Patriota e militare piemontese (Chieri 1797 - Roma 1879); condannato in contumacia per aver partecipato ai moti piemontesi del '21, esulò in Spagna ove combatté nell'esercito costituzionale, passando poi a New Orleans (1823), in Messico (dove le sue imprese militari nel 1829 contro gli Spagnoli e nel 1832 contro il presidente usurpatore A. Bustamante gli valsero il comando generale dei Quattro Stati d'Oriente della Repubblica messicana), e infine (1834) a New York. Ritornato in Italia (1848) e ottenuto il grado di colonnello, fu destinato a Genova, comandante della Guardia nazionale. Dopo la disfatta di Novara assunse il comando della città in rivolta che avrebbe voluto continuare la guerra contro gli Austriaci. Sconfitto dal generale La Marmora, dovette fuggire e si rifugiò a Roma, dove fu ministro della Guerra durante il triumvirato mazziniano del 1849. Nuovamente esule a New York dal 1849 al 1860, partecipò nelle schiere garibaldine alle campagne del 1860, '66 e '67. Deputato di Montesarchio (1861), di Napoli (1865), di Capaccio (1870, 1874), di Isernia (1876), fu (1877) primo presidente dell'Associazione pro Italia Irredenta.