BELTRAMELLI, Giuseppe
Nacque a Bergamo nel 1734 da nobile famiglia. Inviato dal padre, un erudito amico del Tiraboschi, a studiare a Bologna, fu alunno di quel collegio dei gesuiti e membro dell'Accademia Clementina, ove studiò disegno. A Bologna egli rivelò subito una singolare passione per la letteratura e per l'erudizione, ed entrò in amicizia con bibliofili, antiquari e letterati, come Ireneo Affò, Giovanni Fantuzzi, Filippo Ercolani, Giuseppe Becchetti e Giuseppe Lucchesini, il colto libraio bolognese con il quale si tenne lungamente in corrispondenza. Ritornato a Bergamo intorno al 1760, entrò a far parte dell'Accademia degli Eccitati (ne fu anche presidente dall'anno 1766 al 1770), che partecipò attivamente, con le consimili istituzioni sorte nel Settecento in Italia, alle discussioni sul rinnovamento della letteratura e della cultura, ed influì enormemente sull'ambiente locale bergamasco, promuovendo studi di letteratura, di storia e di argomento scientifico: di essa era animatrice la contessa Paolina Secco Suardo Grismondi, che vi aveva assunto il nome di Lesbia Cidonia, e di cui il B. fu l'inseparabile compagno sino alla di lei morte (1801).
Ingegno vivace ma irrequieto e disordinato, spirito curioso ed originale, il B., oltre a comporre versi per la Grismondi e a tenere per lei una dotta e raffinata corrispondenza con i letterati del tempo, come Saverio Bettinelli, si diede a raccogliere medaglie, monete, quadri e soprattutto manoscritti, incunaboli e libri rari che assorbirono una parte cospicua del suo patrimonio; tenne per molti anni, con eruditi, antiquari, bibliotecari, librai e bibliofili di tutta Italia una copiosa corrispondenza (conservata in gran parte nella Biblioteca civica di Bergamo) di grande interesse per la storia della bibliofilia e dell'erudizione nel Settecento. In compagnia della Grismondi compì vari viaggi in Italia e all'estero, entusiasta delle novità scientifiche e tecniche e ammiratore dei più insigni uomini dell'epoca, soprattutto degli enciclopedisti, molti dei quali conobbe personalmente; il loro contatto lo aiutò a superare in parte quella concezione della cultura come erudizione, come filologia, che era prevalente in molti ambienti italiani e particolarmente fra gli studiosi bergamaschi.
Nel 1769 il B. fu per aicuní mesi a Parigi, ove, introdotto dal Boscovich e dal Lalande, poté conoscere e frequentare gli ambienti scientifici e letterari francesi. Da Parigi si recò nei Paesi Bassi e di qui a Londra, ove si fermò per buona parte del 1770, occupandosi fra l'altro di varie questioni scientifiche e dell'acquisto di strumenti e apparecchiature ottiche. Un altro soggiorno a Parigi fece nel 1778.
I frequenti viaggi e il disordinato amore per le sue raccolte compromisero il patrimonio del B.; nel 1789 i suoi creditori ottennero il sequestro dei beni immobili e delle sue raccolte, che furono valutate 70.000 lire; la libreria, di cui facevano parte 1.200 manoscritti e incunaboli assai rari, fu venduta all'asta l'8 febbr. 1790 e acquistata per 36.000 lire dal marchese Agostino Caglioni. La vendita fu probabilmente fittizia, perché qualche giorno dopo la libreria passava in mano al capitolo della cattedrale, unita alla biblioteca capitolare, per finire, dopo le soppressioni di quegli anni, alla Biblioteca civica di Bergamo. Il B. continuò tuttavia ad occuparsi dei suoi libri, redigendo un catalogo di quattrocento dei più preziosi manoscritti, del quale però non pare che si conservi che qualche appunto e le schede preparatorie.
