BALZARETTO (Balzaretti), Giuseppe
Nacque a Milano il 19 genn. 1801, studiò matematica presso l'università di Pavia e seguì quindi un biennio di tirocinio presso l'ing. G. F. Perego. Dopo una gioventù più brillante e spensierata che studiosa, palesò singolari attitudini nell'arte dei giardini.
Nei suoi numerosi viaggi all'estero si era particolarmente interessato ai giardini a vegetazione libera, detti all'inglese, che il gusto romantico aveva diffuso in tutta Europa e in Italia. Al B. dové soprattutto giovare l'esempio dello Japelli, che nel parco di Saonara e in numerosi giardini aveva dato esempio di agile fantasia in pittoresche composizioni imitate dalla viva natura.
Primo esperimento forse e primo successo del B. fu il parco da lui composto per la famiglia d'Adda ad Arcore, al quale seguì il disegno della villa Serra a Genova, e quindi il giardino del principe Giovanelli a Lonigo, quello del conte Soranzo a Vicenza e altri a Piacenza, a Reggio, a Imola, a Ferrara, a Bellagio.
La sua opera più nota in tale campo è però l'ampliamento dei giardini pubblici a Milano (cfr. I Giardini pubblici compiono ottant'anni, in Corriere della Sera, 13 marzo 1940, e Come nacquero i giardini pubblici, ibid., 30 genn. 1941).
I giardini milanesi risultavano in origine dalla soppressione avvenuta verso la fine del '700 di un convento detto delle Carcanine e delle sue dipendenze, a cui si erano aggiunte le ortaglie del Collegio elvetico. Nel 1856 i giardini furono ampliati con l'aggiunta degli orti del palazzo Dugnani, acquistati dal Comune, e insieme furono sistemati genialmente dal B. con ordinamento all'inglese. Balzi, dirupi, boschetti alternati a luminose radure, laghetti, cascatelle, fontane, uccelliere e un piccolo parco zoologico (poi ampliato a scapito degli spazi verdi), fra una varia e ricca vegetazione di piante nostrali ed esotiche. Sopra un'altura artificiale un chiosco da caffè a linee e profili neogotici fu disegnato dallo stesso Balzaretto.
Caro al patriziato, il B. passò agevolmente dai parchi e dai giardini alle ville e ai palazzi. Rimaneggiò la villa d'Arcore e nel suo giardino innalzò un mausoleo imitante l'edicola ottagonale bramantesca di San Satiro; a Bussero costruì la villa Sioli Legnani, alla villa Giulia di Cadenabbia aggiunse un "cottage" nei modi inglesi. Fra le opere minori del B. merita menzione l'albergo Cavour a Milano nella piazza omonima di faccia all'ingresso ai giardini pubblici, a suo tempo considerato esemplare quale costruzione alberghiera.
Ma il B. si palesò architetto nel pieno senso della parola quando nel 1853 pose mano al palazzo Poldi Pezzoli: costruzione che fece rumore ed ebbe onore di vivaci polemiche.
Pure atteggiandosi ad avversario del precettismo accademico, prossimo a spegnersi, il B. era di fatto insensibile a quelle nuove tendenze che non avessero precedenti nel passato.
Il palazzo Poldi Pezzoli sorge in Corsia dei Servi, affiancato al palazzo Porta; organismo architettonico netto, in linee di largo respiro, nello spirito del Seicento lombardo, una liberamente inteso, senza servilismo di imitazione. Arte fatta di misura, di cultura e di gusto più che di fantasia, trovò imitatori fino ai giorni nostri, specie dove interessava rimaneggiare dimore patrizie o predisporre sontuose abitazioni a nuovi ricchi.
Dal B. derivano E. Alemagna, A. Mainoni, A. Citterio, C. Formenti; le case che A. Tagliaferri disegnò sulla testata di via Dante sono anch'esse d'impronta balzarettiana. L'opera più lodata del B. fu l'edificio della Cassa di risparmio di Milano, in cui rivissero le forme fiorentine di palazzo Strozzi e di palazzo Riccardi, contaminate da accenti lombardi. Nelle possenti bozze che lo rivestono, nei fini profili del cornicione e delle bifore, al macigno toscano si sostituisce il ceppo gentile e la pietra di Quinzano. Fu l'ultima sua opera, del 1869, terminata nel 1871 con lo scoprimento delle fronti.
Il B. morì a Milano il 30 apr. 1874.
Bibl.: Architetto Pavesi, La casa Poldi-Pezzoli, in Giornale dell'Ingegnere architetto ed agronomo, 1 (1853), p. 521; Id., Dei palazzi di Milano, ibid., 11 (1854), pp. 81 ss.; A. Caimi, Delle arti del disegno in Lombardia, Milano 1862, pp. 23 ss.; G. Mongeri, L'arte in Milano, Milano 1872, pp. 454, 529; Id., Commemorazione dell'ing. G. B., Milano 1874; C. Boito, Due architetti milanesi morti (il B. e il Garavaglia), in Nuova Antologia, XXVII (1874), D. 1019; A. Caimi, Commemorazione di G. B., in Atti d. R. Accad. di Brera, Milano 1874; A. Terruggia, Istituti di credito, in Milano tecnica dal 1859 al 1884, Milano 1885, p. 267;p. Mezzanotte, T. Cremona e gli artisti lombardi del suo tempo, Milano-Roma 1938, p. 83; P. Mezzanotte-G. C. Bascapè, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, pp. 132 s., passim; H. R. Hitchcock, Architecture nineteenth and twentieth centuries, Harmondsworth 1958, p. 56; E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1961, vv. 544-546; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 429 (sub voce Balzaretti).