BERARDI, Giuseppe
Nacque a Ceccano (Frosinone) il 28 sett. 1810, da Vincenzo, commerciante, e da Anna Maria Bruni. Compiuti i primi studi a Ceccano e a Ferentino, si addottorò in teologia presso il Collegio Romano e in giurisprudenza all'università della Sapienza. Divenuto avvocato, si distinse talmente nella professione che il card. Lambruschini e il card. Mattei lo indussero ad entrare nella magistratura.
Mortegli prematuramente la moglie e la figlia, il B. rivestì gli abiti ecclesiastici nel novembre del 1844 e fu iscritto da Gregorio XVI nella prelatura romana e tra i giudici del Tribunale supremo della Sacra Consulta, grazie - sembra - alle sue buone relazioni con l'Antonelli, allora tesoriere pontificio. Nel 1845 il pontefice lo elevò al rango di giudice della Camera apostolica per le cause civili, ecclesiastiche e criminali.
Costretto Pio IX ad abbandonare Roma nel 1848, in seguito ai tumulti popolari, il B. compare al suo seguito nell'esilio di Gaeta. Nel 1849 fu nominato commissario straordinario con la missione di ristabilire ovunque fosse possibile l'autorità pontificia, cosa che con l'aiuto delle armi straniere riuscì a fare nella provincia di Marittima e Campagna, in quella di Rieti e in una parte della Comarca e dell'Umbria. Dopo la nomina della commissione cardinalizia per il governo dello Stato, gli fu affidato il governo della provincia di Marittima e Campagna, che tenne - sembra - col pieno consenso dei Veliterni, tanto da essere nominato, il 1° sett. 1849, pro-legato di Velletri.
Tornato a Roma al seguito del pontefice, il B. divenne (1851) segretario della Sacra Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari. Apparteneva già come consultore a varie altre congregazioni, quando, nel 1859, in occasione della ventilata partenza del card. Antonelli per il congresso europeo che avrebbe dovuto decidere sulla questione italiana, fu nominato sostituto alla segreteria di Stato. Nel 1862 venne scelto per una missione - mai compiuta - in Russia, nella speranza, presto delusa, che vi si potesse ristabilire una nunziatura. Ricevette allora tutti gli ordini sacri e fu creato vescovo di Nicea.
È probabile, anche se non accertata (Martina), la partecipazione del B. alla ultima elaborazione del Sillabo. Nel 1868 divenne pro-ministro del Commercio, Belle Arti, Industria, Agricoltura e Lavori pubblici, e, in tale qualità, presiedette ai lavori relativi alla organizzazione del Concilio Vaticano I; era stato creato anche consultore in una delle commissioni conciliari, ma cessò dall'ufficio per la nomina (13 marzo 1868) a cardinale con il titolo dei SS. Marcellino e Pietro. Amico personale di don Bosco, aveva contribuito al riconoscimento della Congregazione salesiana (1860).
Legato al card. Antonelli da vincoli di amicizia e di fedele collaborazione, il B. s'inserì nella sua azione, da un lato di carattere conservatore e reazionario, tendente a impedire la ripresa di un dialogo del pontefice con le forze liberali moderate dello Stato pontificio prima (e Pasolini riferisce una sua frase relativa a Pio IX: "Per l'amor dei Cielo, non me lo tormentate!") e con il governo italiano poi; dall'altro, di carattere abbastanza aperto per quanto riguardava, almeno fino la 1860, alcune necessità concrete del paese. Lo aiutavano la formazione e dottrina giuridica, ed egli apparve al Veuillot uno degli uomini più interessanti che si potessero incontrare nella Roma papale. F. M. Gualterio lo giudicava "lesto e perspicace", ed anche ambizioso: su di lui appuntava la sua attenzione, stimando un vantaggio, ai fini di una eventuale conciliazione con l'Italia, l'interesse che il fratello del B., Filippo, sembrava nutrire per le possibilità offerte dal vicino Regno (R. De Cesare, II, p. 423).
Scarse sono le notizie sul B. dopo il 1870: dopo la morte di Pio IX, dibattendosi la convenienza di aprire il conclave in una località diversa da Roma, egli fu tra coloro che tennero un atteggiamento indeciso. Morì il 6 sett. 1878.
Fonti e Bibl.:Carte private della famiglia Berardi a Roma; Arch. di Stato di Roma, Ministero del Commercio, bb. 8, 9; G. Barluzzi, Relazione stor. del viaggio di S.S. papa Pio IX..., Roma 1850, pp. 17-18; L. Veuillot, Le Concile du Vatican, in L'Univers, 12 dic. 1871; L. Teste, Préface au conclave, Paris 1876, pp. 189-197; Osservatore romano, 7 apr. 1878; N. Roncalli, Diario..., II, Roma 1884, pp. 387-388; R. De Cesare, Roma e lo Stato del papa dal ritorno di Pio IX al XX settembre, II, Roma 1907, p. 423; G. Pasolini, Memorie, I, Milano 1915, p. 262; F. Soderini, Il pontificato di Leone XIII, Milano 1932, v. Indice;G. Berti, Russia e Stati italiani nel Risorgimento, Torino 1957, p. 711; G. De Marchi, Le nunziature apostoliche dal 1800 al 1956, Roma 1957, p. 22; P. Pirri, Il Card. Antonelli tra il mito e la storia, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XII (1958), pp. 87, 92-97; G. Martina, Osservazioni sulle varie redazioni del "Sillabo", in Chiesa e Stato nell'Ottocento, Padova 1962, pp. 456, 473, 478, 483, 502-505; R. Aubert, Il Pontificato di Pio IX, Torino 1964, §§ 219, 317; Id., La composition des Commissions préparatoires du Premier Concile Vatican, in Reformata Reformanda. Festgabe für H. Jedin, Münster 1965, p. 478, n. 155; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor. eccles., LIII, pp. 212, 222, 223; LVIII, p. 77; LXIII, p. 270; LXXXVI, p. 86; LXXXIX, pp. 69, 74, 155, 259; XC. pp. 55-58, 85; XCIII, 85.