BISON (Bisson), Giuseppe Bernardino
Nacque a Palmanova (Udine) il 16 giugno 1762. Il padre era nativo di Castelfranco Veneto, la madre di Venezia; la famiglia si trasferì a Brescia quando il B. era ancora bambino e in tale città, per la sua, viva disposizione all'arte, egli fu iniziato agli studi pittorici da G. Romani e S. Gandini. La famiglia si stabilì poi a Venezia, e il B. continuò gli studi con Antonio Maria Zanetti il Giovane; si iscrisse quindi all'Accademia di pittura, dove, in quegli anni, le materie di insegnamento erano il disegno del nudo e la prospettiva. Nella prima disciplina ebbe per maestro il pittore C. Cedini dal quale, terminati gli studi accademici, apprese anche la tecnica della pittura ad affresco; studiò la prospettiva con A. Mauro, noto scenografo e quadraturista, che gli permise di perfezionarsi nella pittura prospettica per la quale, fin da bambino, il B. aveva mostrato una particolare inclinazione. Frequentò l'Accademia dal 1779 al 1789, svolgendo completamente gli studi e meritando alcuni dei premi annuali che venivano assegnati ai migliori disegni di nudo. A Venezia fu suo amico l'architetto G. A. Selva, l'autore del Teatro la Fenice, il quale gli procurò alcuni incarichi nei primi anni di attività e gli diede la possibilità di lavorare quale scenografo a Treviso, alla Fenice di Venezia, al Nuovo di Trieste. Si conservano solo quattro scene eseguite, in tale teatro, per il Don Giovanni di Mozart (Trieste, coll. M. Piacere). Anche a Gorizia lavorò per il Teatro Nuovo ed in questa città, come a Trieste, frequentò il pittore G. Tominz, del cui stile si trovano ricordi nei ritratti del Bison. Il lavoro lo portò nel 1787 a Ferrara, nel 1791 nel Trevigiano, nel 1793 a Treviso, nel 1807 a Zara e a Trieste, nel 1810-11 a Gorizia, nel 1831 a Milano, dove si impegnò a consegnare annualmente una certa quantità di dipinti a un intenditore e mercante d'arte, R. Tosoni, professore di chimica alla Scuola superiore. Partecipò alle esposizioni dell'Accademia di Brera del 1833, 1837, 1839, 1840, 1842. Lavorò moltissimo, ma morì povero, a Milano, il 24 ag. 1844.
A Venezia il B. aveva potuto conoscere, oltre ai maestri ricordati, Iacopo Guarana, i Guardi e Michele Marieschi, Pietro e Alessandro Longhi; tutti ebbero importanza nell'evoluzione del suo gusto. Ma, oltre che dalla conoscenza dell'arte contemporanea, la sua formazione si compie assimilando la grande tradizione veneziana, e perciò, pur vivendo in pieno neoclassicismo e non estraniandosì dai movimenti artistici più aggiornati, egli si palesa, quale affreschista e quale pittore di vedute e ritratti, un epigono del Settecento.
Eseguì, tra gli altri, i seguenti affreschi: Lancenigo, villa Zannini, scenografie in quattro sale (1791: erano firmati, ma la firma è scomparsa in un restauro del 1929; per un resto di affresco nella villa Brambullo, sempre a Lancenigo, v. Emporium, CXXXVIII [1963], n. 825, p. 117); Breda di Piave, villa dal Vesco (ex Spineda), riquadri a chiaroscuro in quattro stanze, finte architetture sulla scala, allegorie e paesaggi nel salone (c. 1792; firmati); Venegazzù, S. Andrea, soffitto; Treviso, casino Soderini, soggetti mitologici nel vestibolo, in una saletta e nella sala centrale (c. 1800; cfr. Treviso nostra, Treviso 1964, p. 219); Trieste, palazzo Carciotti, soggetti mitologici nella volta del salone (c. 1805), e, palazzo della Vecchia Borsa,L'imperatore Carlo VI concede il porto franco a Trieste, nel salone (c. 1808); Vippacco, S. Vito, soffitto (c. 1810); Trieste, chiesa dei gesuiti, I quattro Evangelisti e decorazioni a finte architetture nella cupola e nei pennacchi (1816); Montona (Istria), SS. Stefano e Margherita, soffitto. Opere a tempera e disegni del B. si conservano, tra le altre, nelle seguenti collez.: Vienna, coll. Planiscig,Ilponte di Rialto; Bologna, coll. Mazzoli,Paesaggio con rovine; Milano, Castello Sforzesco, Galleria d'arte moderna, Pinacoteca di Brera, coll. A. Bisson, U. Osio, C. e V. Bisson; Firenze, coll. U. Procacci; Bassano, Museo Civico; Venezia, Museo Correr; Trieste, coll. O. Basilio e M. Piacere; Tricesimo, coll. T. Miotti.
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