Costretto a rinunciare alle sue raccolte, parve aprirsi per il B. un periodo di più mature riflessioni e di maggiore attività. Sotto la spinta stimolatrice del Mascheroni, attraverso il quale gli giungeva l'influsso della cultura di Pavia, nella cui università il Mascheroni insegnava, e delle idee democratico-giacobine, nuovi interessi si facevano strada in lui. In una Lettera di N. N. intorno ad un discorso pubblicato da un suo concittadino sulla istruzione della gioventù (Bergamo 1797), nella quale lodava il Discorso sul Governo (Bergamo 1797) di G. Mangili, opera di chiara ispirazione democratica, il B. sosteneva la necessità di allargare l'educazione dei giovani alla politica, all'arte militare e ad altre discipline atte alla loro formazione civile. L'istruzione come strumento e scuola di libertà è anche il tema di una relazione sull'organizzazione delle scuole in Bergamo commessa al B. - su suggerimento del Mascheroni, al quale a sua volta era stato commesso il piano generale di pubblica istruzione per la Repubblica cisalpina - da un Comitato municipale per l'istruzione costituito il 30 maggio 1797, dopo l'occupazione francese. Nella relazione (conservata manoscritta nella Bibl. civica di Bergamo, ms. Mascheroni, vol. XV) egli sosteneva la necessità dell'insegnamento gratuito, l'opportunità di sottrarre agli ecclesiastici, ad eccezione della religione, il pubblico insegnamento, di inserire discipline nuove e più utili nei programmi delle scuole. Analoghi concetti esprimeva nella Lettera... scritta al ch. professore Lorenzo Mascheroni li 26 luglio 1797. Al signor Giuseppe Casati Prefetto del Dipartimento del Serio (Bergamo s.d. [ma 1805]), ove alle lodi del Mascheroni si accompagnava un'entusiastica esaltazione di Napoleone Bonaparte al fine di accaparrarsene i favori (la lettera al Mascheroni è infatti accompagnata da una dedica al prefetto del dipartimento del Serio in data 13 dicembre 1805).
Poco dopo la creazione della Cisalpina il B., in considerazione dei suoi meriti letterari e probabilmente anche politici, aveva ottenuto la cattedra di belle lettere nel liceo di Bergamo. Qui tenne due prolusioni date alle stampe, il Discorso sulla letteratura recitato nel Liceo di Bergamo li 22 novembre 1802 (Bergamo 1803) e l'Elogio del Cavaliere Girolamo Tiraboschi recitato il dì 25 gennaio del 1812... nel R. Liceo di Bergamo (Bergamo s.d. [ma 1812]).
Ambedue gli scritti si soffermano sulla natura dello studioso e del letterato, senza tuttavia introdurre motivi veramente originali. Il Discorso sulla letteratura, con l'affermazione che la letteratura è in primo luogo erudizione, è ancora tutto di stampo settecentesco. Alquanto più vivo e appassionato, per i ricordi personali che lo legavano a lui, è l'elogio del Tiraboschi, ma l'esame della sua opera è piuttosto superficiale e le riflessioni che l'accompagnano paiono confermare le sue preferenze per la filologia e la storia erudita.
In un memoriale fatto inoltrare al Di Breme, ministro dell'Istruzione del Regno italico per mezzo dei prefetto del dipartimento del Serio il 26 febbr. 1807, il B. chiese l'istituzione nel liceo di Bergamo di una cattedra di "antiquaria", disciplina che poteva corrispondere alla "diplomatica" e che avrebbe dovuto abbracciare, secondo lui, i governi, i costumi, le arti e perfino l'agricoltura e "l'economia rustica". La nuova cattedra non fu però accordata. Continuò invece a tenere la cattedra di belle lettere, anche dopo la restaurazione, sino alla morte avvenuta improvvisamente la notte tra il 15 e il 16 luglio 1816.
