BAVASTRO, Giuseppe (Capitan Bavastro)
Nato a San Pier d'Arena (Genova) il 27 maggio 1760 da Michele e da Geronima Parodi, sin dall'infanzia si trasferì con la famiglia a Nizza; da qui, dopo sfortunate esperienze scolastiche, si imbarcò, attorno al 1774, su una piccola nave che effettuava il traffico costiero tra Genova e Nizza. Nel 1775 si arruolò su una fregata francese e compì nel levante una lunga crociera e stazione navale della durata di circa due anni. Tornato a Nizza, compì un anno come soldato volontario nel reggimento Dragoni di Savoia ed ebbe modo di conoscere il futuro generale napoleonico Massena, con il quale strinse durevole amicizia; da ciò la leggenda, avallata da alcuni memorialisti, secondo la quale il B. e Massena sarebbero stati cugini.
Rimasto analfabeta, ma ormai esperto defmare nonostante la giovane età, riuscì ad armare, grazie all'aiuto paterno, una goletta da cento tonnellate, con la quale compì numerosi viaggi commerciali in Sicilia, in Spagna e in genere nel bacino occidentale del Mediterraneo, nel corso dei quali dovette difendersi dai pirati barbareschi. La sua attività armatoriale andò sempre crescendo, ed egli moltiplicò i propri bastimenti, che navigavano sotto la bandiera francese e facevano capo a Nizza come porto di armamento, e a Marsiglia e Genova per i traffici. Ma con le prime guerre della Rivoluzione il B. si trovò a dover fronteggiare difficoltà notevoli, dato che il mare era dominato dai nemici della Francia. Nel 1797 collaborò al reperimento del naviglio da noleggiare per la spedizione di Bonaparte in Egitto, e s'impegnò a favore dei Francesi nelle successive lotte marittime. All'assedio di Genova (1800), fu tra gli uomini più efficienti del servizio di esplorazione, riuscendo più volte ad attraversare audacemente la linea del blocco, tenuta dalle unità britanniche di lord George Keith. In seguito a ripetute prove di coraggio e di perizia marinaresca e militare ricevette la nomina a capitano di fregata della Repubblica genovese e il comando dell'unità principale di Genova, la galera Prima.
Con tale unità il B. guidò una sortita del naviglio leggero genovese, nella notte tra il 20 e il 21 maggio 1800, contro due grosse unità britanniche, il vascello ammiraglio Audacious e la fregata Aurora; il combattimento non si chiuse in svantaggio per il B., il cui successo morale, però, durò poco: il comandante dell'Aurora, infatti, con un audace colpo di mano nel porto di Genova, attaccò la notte del 22 la Prima all'ancora, e se ne impadronì, conducendola via come preda di guerra. Il B. avrebbe voluto tentar di organizzare una difesa, ma fu abbandonato dai suoi uomini e poté salvarsi a stento.
Il B. iniziò allora le sue crociere di corsaro, al comando di diverse unità, alcune delle quali volle fossero chiamate Intrepido, in relazione al difficile compito che dovevano svolgere. Con la prima nave di questo nome, uno sciabecco di modeste proporzioni, operó nello stretto di Gibilterra, catturandovi alcune navi britanniche (luglio 1803) e meritandosi la croce della Legion d'onore e un'azza di arrembaggio, come segno del suo valore. Di nuovo nella zona di Gibilterra condusse altre fruttuose crociere con il secondo Intrepido, una unità più grande e meglio armata della precedente. Successivamente operò in Adriatico, di base in Ancona, con lo sciabecco Massena e con due altri, trabaccoli (1805), é nel Tirreno, di base a Napoli, con la corvetta Fama (1806). Sempre nel Tirreno comandò poi la polacca Principe Eugenio, impegnata nella difficile lotta coi corsari inglesi e napoletani che controllavano il mare e il commercio marittimo; sulle coste orientali della Sardegna riuscì a catturare un bastimento corsaro inglese, ma, essendo successivamente intervenuta la fregata britannica Seahorse, ben più armata e potente della sua nave, il B. dovette infine cedere, dopo una lunga e onorevole difesa. Salvatosi avventurosamente, riprese il mare con il suo terzo Intrepido, con il quale condusse la guerra di corsa, riuscendo a sfuggire alle crociere inglesi fino a quando, nel febbraio 1812, fu intercettato al traverso di Cartagena da superiori forze britanniche e sospinto in costa: arenato, braccato da vicino e impossibilitato a continuare il combattimento, il B. diede fuoco alla Santa Barbara e cercò scampo in territorio spagnolo.
Crollato l'impero napoleonico, il B. emigrò nell'America meridionale, dove combattè con Simón Bolívar, e ritornò in Europa prima della spedizione di Algeri del 1830- In quella occasione egli poté ancora essere di aiuto al comandante in capo francese, ammiraglio Guy-Victor Duperré, sia nella predisposizione della scorta all'imponente convoglio di cinquecentosettanta due navi che trasportavano il corpo di spedizione, sia nella scelta del luogo dello sbarco. Ottenne quindi in Algeri la carica di capitano del porto, e come tale trascorse in quella città gli ultimi anni della sua avventurosa vita conclusa il 10 marzo 1833. La sua figura si prestò a molte fantasiose rielaborazioni, per cui non è agevole sviscerare dalla leggenda gli avvenimenti realmente accaduti: tuttavia va ricordato che, trovatosi generalmente a combattere in condizioni di schiacciante inferiorità, riuscì sempre a cavarsela con, onore, dando prova di audacia e di valore militare non comuni, tanto che lo stesso Napoleone, nel 1810, volle conoscerlo personalmente econgratularsi con lui.
Bibl.: H. Lauvergne, Bavastro, ou un Corsaire sous l'Empire, Toulon 1853; W. James, The naval History of Great Britain, II, London 1878, p. 435; C. Randaccio, Storia delle Marine militari italiane dal 1750 al 1860 e della Marina militare italiana dal 1860 al 1870, I, Roma 1886, p. 22; Mémoires du Général Baron de Marbot, III, Biographie de Massena, Paris 1891, pp. 7 s.; E. Tarle, Le blocus continental et le Royaume d'Italiè, Paris 1931, pp. 174-92; S. Romiti, Le Marine militari italiane nel Risorgimento, Roma 1950, pp. 68 s.