BERTOLINI, Giuseppe
Nacque il 26 nov. 1790 a Reggio Emilia, e si laureò in ingegneria all'università di Bologna nel giugno del 1811. I suoi primi interessi si rivolsero alle scienze naturali, e in particolare all'agraria, che aveva studiato con Filippo Re, il quale pubblicò negli Annali di agricoltura del Regno d'Italia tre suoi scritti: Memoria… intorno alla galeruca che rovina gli olmi (VIII, ottobre-dicembre 1810, pp. 260-270); Lettera sopra varj insetti dannosi alla campagna… (XIV, aprile-giugno 1812, pp. 213-234); Sopra un insetto che rode i pometi del Ferrarese… (XVIII, giugno-aprile 1813, pp. 35-46).
Nel 1817, morto il Re, il B. decise di dedicarsi all'ingegneria: aveva già fatto pratica a Ferrara, dove nel frattempo si era trasferito, e a Bologna, dove aveva, tra l'altro, studiato il regime del fiume Reno. A Bondeno diresse vari lavori che lo fecero apprezzare anche dal granduca di Toscana, Ferdinando III, che lo incaricò di importanti lavori al confine con la Romagna e gli conferì poi la croce di cavaliere al merito civile di S. Giuseppe.
Nel 1823, noto ormai come professionista ed esperto, specialmente di lavori idraulici e costruzioni stradali fu chiamato nello Stato pontificio da papa Leone XII. Si stabilì a Roma, dove rimase fino alla morte, benvoluto anche dai pontefici successivi che gli conferirono varie onorificenze: venne chiamato, mentre gai venivano affidati molti importanti lavori, a ricoprire le cariche di ispettore emerito del Consiglio d'arte pei lavori d'acque e strade, fu sostituto emerito del ministro dei Lavori Pubblici, membro della Giunta centrale di statistica; fa anche accademico di S. Luca, socio dèll'artistica Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e della Accademia di Belle Arti di Perugia.
Conferitogli da papa Gregorio XVI l'incarico di migliorare il tracciato della strada che va da Albano ad Ariccia, il B. propose tra l'altro di erigere un ponte tra le due località per superare il profondo vallone in cui la strada allora attraversava luoghi disagiati e infestati dai briganti. Con l'approvazione del pontefice, furono iniziati i lavori di sistemazione della strada, portati a termine nel 1843. Morto Gregorio XVI, il suo successore Pio IX ordinò l'esecuzione del viadotto di Ariccia.
Che il B. fosse sia ideatore sia esecutore del viadotto, contrariamente all'opinione dei molti che ne attribuirono il progetto ad Ireneo Aleandri, risulta da una recente indagine su documenti d'archivio. La confusione fu originata da una notizia errata della Gazzetta universale di Foligno del 25 sett. 1885 (per tutta la questione v. Raffo Pani).
I lavori vennero iniziati nel 1847, nonostante le gravi difficoltà politiche di quegli anni, e il ponte poté essere inaugurato il 12 ott. 1854 alla presenza delle più alte autorità e dei cardinali convenuti a Roma per il dogma dell'Immacolata Concezione (cfr. Civiltà Cattolica, V [1854], pp. 233 s., 329).
Il viadotto di Ariccia è stato modificato dopo i gravi danni subiti durante la seconda guerra mondiale (1944; altre arcate sono crollate nel 1967); costituito da tre piani di complessive 36arcate in blocchi di peperino di Albano, con un'altezza massima di 60 metri, e una lunghezza di 312 metri, aveva una larghezza di carreggiata di m. 9,80. Nei piani inferiori sono ricavate due gallerie per l'ispezione e manutenzione dell'opera. Aveva un maestoso cornicione lungo i due parapetti e quattro pilastri in travertino ai lati degli ingressi, con lapidi ricordanti il pontefice Pio IX, promotore dell'opera, il ministro del Commercio e Belle Arti Camillo Jacobini e il B., architetto e prefetto alle opere pubbliche. Fu coniata, a ricordo del completamento dell'opera, una medaglia commemorativa con il ritratto di Pio IX da una parte ed una rappresentazione del viadotto dall'altra, ricavata dal quadro di A. Prampolini dedicato al B., conservato oggi al municipio di Reggio Emilia.
Poco tempo dopo veniva ultimata la lunga ricostruzione della basilica di S. Paolo, risorta dalle rovine dell'antica bruciata nel luglio del 1823: alla direzione dei lavori dell'opera, che tanto denaro ed energie aveva assorbito, aveva partecipato anche il Bertolini.
Il B. morì a Roma il 24 febbr. 1855 (cfr. Civiltà Cattolica, VI [1855], p. 690).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma. Prefettura Acque e Strade, 89; necrologio, in Il Messaggere di Modena, n. 1124, 3 marzo 1855, p. 324; E. Manzini, Mem. stor. dei Reggiani più illustri nelle scienze, nelle lettere e nelle arti dal 1768 al 1877, Reggio Emilia 1878, pp. 371-380; S. Raffo Pani, Una questione di attribuzione: l'autore del ponte d'Ariccia, in Rassegna dell'Istituto di Architettura e Urbanistica, IV(1966), pp.68-74.