Opere: Oltre quelle ricordate, si hanno a stampa le Lettere sulle belle arti (Bergamo 1799) e alcuni anonimi sonetti d'occasione di scarso valore poetico. Di qualche interesse sono le Notizie intorno ad un quadro esistente nella cappella del palazzo della Prefettura in Bergamo raccolte da G. B... e diretto ad un amatore di belle arti (Bergamo 1806), ove sulla scorta di antichi documenti notarili si respinge la tradizione che voleva Lorenzo Lotto nato a Bergamo; nello stesso scritto v'è un singolare tentativo di minimizzare il trafugamento di opere d'arte dall'Italia operato da Napoleone. Vari scritti inediti e incompiuti sono conservati, insieme ad appunti su medaglie, monete e pittori bergamaschi, schede bibliografiche, frammenti di cataloghi di manoscritti, incunaboli, ecc., nella Biblioteca civica di Bergamo.
Fonti e Bibl.: La fonte più cospicua sul B. è rappresentata senz'altro dalla corrispondenza, solo in minima parte pubblicata e conservata nella Bibl. civica di Bergamo, che egli tenne con Saverio Bettinelli, l'abate Bianconi, segretario dell'Accademia di belle arti di Brera, l'abate I. Morelli, custode della Biblioteca Marciana, G. Tiraboschi, I. Affò, G. Fantuzzi, V. Cuoco, G. Lucchesini, G. Beccadelli, G. B. Bodoni, R. Boscovich, e molti altri scrittori ed eruditi. Altri documenti sul B. sono in Archivio di Stato di Milano: Autografi, cart. 112, fasc. 19, e Studi, p. a. cart. 696 (Liceo di Bergamo, Professori). Biografia degli Italiani illustri ..., del sec. XVIII... per cura del Professore Emilio De Tipaldo, VIII, Venezia 1841, pp. 475 s.; G. Dandolo, La caduta della Repubbl. di Venezia e i suoi ultimi cinquant'anni, Venezia 1855, p. 181; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, I, Wien s.d. [ma 1856], p. 249; P. Locatelli, Illustri bergamaschi: Pittori, I, Bergamo 1867, pp. 57 s.; C. Maes, Mem. della contessa donna Paolina Grismondi Secco Suardo, Roma 1874, pp. 4 s.; Lettere dell'abate P. A. Serassi a G. B., a cura di A. Foresti, Bergamo 1902; A. Fiammazzo, Contributi alla biogr. di Lorenzo Mascheroni..., in Atti d. Ateneo di scienze lettere e arti in Bergamo, XVII, 2 (1903-1904), p. I, 78; G. Locatelli, Piccola raccolta dei manoscritti di G. B., in Bollett. d. civica Bibl. di Bergamo, VII, 1 (1913), pp. 1-7 (dove in realtà si fa un elenco solo delle opere a stampa); G. Mazzola, L. Mascheroni e il piano generale di Pubblica Istruz. per la Repubbl. Cisalpina (1797), ibid., V (1911), pp. 176, 196, 199; C. Frati, Il libro e la stampa, Milano 1915, pp. 68-70; A. Pinetti, Un mazzetto di lettere d'artisti neoclassici, in Bollett. d. civica Bibl. di Bergamo, XXIV (1930), p. 65; C. Caversazzi, Curiosità matematiche. Saggi di trisezione dell'angolo nel sec. XVIII, ibid., XXV (1931), pp. 1-16; G. Natali, Il Settecento, Milano 1936, pp. 37, 1116, 1186; L. Volpi, Tre secoli di cultura bergamasca, Bergamo 1952, pp. 57, 76, 89; C. Frati, Diz. bio-bibl. dei bibliotecari e dei bibliofili ital. raccolto e pubbl. da A. Sorbelli, Firenze 1933, p. 60; M. Parenti, Aggiunte al Dizion. bio-bibl... di C. Frati, I, Firenze 1957, p. 99; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, Bergamo 1959, I, p. 30; II p. 297; III, pp. 503, 563; IV, pp. 307, 459, 484; V, pp. 51, 76 s., 91, 112, 113, 132 ss., 282, 307, 332, 490, 500.