BALDRIGHI, Giuseppe
Nacque a Stradella (Pavia) nel 1723. Compì i primi studi artistici a Firenze, sotto la guida di Vincenzo Meucci, e si recò poi a Parma, ove ben presto ebbe modo di guadagnarsi la stima del duca Filippo di Borbone e del ministro Guglielmo Du Tillot, che favorivano l'affermarsi in Parma del gusto più raffinato e moderno francese. Scelto dal Du Tillot fra i molti artisti protetti dalla corte, al principio del 1752 il B. fu mandato a Parigi perché perfezionasse i suoi studi con il godimento di un regolare pensionato: il 3 gennaio, infatti, il banchiere Claude Bonnet, che a Parigi curava i rapporti con la corte di Parma, registrava la pensione accordata al pittore dall'infante don Filippo. Il soggiorno parigino del B., che riuscì fondamentale per la formazione del suo gusto, è documentato da una ricca serie di lettere del Bonnet al Du Tillot. La prima notizia che riguardi un suo dipinto è dell'agosto del 1752, quando il B. dipinse un ritratto di Madame Bonnet. Il B. in quel periodo studiava nell'atelier di François Boucher, che mostrò poi di stimare moltissimo il suo allievo italiano. Nel 1753 toccò proprio al B. suggerire al Bonnet la scelta di E.-A. Petitot per l'incarico di architetto della corte di Parma. Nello stesso anno a Versailles il pittore presentò all'infanta Luisa Elisabetta un ritratto che ebbe molto successo. Ai primi anni parigini sembra certo appartenga il ritratto del Conte G. A. Sanvitale in costume di arcade,ora nella rocca di Fontanellato: il Sanvitale, infatti, in quel periodo si trovava a Parigi. Nel luglio del 1753 risulta che il B. aveva lasciato già da qualche tempo lo studio di Boucher; più ancora del suo diretto maestro, non vi è dubbio che saranno i ritrattisti, da La Tour a Nattier, da Liotard a Perronneau, ad affascinare il giovane artista e a lasciare un'impronta decisiva sulla sua pittura. Sul finire del 1754 il B. inviò a Parma alcune sovrapporte per il palazzo ducale, ora perdute. Alla fine del giugno del 1756 egli presentò all'Académie Royale una Carità romana così apprezzata che il pittore - come riferisce il Boucher al Du Tillot - con due votazioni successive e all'unanimità fu aggregato e accolto come membro effettivo. Il dipinto, ora nel Museo di Angers, mostra l'intensa suggestione di Boucher. Fu proprio il successo dell'Accademia che indusse i duchi di Parma a nominare il B. primo pittore di corte. D'altra parte la salute malferma dell'artista consigliava il Du Tillot a favorirne il ritorno in patria al più presto.
Il 13 sett. 1756 il B. lasciava Parigi per raggiungere Parma alcune settimane dopo. Si apre così un periodo felicissimo nella sua attività; davanti a lui posano i personaggi più rappresentativi della società ducale. L'eco diretta degli esempi francesi si avverte nell'Autoritratto con il Callani e il Ferrari (Pinacoteca di Parma), un dipinto rapido e succoso di notevole qualità. La sua opera più impegnativa fu senza dubbio il Ritratto di don Filippo di Borbone con la famiglia (1758-59 circa), grande quadro di parata scintillante di colori, in cui tuttavia si insinua una affettuosa goffaggine. Posteriore è il Ritratto del pittore con la moglie (Pinacoteca di Parma), che rappresenta il punto più alto raggiunto dall'artista nel senso di una incantevole intimità d'espressione, quasi a metà via tra La Tour e Pietro Longhi. Ma che questa vena commossa fosse minacciata dall'insorgere di ideali classicistici è dimostrato dall'Ercole e Prometeo (Pinacoteca di Parma), robusto ma gelido pezzo d'accademia. L'involuzione che si avverte nel gusto del B. a un certo punto della sua attività sembra condizionata dai rapporti da lui intrecciati con l'Accademia Parmense, fondata da don Filippo nel 1752: verso il 1760, infatti, il B. fu chiamato a insegnarvi accanto a P. M. Ferrari e a G. Peroni. Nel 1772 fu nominato "Accademico Professore con voto" (in questa occasione egli donò il ricordato Ercole e Prometeo). Il progressivo raggelarsi del suo gusto si riflette anche nei ritratti di questo periodo: il Don Ferdinando dell'ospedale di Parma e il Luigi Berri della Pinacoteca Stuard (Parma).
Il B. morì a Parma nel 1803 e fu sepolto nella parrocchia della SS. Trinità. La figlia Costanza fu anch'essa pittrice e predilesse l'incisione in rame; nel 1803 sposò il pittore Biagio Martini, allievo del Ferrari.
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