BADARACCO, Giuseppe
Nacque a Genova, secondo il Ratti nel 1588, ma questa data è da ritenersi anticipata. Dopo aver ricevuto un'istruzione adeguata al rango della cospicua famiglia cui apparteneva, mostrando particolare interesse per la pittura fu posto alla scuola di B. Strozzi, che lasciò però presto per quella di A. Ansaldo. Completò la sua formazione artistica in un prolungato soggiorno a Firenze, dove poté esercitarsi sugli esempi dei grandi maestri e dove cominciò a dipingere i suoi primi quadri. A circa quarant'anni si sposò e si stabilì definitivamente a Genova. In questa città egli morì durante la peste del 1657.
A queste poche notizie tramandate dal Soprani assai poco aggiungono le opere note. Già il Soprani (1674) lamentava che, avendo il B. lavorato specialmente per privati, non godesse quella fama che solo opere pubbliche potevano dare; ed egli stesso, che programmaticamente nelle sue biografie menziona soltanto queste ultime, non poteva citare che "una picciola tavolina - breve saggio del di lui sapere - situata nel vicolo ove si vendono armi, sopra una bottega" e raffigurante la Madonna tra il Battista e s. Bartolomeo: opera ch'era già scomparsa nel 1768, quando il Ratti curava la seconda edizione delle Vite del Soprani.
Tanto pregiudicata sin dall'origine, la fortuna postuma del B. è stata nulla, e scarsissima la conoscenza della sua opera, ancor oggi limitata a due soli dipinti: il S. Filippo Neri,nella sacrestia della chiesa dei S S. Nicolò ed Erasmo a Voltri, e la pala con S.Domenico (?), pervenuta alla pinacoteca Tadini di Lovere (Bergamo) dalla chiesa di S. Domenico a Crema e datata 1654.
Il B. ebbe certamente ruolo secondario nella vicenda della pittura genovese del Seicento: una scarsa adesione alle sue più attuali e vivaci tendenze - dopo aver preso le mosse proprio dai due maestri che a Genova iniziarono la nuova "scuola" puntando al superamento di posizioni ormai viziate da una provinciale pigrizia - parrebbe indicata dalla stessa elezione a sede di perfezionamento professionale di Firenze, ove ogni spirito novatore era allora temperato con la moderazione che tanto reputati esempi del passato consigliavano. Peraltro la carenza di opere impedisce di precisare la vicenda dell'artista, tanto più che la pala di Lovere, dell'anno 1654, e la teletta di Voltri, che alla prima sembra assai prossima, documentano soltanto la fase estrema della sua attività: quando egli "dovea aver dimenticato Andrea (del Sarto) e presi in esempio i naturalisti suoi nazionali" (come notava il Lanzi a proposito di un Achille in Sciro,firmato e datato anch'esso del 1654, visto presso un privato a Novi Ligure), e quando il ricordo dell'alunnato presso l'Ansaldo persisteva specie nelle grandiose prospettive entro cui sono ambientate le figure.
Bibl.: R. Soprani, Le vite de, pittori... genovesi,Genova 1674,pp. 205 s.;R. Soprani C. G. Ratti, Delle vite de' pittori.... genovesi,I,Genova 1768, pp. 212 s.; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia,V, Bassano 1809, pp. 331 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon,II,p. 331 (sub voce errata, Badarocco).