BARATTOLO, Giuseppe
Nato il 19 nov. 1882 a Napoli da Vincenzo e da Raffaella Bruno, laureato in legge, consigliere comunale, vice sindaco della città natale e consigliere delegato dell'ente autonomo del teatro S. Carlo, fu eletto nella XXVII e XXVIII legislatura (1924-1934) deputato nella circoscrizione della Campania, dapprima come liberale fiancheggiatore. A Napoli il B. fu coinvolto nelle lotte interne dei fascisti, acuitesi per il controllo de Il Mattino degli Scarfoglio. Entrato infatti nella nuova combinazione giornalistica che doveva introdurre nella proprietà elementi fascisti moderati - l'acquisto fu firmato il 28 dic. 1925; il B. controllava i tre quarti del capitale -, egli fu dapprima espulso dal partito, ma riammesso in seguito al suo ricorso a Mussolini (rinunciando al pacchetto azionario), mentre gli avversari del gruppo erano accantonati, o espulsi come Settimelli (nel 1927) che aveva diretto su L'Impero una particolare campagna contro il B. e il Credito Italiano.
Il B. fu uno dei massimi industriali cinematografici italiani del periodo del muto. Nel 1913, abbandonando il settore dei noleggio, fondò a Roma la società Barattolo-Giomini-Panella, che l'anno seguente assunse la denominazione di "Caesar Film", distinguendosi per le solide basi finanziarie, la cospicua attività e il lancio divistico della Bertini.
Il cinema italiano, ai primi sentori del conflitto mondiale del '14-'18, fu colpito da una profonda crisi: si chiusero quasi tutti gli stabilimenti, si stornarono i capitali e gli uomini migliori abbandonarono l'attività. La "Caesar Film" non chiuse i battenti, intensificando anzi l'attività, che fu incentrata sulla figura della Bertini, lanciata con un apparato pubblicitario mai visto prima d'allora. Vennero cosi prodotti vari film, grossolanamente dranimatici, estetizzanti, sorretti da impiego enorme di capitali e dal fascino fatale della "diva". Tra questi: Nelly la gigolette (1914), con la Bertini ed Emilio Ghione che, forse per la prima volta, assunse la maschera di "Za-la-mort"; Amore di ladra (1915), interpretato da Gustavo Serena e da Olga Benetti; Otto milioni di dollari (1915), diretto dal Serena, film che presentava, dal punto di vista tecnico, degli interessanti sdoppiamenti di persona; La signora delle camelie (1915), diretto sempre dal Serena e interpretato dalla Bertini, film di scarsissimo valore, ma divenuto famoso per la controversia legale che suscitò tra il B. e il Mecheri, suo concorrente, che, per la "Tiber Film", aveva contemporancamente realizzato un'opera omonima interpretata dalla famosa Olga Mambelli (Hesperia). Fanno però eccezione A San Francisco, in piccola parte, e, totalmente, Assunta Spina,entrambi diretti dal Serena, interpretati dalla Bertini e desunti da testi di S. Di Giacomo; questi due film, ricalcando la strada segnata dall'eccezionalé Sperduti nel buio ("Morgana Film"), realizzato l'anno prima da Níno Martoglio su testo di Roberto Bracco, contribuirono a dire una parola nuova nel cinema che, per la prima volta, si svincolò dai limiti del decadentismo più vieto e dalla recitazione esagitata, dando vita a pagine di intenso realismo, sia per l'acuta ricerca psicologica sia per il gusto della fotografia che, nel mirabile e netto contrasto tra il bianco e il nero, tendeva a farsi documento più che oleografia, pur nel limitato ambito della letteratura verista.
Il successo di pubblico fu grandioso e, nel 1918, venne fondata la "Bertini Film" consociata con la "Caesar". Ma la crisi che il B. aveva procrastinata, facendo leva sulla pubblicità e sul divismo, non tardò a manifestarsi al termine della guerra. Le fortune e la possibilità del primissimo cinema italiano non erano state sfruttate dai produttori, noncuranti dell'evolversi dei gusti, dei dispendio causato dal divismo, dell'inaridirsi di insulse tematiche, senza comprendere la necessità di organizzare industrialmente la produzione e conquistare, con la creazione di circuiti di noleggio, una solida catena di mercati. Questi limiti condizionarono l'"Unione Cinematografica Italiana", costituita il 9 genn. 1919: un consorzio tra quasi tutte le case di produzione (comprese, naturalmente la "Caesar" e la "Bertini"), con partecipazione al capitale della Banca Commerciale Italiana, della Banca Italiana di Sconto e, più tardi, del Credito Industriale delle Venezie, con 15 stabilimenti di posa a Roma e Torino. L'idea era, forse, la più adatta per fronteggiare le produzioni americana e tedesca che, specialmente la prima, di lì a poco avrebbero dominato il mercato mondiale. Le iniziative del B. che della "UCI" fu uno degli animatori, direttore tecnico e poi amministratore generale, non si tradussero però in un successo. A nulla valsero l'accordo stipulato dal B. con Goldwin, onde allearsi con l'avversario più forte, e l'aver fatto venire in Italia il regista Herbert Brenon e l'attrice Mary Doro. Il consorzio si sciolse - la produzione si arrestò nel 1926, il noleggio nel '27 - ingoiando un capitale di settantacinque milioni, dai trenta iniziali.
Il B. poco dopo fondò la "Enac-Film", e nel 1931, con l'avvento del sonoro, fece risorgere la "Caesar" realizzando film di successo commerciale; tra questi, La vecchia signora (1932), diretto da Amleto Palermi e interpretato da Emma Grammatica, Camillo Pilotto e Memo Benassi. La rinata società non reggeva però il confronto con la produzione statunitense e, sul, finire del 1934, veniva liquidata. Il B. locava i propri stabilimenti alla "Scalera Film", di cui nel 1937 diveniva direttore di produzione. Nel 1942, per la "Scalera", il B. ideava e realizzava a Venezia, alla Giudecca, gli stabilimenti di posa.
Morì a Roma il 20 sett. 1949.
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