedicarsi a lunghi viaggi e allo studio. Fu profondo conoscitore della lingua ebraica, studioso della Bibbia, di matematica e di fìlosofia, intenditore di musica e bibliofilo. Si interessò anche di chimica e di scienze naturali e - nei frequenti e prolungati soggiorni fiorentini - apprese la filosofia aristotelica e forse qualche nozione di cartesianesimo. Più tardi ebbe modo di compiere anche studi approfonditi in diritto romano, canonico e marittimo, sugli statuti e leggi toscane, tanto da meritare l'alta considerazione di Cosimo III de' Medici, del Rinuccini e dello stesso moderatore dello Studio di Pisa, il senatore Ricci.
A Pisa l'A. entrò in contatto non solo con letterati ed eruditi di quella università - come Antonio Cocchi e l'abate Tommaso Perelli, lettore di astronomia - ma anche con Antonio M. Salvini, Roberto Sostegni e, in special modo, con il Magliabechi ed il Muratori, con i quali ultimi mantenne continui rapporti epistolari. Non risulta che abbia lasciato scritti originali se deve essere assegnato ad altro Athias (Giuseppe ben Abraham di Cordova) quell'edizione del Vecchio Testamento che G. B. Vico attribuiva a lui. I frequenti viaggi d'istruzione, compiuti sia in Italia sia all'estero, gli permisero tuttavia una vasta attività di diffusione non solo di opere straniere in Italia - a ciò gli valse in special modo l'amicizia del famoso libraio ginevrino Bousquet - ma anche di libri italiani all'estero, come accadde per la Scienza nuova del Vico.
I rapporti fra quest'ultimo e l'A. sono stati approfonditi dal Nicolini in base all'epistolario del dotto israelita con il Muratori. Nell'aprile 1725, infatti, prima di recarsi a Parigi, l'A., sostò per qualche tempo a Napoli dove ebbe modo di conoscere P. M. Doria e G. B. Vico. E fu proprio all'A. - al quale era legato da profonda stima ed amicizia - che il Vico affidò i primi esemplari a stampa della Scienza nuova perché fossero inviati a G. Averani, al Salvini e al Newton.
A questa intelligente attività culturale si aggiunse nel 1733 quella di rabbino della comunità israelitica di Livorno; attività che andava dalle vive ed interessanti riunioni che si tenevano nella casa dell'A., ai frequenti contatti (non interamente precisati) con i frammassoni d'oltr,alpe che portarono alla fondazione, nel 1738, della prima loggia massonica di Livorno.
Tutto ciò non mancò di suscitare i sospetti dell'Inquisitore fiorentino p. Paolo Ambrogi, il quale nel 1739 pretese di far perquisire la ricca biblioteca defi,A., sospettandovi la presenza di libri eretici. Richiesta che, nell'acceso clima di lotte giurisdizionali dovuto alle nuove direttive politiche della Reggenza, incontrò la ferma opposizione dei ministri Rucellai e Richecourt. Da questo avvenimento si fanno più rare le notizie sulla vita dell'A. che morì a Livorno nel febbraio del 1745.
Fonti e Bibl.: G. B. Vico, Opere, a cura di B. Croce e F. Nicolini, V, Bari 1929. pp. ss, 56, 120 s., 190, 296; VIII, Bari 1941, pp. 258-264; A. Zobi, Storia civile della Toscana dal 1737 al 1848, I, Firenze 1850, pp. 201 s.; F. Pera , Ricordi e biografie livornesi, Livorno1867, pp. 151-157; Id., Curiosità livornesi, Livorno1888, pp. 230-233; F. Sbigoli, Tommaso Crudeli e i primi frammassoni in Firenze, Milano 1884, p. 181; A. Masci, Livorno capoluogo del dipartimento del Mediterraneo, in Bollett. stor. livornese, IV(1940), p. 89; P. Provasi, G. A. senior "virtuoso" livornese del Settecento, ibid., pp. 291-297; B. Croce, Bibliografia vichiana, accresciuta e rielab. da F. Nicolini, Napoli 1948, pp. 39, 70, 71, 131, 195-196, 236, 898.